Al suono della sveglia, sono carica di aspettative. Immagino cosa riuscirò a fare e cosa no, quello che potrebbe emozionarmi e cosa - invece - sarà per forza di cose da considerare routine. Immagino... immagino... immagino... prima di ritrovarmi a fare i conti con un terribile mal di testa.
Per la maggior parte delle volte in cui mi sono ritrovata ad avere a che fare con il mal di testa, poi ho lasciato scorrere le ore senza riuscire a tirar fuori qualcosa di buono dalla giornata. No! decisamente, no. Mi rifiuto di finire un'altra volta in quel modo.
Dalla finestra riesco a vedere il cielo chiaro (con qualche nuvola, ma nessuna minaccia di pioggia imminente) e un bel sole. Beh! Sono sicura che al mal di testa non dispiacerà se abbandono da subito l'idea del divano e provo ad uscire insieme a Mat per una passeggiata. Così sgranchisco un po' le gambe, cerco di mettere in fila qualche ispirazione disordinata e... visto mai che il dolore decide di fermarsi da qualche parte, durante il tragitto, e di lasciarmi in pace!
Quando scendo in cucina per la colazione, mia sorella è alle prese con la preparazione di un dolce.
"Lo fai per me?". La speranza che la sua risposta sia un sì, dà un colore particolare alle mie parole. Ma... niente da fare. Stasera ha un invito a cena e il dolce è... off limits!
Mi concentro sulla solita tazza di latte con i cereali e... su quello che trasmette la televisione.
Tutti in casa sono appassionati di documentari (di qualunque tipo di documentari), mentre io con il telecomando in mano e nessuno nei paraggi sono un'irriducibile dei canali musicali: musica a palla e la possibilità di ballare, senza il rischio che qualcuno mi veda.
Ad ogni modo...
Il documentario del momento è di quelli in grado di passare da un argomento all'altro, con la stessa facilità con cui io passo dalla voglia di cioccolata a quella per un panino con il prosciutto. Uno di quei prodotti Tv fatti bene, ma che... per una qualche ragione, mi lasciano addosso la sensazione di fretta permanente.
Il mondo... la gente non ha più nemmeno il tempo di starsene seduta davanti alla televisione, a godere di un programma mono-argomento. Non ha più il tempo (e, forse, nemmeno la voglia) di approfondire. Allora... vai con i minestroni, con le nozioni-pillola, con quel sapere giusto un accenno... quel qualcosa che si può rispolverare nella memoria all'occorrenza e tirarlo fuori per fare bella figura durante un aperitivo o una cena con gli amici.
Mi soffermo solo di tanto in tanto su ciò che è trasmesso, fino a che... la profezia delle api!Alle parole profezia e api, le mie antennine si drizzano. So già di che cosa si parla, ma... sentirlo ripetere per più di dieci volte nel giro di mezz'ora, non contribuisce a mantenermi distaccata dall'argomento e non aiuta a tenere alto il mio morale (soprattutto!).
“Se l’ape scomparisse dalla terra,
all’umanità resterebbero quattro anni di vita; niente più api, niente più
impollinazione, niente più piante, niente più animali, niente più esseri
umani”.
Le parole sono attribuite ad Albert
Einstein, anche se non
esiste fonte assolutamente certa di questa paternità teorica. Ciò che invece
sembra fondato, è il sostenere che sia proprio l'operato dell'uomo la causa di
una moria d'api che colpisce il mondo intero (altissime le percentuali di
alveari persi nei diversi Stati). L'uomo che - con la sua frenesia (odiata frenesia!) - non fa che rendere meno vivibile il pianeta, l'uomo che non pone attenzione agli atteggiamenti quotidiani e alle abitudini che danneggiano la realtà intorno. Uno degli elementi negativi evidenziati: le onde di trasmissione dei cellulari. A quanto pare, inibiscono la capacità della singola ape di orientarsi nella zona e quella - successiva - di riuscire a tornare a casa. Le api non tornano all'alveare e... muoiono. Se l'ape scomparisse dalla terra, all'umanità resterebbero quattro anni di vita. Dopo l'ennesima volta in cui sento queste parole, decido di alzarmi e di uscire. Figlia di un'apicoltore per passione, non serviva la televisione per capire che c'è qualcosa che non va... apisticamente parlando. Solo... Che si fa? Fosse tutto vero... quali misure mondiali si potrebbero adottare, per arginare il problema? ...ottime domande, a cui non so trovare risposta!
Provo a rilassarmi insieme a Mat, ma... questo sabato mattina sembra frenetico e incasinato anche per una passeggiata tranquilla. Rimaniamo a zonzo per poco più di un'ora, poi... di nuovo a casa. E' stato in quel momento... quella è stata l'occasione. Quando... la natura stupisce!
"Venite un po' a vedere...". Quando qualcuno di casa - in questo caso, mio padre - se ne esce fuori a pochi minuti dall'ora di pranzo, in un sabato qualunque, con un: "Venite un po' a vedere...", io mi armo di macchinetta fotografica. E... il più delle volte mi ritrovo a pensare di aver fatto bene!!!
Le nostre arnie si sono svuotate man mano, durante l'autunno e l'inverno. Non c'è stato niente da fare.
Per questa ragione... trovare uno sciame pronto a chiedere il diritto di residenza in una delle cassette è qualcosa in grado di stupire seriamente. Qualcosa che ti fa venir voglia di prendere vecchie lenzuola e colori per scrivere uno striscione di benvenuto, qualcosa che riesce ad allontanare almeno per un po' il pensiero nella mente, che non fa che tornare alla storia della profezia. Qualcosa che...
Ma, sì! In fondo, qualcosa del genere è solo qualcosa che è in grado di lasciarti a bocca aperta. Qualcosa che ti fa tenere stretta la macchina fotografica tra le dita. E... solo dopo qualche minuto ti accorgi che, in interminabili secondi di meraviglia, non hai fatto che scattare! Alla prossima ;-)
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