Tantissimi i modi attraverso i
quali un ricordo può scegliere di arrivare dritto al cuore. Alcuni comuni,
altri meno. Altri ancora che, decisamente, non ti aspetti. Il bagno pieno del vapore
caldo della doccia. Lo specchio che non è più in grado di restituire un’immagine
veritiera. Il freddo nelle ossa che non smette di farsi sentire e sembra voler
chiedere di sistemarsi alla svelta sotto il raggio dell’acqua bollente. Una
prima passata di shampoo. Una seconda. Poi, la scelta di strofinare il viso con
vigore. Non con il solito sapone in gel, però. C’è una saponetta praticamente
nuova poco lontano dal flacone di sempre e sembra avere tutta l’intensione di
rendersi utile. È grande. Ovale. Pesante. Non una saponetta comune. I palmi
delle mani, nonostante la collaborazione delle dieci dita, sembrano far fatica
a gestirla. Un giro. Un altro. Un contro giro. Un contro giro ancora. Quasi come
fosse un valzer. La pelle si compre in fretta di schiuma bianca e gli occhi
sono pronti a chiudersi, per non farsi male.
Senza ombra di dubbio, è un buon
sapone quello che sa farsi riconoscere; ignorando la prepotenza del
raffreddore. Le guance calde gioiscono del tocco delicato di quelle bollicine. La
prima volta che ho sentito un profumo del genere avevo dieci anni. La prima
volta che mi sono ritrovata in mano il pacchetto della saponetta, lì per lì non
sono riuscita a evitare un’espressione di delusione.
Sesamo indiano. Sarebbe potuto
essere anche Chanel n. 5, ma a dieci anni, decisamente, – e dico... decisamente!!! –
non ti aspetti di ricevere una saponetta per Natale.
Eppure pareva essere un regalo da
dover apprezzare. Una confezione elegante quanto basta, per non far sfigurare
il contenuto. E un piccolo bigliettino d’auguri accompagnato da una banconota
in lire, dove mi si diceva che con quei soldi avrei potuto acquistare ciò che
più desideravo e che quella saponetta era l’unico pensiero di uno zio forse un po’
troppo al di fuori dal mondo femminile (soprattutto da quello delle teenager, o
prossime) per riuscire a capire quale sarebbe stato il regalo giusto per una
ragazzina come me.
A distanza di 21 anni… il profumo
di una saponetta mi riporta al ricordo. Non rammento cosa ho acquistato con la
banconota in lire che accompagnava il bigliettino, ma ho ancora memoria di
quella saponetta ricevuta in dono. Tanto, da andare a cercarla in un negozio
giorni fa. Perché, in prossimità del Natale, mi sono ritrovata a pensarci. Pensare
a una saponetta, in prossimità del Natale... che stramberia!
Il punto è che la saponetta è
stata un piccolo dono, che però ha saputo rimanere nella mia vita. Un piccolo
dono di uno zio che ha provato comunque a metterci il cuore, più che il
portafogli. Un piccolo dono che, forse, mi ha portato a pensare – negli anni a
venire – che raramente esiste qualcosa di meglio. Meglio dei piccoli doni, intendo.
Viaggio in fretta con i pensieri
e mi ritrovo a riflettere sui compleanni passati. Quanti sono i regali che
ricordo veramente di aver ricevuto? Bastano le dita di una mano per contarli e
non sto qui a elencarli. Tutto il resto? Che fine ha fatto il resto?
Niente. Memoria k.o. Nessun
ricordo. La saponetta vince. Vince su tutto, o quasi.
Arrivo a pensare, allora, a che
cosa ho scritto nella mia letterina per Babbo Natale.
Libri e/o Cd. Un plurale che non
vuole essere di pretesa, ma che vuol piuttosto indicare che – in generale – non
ho gusti particolarissimi da dover accontentare.
Nonostante la libreria
pienissima, nonostante la musica un po’ ovunque in giro per casa, la mia ‘letterina’
somiglia tantissimo a quella degli anni passati.
Come negli anni passati, capita
poi che sotto l’Albero ci sia molto, ma molto di più. Dei regali che apprezzo,
ma che – in tutta onestà – non sempre ricordo.
Un libro è diverso. Regalarlo
significa regalare la possibilità di trascorrere ore bellissime. Regalarlo significa
regalare qualcosa che va al di là del tempo e che, per davvero, potrebbe
rimanere in eredità a qualcuno dei miei parenti molto futuri. Un libro sa farsi
ricordare ed è un regalo che non passa mai di moda. È quasi certo che non
entrerebbe mai nelle mire di eventuali (speriamo di no) furfanti notturni (cosa
che invece potrebbe succedere a ben altri oggetti, di ben più alto valore e di
più bella figura…) e che, sì, proprio come una saponetta… ogni libro abbia un
suo profumo. Qualcosa che, sfogliando le pagine, potrebbe dar vita a un’emozione,
che poi – con il passare degli anni, chissà – il cuore potrebbe ritrovarsi a vivere attraverso un ricordo. Tutto questo ragionamento… a partire da una saponetta!