venerdì 30 agosto 2013

Un messaggio d'amore in lattina

Catalogare i pensieri. Lo faceva sempre, ogni volta che c’era qualcosa di difficile da gestire.
Fino a quel momento le era sempre riuscito. Fino a quel momento la mente era rimasta un giardino tranquillo, dove seminare nuovi pensieri ogni giorno e dove veder sbocciare i fiori di quelli che – già pianta – non smettevano di crescere e di essere pensieri e ragionamenti utili.
Ma, come per rovinare ogni cosa bella basta un attimo, per rovinare un giardino di pensieri fioriti e rassicuranti basta l’uragano di un’emozione ingestibile. Allora, anche catalogare e catalogare diventa inutile… un inutile impiego di energie.
Sara si agitò nell’acqua, ignorando il sale negli occhi. C’era di positivo che, si fosse messa a piangere in mare, sarebbe stata solamente acqua salata su acqua salata.  Ignorò il bruciore che all’improvviso sembrò volerle uccidere gli occhi e riprese a nuotare.
Le avevano detto che svagarsi le avrebbe fatto bene. Che allontanarsi avrebbe allontanato anche il pensiero di lui. Ma… non c’è modo di allontanarsi da una persona, se quella persona abita il cuore.
Ripensò a quella volta in cui le venne in mente che avere una persona nel cuore è come avere un tatuaggio invisibile addosso. Aveva provato a mostrarlo, aveva provato a spiegarsi, ma… più parole aveva provato a dire e più le stesse parole avevano finito per trasformarsi in giri insensati e fuorvianti.
Aveva provato a fingere di essere una sua amica e aveva pensato che sarebbe riuscita a darsi dei buoni consigli. Ma era bastato poco per accorgersi che era una pessima consigliera e che, probabilmente, non si voleva nemmeno il bene che pensava di volersi.
Si fosse amata un po’ di più, forse non si sarebbe concessa di soffrire a quel modo.
Una lacrima raggiunse la superficie dell’acqua. Sara cercò di ignorarla, ma la sensazione fu subito quella di un macigno nello stomaco. Allora era vero… che le lacrime sanno fare rumore.
Non il rumore del pianto. Non il suono dei singhiozzi. Proprio… il rumore delle lacrime dentro al cuore.
Era tempo che il suo cuore continuava a piangere, ma… per quanto si sforzasse, Sara non stava trovando il modo di farlo smettere. Perché l’unico modo possibile per far tornare a sorridere il cuore aveva un nome e un cognome e questo nome e cognome sembrava voler rimanere lontano da lei anni luce.
Sembrava voler… provò a pensare a quella scelta di parole. La prima a testimoniare le incertezze che alle volte la coglievano in fallo e le facevano rimettere tutto in discussione, in nome di un dubbio su un sentimento ricambiato… l’intera sua esistenza, come un puzzle costantemente composto e scomposto. La seconda a farle rimanere bene impresso nella mente che… quando qualcosa non dipende solamente dalla volontà unica e personale, allora tutto è possibile. Nel bene e nel male. Male, male, male.
Lei avrebbe voluto amarlo. Avrebbe voluto amarlo con tutta sé stessa e avrebbe voluto potergli dire che la sua era una scelta per la vita. Avrebbe voluto guardarlo negli occhi, poter leggere nei suoi la stessa bellezza di sentimenti e affermare sicura che lui non solo era il tatuaggio sul cuore, ma… era la ragione di ogni respiro, il motore di ogni battito, il sorriso dietro ad ogni pensiero bello che lo riguardava. Avrebbe voluto poter essere semplicemente una ragazza innamorata, invece di essere una ragazza con il cuore tormentato.
Si mosse di nuovo nell’acqua. Stavolta più nel tentativo di scacciare il desiderio di averlo accanto in quel momento, che per il reale bisogno di arrivare chissà dove.
Aspettò il tuffo di una coppia che aveva visto arrivare da un ombrellone lontano, prima di decidere di uscire. Tempi indietro avrebbe sicuramente aspettato di vedere la pelle delle mani raggrinzita, prima di tornare sulla terra ferma, ma… con il cuore malandato e sofferente, almeno il resto voleva cercare di mantenerlo in buono stato.
Raggiunse la sdraio, si avvolse nell’asciugamano verde e si lasciò crollare sotto l’ombra. Non c’è verso di allontanarsi da qualcuno, se quel qualcuno abita i pensieri e il cuore. Forse era per questo che, fra i tanti consigli che aveva provato a darsi, quello del classico “occhio non vede, cuore non duole”, l’aveva deliberatamente ignorato. Lui non aveva capito quanto fosse grande il suo amore. Lui l’aveva sentita pronunciare parole importanti, l’aveva vista affrontarlo con il viso rosso, le gambe tremanti, la voce ridotta ad un filo e la paura negli occhi di non essere capita e aveva fatto come se nulla fosse, aveva lasciato che una marea di incomprensioni si insinuassero tra di loro, fino a che anche per lei era sembrato più facile provare a fare finta di niente e ad andare avanti.
Per un po’ era stato facile. Soprattutto nei primi tempi, dopo che gli aveva parlato, era sembrato semplice lasciarsi muovere dalla rabbia di non essere stata compresa e in qualche modo tutelata da una delusione.
Poi, però, tornare a fare i conti con il tatuaggio sul cuore era stato semplicemente inevitabile.
Forse perché lui in qualche modo sembrava volersi fare capire. Anche se, nonostante Sara l’avrebbe apprezzato, tra loro non c’era mai stato nulla di paragonabile ad un ragionamento chiaro, sereno e risolutivo; in un modo o nell’altro. O semplicemente perché… se c’è qualcosa di vero sui tatuaggi – visibili o invisibili che siano – è che sono per sempre e non c’è modo di ignorarli alla lunga.
Sara cercò di evitare un nuovo ricordo legato a quel giorno, in cui in un breve attimo di coraggio e nella speranza di venirne a capo gli aveva parlato, ma… come la mente aveva smesso di riuscire a catalogare i pensieri, aveva smesso anche di ubbidire alle mute richieste del cuore.
Per sempre. L’aveva pensato un attimo prima di uscire fuori di quella porta. Stava agendo in cerca di un per sempre. Solo poi aveva riflettuto seriamente sul fatto che, per come erano andate le cose, quel per sempre rimaneva dentro di sé e sembrava allontanare del tutto ogni tentativo di un domani da sola.
Non che non avesse vissuto ogni giorno fino a quella breve vacanza al mare, ma… sopravvivere non è propriamente vivere. Ed erano questi i momenti in cui finiva per sforzarsi a non cedere al dolore, ma… un attimo provava a confortarsi pensando che non era l’unica persona al mondo a soffrire per amore, l’attimo dopo si tormentava ancora di più… con il dubbio che se quel poco che percepiva fosse stato vero, allora si stavano uccidendo a vicenda. Inutilmente.
Il bip di un messaggio sul cellulare la distolse per un istante da quella bufera interiore. Una sua amica la invitava a mangiare un gelato insieme, ma avrebbero dovuto rimandare al suo ritorno. Sara digitò in fretta la risposta e altrettanto in fretta gettò il cellulare nella borsa. Fu in quel momento che lo vide: un piccolo quaderno nuovo, che ricordava di aver acquistato l’anno prima con l’intento – mai realizzato, poi – di trasferire in bella copia tutte le ricette di dolci che continuava a tenere alla rinfusa su fogli volanti dentro ad un cassetto del mobile della cucina. Poi… doveva aver cambiato subito borsa per la città, perché era la prima volta che lo rivedeva dopo tanto tempo.
Lo prese tra le mani, accarezzò la copertina che ritraeva un delfino fra le onde e tolse il cellophane che ancora lo proteggeva dalla polvere. Non era sicura di avere una penna con sé, ma… si mise a cercarla comunque. E tutto sommato fu felice quando la trovò, anche se non era sicura di riuscire a scrivere. No. non aveva nemmeno idea di che cosa avrebbe potuto scrivere.
Una volta aveva provato a tenere un diario, ma… il tentativo era miseramente fallito dopo pochi giorni di incessanti annotazioni serali. Immaginò allora che provare a scrivere, con la testa costantemente avvolta in una nuvola di caos, non sarebbe stato facile.
Eppure… pochi secondi dopo la penna si stava già muovendo sulla superficie bianca e quadrettata.

Amore mio…
Righe che non leggerai mai, queste. Perciò -  forse - il cuore va avanti a battere sereno, pur nella consapevolezza di stare scrivendo una lettera per te. Perché… in fondo è lui che non smette mai di parlarti, anche se non lo senti. Io che lo ascolto, anche se a volte non vorrei, so che non solo il cuore ti ama, ma… il cuore soffre al pensiero di non riuscire a smettere di farlo. Soffre al pensiero di non volere smettere di farlo. Anche se la felicità non è alla portata e tutto ciò che sarebbe meglio fare, in effetti, sarebbe proprio  riuscire ad andare avanti.
Sì. Facile a dirsi, ma… vivere poi è un’altra storia.
Allora, finisco a pensare ai miei attimi di vita come ad attimi costantemente condizionati da due volontà. Che prescindono da tutto e che, il più delle volte, mi lasciano l’ingrato ruolo di spettatrice.
La prima volontà è quella del cuore… che non solo ti sta scrivendo, ma continua a volerti nonostante tutti i ragionamenti, nonostante tutte le razionalità possibili e nonostante tutto il resto. La seconda… la seconda è la tua volontà.
Ci sono momenti in cui dubito tu mi abbia capita  e momenti in cui sento forte la speranza di ricevere da te qualche messaggio. Ma…  per un attimo in cui spero che questo possa essere veramente possibile, ce ne sono infiniti altri in cui mi dico che, pure fosse vero il dubbio, un amore corrisposto non starebbe a guardare. Se tu mi amassi, come io ti amo, sono sicura non staremmo adesso in questo modo.
Perché un cuore innamorato sente l’amore di un altro cuore e non c’è niente in grado di spegnere sentimenti tanto forti. Un cuore innamorato vuole, ciò che il cuore innamorato desidera. Immagino ti  sarebbe impossibile rimanere a distanza… immagino sarebbe insopportabile il tuo dolore. Immagino sarebbe insopportabile sapere del mio dolore. Invece… il tempo passa e tutto rimane immutato. Perciò… può effettivamente essere che ci stiamo uccidendo a vicenda? Pazzi. Sarebbe da pazzi.
Nei miei ormai rari attimi di lucidità totale e di connessione con il mondo continuo a ripetermi che non sono molte le strade percorribili, in casi come questo.
In effetti… solo due. Noi, oppure no.
Essere Noi magari non sarebbe sempre facile, può anche essere vero che l’amore non è sempre rose e fiori, ma… saremmo insieme e sono convinta che- senza l’illusione di principi azzurri e principesse, ma solamente con la ferma consapevolezza di quanto si possa essere fortunati ad averci, nonostante il caos delle tante cose che sono la realtà – potremmo farcela. Tu la mia scommessa per la vita, io la tua. Quel biglietto vincente alla lotteria, che ti ritrovi a stringere fra le mani, pur non avendo giocato.
Non essere noi… sicuramente, se non si considera il dolore, sarebbe la strada meno compromettente. Non cedere all’amore significa rimanere in un porto sicuro, senza scommesse con il cuore e senza precarietà sul futuro. Ma… il dolore?
È questo che uccide ed è per cercare di liberarsi di questo che il cuore ti sta scrivendo. Perché il cuore ti chiede di amare ogni mattina al risveglio e ogni sera prima di andare a dormire, ma… soffre. Allora… ti chiede anche di lasciarlo stare, perché nel rispettare la tua volontà di un “Non essere Noi”, vorrebbe comunque che tu rispettassi la sua di non essere ferito e di non morire del tutto.

Sara lasciò rotolare la penna di fianco alle gambe e chiuse il foglio senza rileggere.
Scolò l’ultimo sorso di coca cola dalla lattina che aveva acquistato la mattina al bar dopo la colazione, arrotolò il foglio per metterlo dentro e – più per fare, che per reale necessità – aggiunse un po’ di sabbia.
Aveva pensato che non sarebbe tornata in acqua dopo quel primo bagno della mattina, ma in qualche modo quel messaggio doveva finire in mare, dove nessuno l’avrebbe trovato, dove nessuno l’avrebbe potuto leggere, dove solo il sale del mare, insieme a quello delle sue lacrime, avrebbe potuto qualcosa su quelle parole d’inchiostro.

Nascose la lattina, perché gli altri bagnanti non la vedessero compiere quello che in fondo era un vero e proprio atto di inciviltà, e in un tuffo deciso si lasciò di nuovo andare tra le onde leggere. 

lunedì 26 agosto 2013

Musica e paura nel cuore

Alle volte dimentico che si può parlare anche senza parole.
Pur con la consapevolezza di farlo con gli occhi, pur con la consapevolezza di farlo con alcun gesti, fosse anche solo con un sorriso... alle volte dimentico che si può parlare anche senza parole.
In realtà, i silenzi pieni di parole-non parole dovrebbero essere più preziosi e chiari di mille discorsi. Quegli occhi che ti guardano e  ti chiedono di capire, quei momenti in cui ti senti più forte, solo per aver percepito qualcosa di non detto, ma a cui tieni tantissimo.
Eppure... c'è sempre quella piccola parte di me che teme di fraintendere quel qualcosa e che ha paura di sperare che ciò che il cuore vorrebbe, potrebbe essere vero... allora, invece di farmi forte con un "Perché no... la Felicità esiste per tutti!", finisco per cadere in un mare di dubbi e finisco per convincermi di quanto possa essere pericoloso dar credito ad un 'non detto'. 
Non sono mai stata brava a leggere nei silenzi. Per questo, forse, amo le parole. 
Insomma... il vocabolario contiene parole a sufficienza per esprimere qualsiasi concetto... perché non affidarcisi?
Non fa una piega. Le parole non sono silenzio e sanno farsi capire. Ma... possono saperlo fare in musica?
Dirlo cantando è come dirlo... oppure no?
Nessun dubbio sul fatto che una canzone sia fatta di parole, ma... una parola cantata può avere lo stesso valore di una detta?
Fino a ieri una parte di me era convinta di no... mentre l'altra parte di me è rimasta impegnata a registrare ogni minima parola in nota provenisse da una persona importante... nella speranza di cogliere significati speciali.
Oggi... è il caos. Se una parola cantata vale come una parola... per quello che ho sentito finora dovrei essere la persona più felice del mondo. Ho sempre ascoltato prima con il cuore, che con le orecchie, ma... parole in musica a parte, non sono riuscita a vivere nulla di più. Non ho certezze. 
Ok... non è facile. Mettersi in gioco, magari ribaltare tutte le carte in tavola, ma... insieme alle parole delle canzoni ce ne sono altre che ricordo e che mi hanno fatto riflettere fino a trovare un solo, singolo attimo di coraggio nel parlare... "ci sono rimpianti con cui non si può vivere". Allora... ecco che pensandoci e ripensandoci il cuore si ritrova a tremare per l'ennesima volta e a chiedersi se ci possa essere anche una sola, piccolissima, minuscola possibilità di essere qualcosa per cui valga la pena non avere rimpianti. Vorrei poter essere un pensiero talmente tanto forte da essere la ragione di ogni respiro, vorrei poter essere il motore del cuore, vorrei poter essere la ragione per cui dire: io ci credo, che l'amore è tutto ciò per cui valga la pena di vivere e voglio viverlo con te. 
Poi, mentre la mente torna in un passato che passato non è... tornano anche le canzoni.
Ci sono parti di alcune che proprio non ne vogliono sapere di uscire dalla testa, parti a tratti anche irritanti... perché costringono il cuore a sperare, mentre forse sarebbe meglio per lui starsene buono, buono in un angolo a compiere il solo sforzo necessario per dirsi vivi. 
Arrivo a chiedermi quanto un cuore possa arrivare a sperare... se esiste un limite, per la ricerca della felicità. Forse potrei provare a spiegare ciò che provo cercando una canzone che lo faccia al posto mio, ma... non sono sicura ne esista una al mondo tanto forte e decisa. Molte bellissime, molte intense, molte che sanno far venire i brividi addosso, ma... nessuna in grado di gridare tutto ciò che ho nel cuore.