Catalogare i pensieri. Lo faceva sempre, ogni volta che c’era qualcosa
di difficile da gestire.
Fino a quel momento le era sempre riuscito. Fino a quel momento la
mente era rimasta un giardino tranquillo, dove seminare nuovi pensieri ogni
giorno e dove veder sbocciare i fiori di quelli che – già pianta – non smettevano
di crescere e di essere pensieri e ragionamenti utili.
Ma, come per rovinare ogni cosa bella basta un attimo, per rovinare un
giardino di pensieri fioriti e rassicuranti basta l’uragano di un’emozione
ingestibile. Allora, anche catalogare e catalogare diventa inutile… un inutile
impiego di energie.
Sara si agitò nell’acqua, ignorando il sale negli occhi. C’era di
positivo che, si fosse messa a piangere in mare, sarebbe stata solamente acqua
salata su acqua salata. Ignorò il
bruciore che all’improvviso sembrò volerle uccidere gli occhi e riprese a
nuotare.
Le avevano detto che svagarsi le avrebbe fatto bene. Che allontanarsi
avrebbe allontanato anche il pensiero di lui. Ma… non c’è modo di allontanarsi
da una persona, se quella persona abita il cuore.
Ripensò a quella volta in cui le venne in mente che avere una persona
nel cuore è come avere un tatuaggio invisibile addosso. Aveva provato a
mostrarlo, aveva provato a spiegarsi, ma… più parole aveva provato a dire e più
le stesse parole avevano finito per trasformarsi in giri insensati e fuorvianti.
Aveva provato a fingere di essere una sua amica e aveva pensato che
sarebbe riuscita a darsi dei buoni consigli. Ma era bastato poco per accorgersi
che era una pessima consigliera e che, probabilmente, non si voleva nemmeno il
bene che pensava di volersi.
Si fosse amata un po’ di più, forse non si sarebbe concessa di
soffrire a quel modo.
Una lacrima raggiunse la superficie dell’acqua. Sara cercò di
ignorarla, ma la sensazione fu subito quella di un macigno nello stomaco. Allora
era vero… che le lacrime sanno fare rumore.
Non il rumore del pianto. Non il suono dei singhiozzi. Proprio… il
rumore delle lacrime dentro al cuore.
Era tempo che il suo cuore continuava a piangere, ma… per quanto si
sforzasse, Sara non stava trovando il modo di farlo smettere. Perché l’unico
modo possibile per far tornare a sorridere il cuore aveva un nome e un cognome
e questo nome e cognome sembrava voler rimanere lontano da lei anni luce.
Sembrava voler… provò a pensare a quella scelta di parole. La prima a
testimoniare le incertezze che alle volte la coglievano in fallo e le facevano
rimettere tutto in discussione, in nome di un dubbio su un sentimento
ricambiato… l’intera sua esistenza, come un puzzle costantemente composto e
scomposto. La seconda a farle rimanere bene impresso nella mente che… quando
qualcosa non dipende solamente dalla volontà unica e personale, allora tutto è
possibile. Nel bene e nel male. Male, male, male.
Lei avrebbe voluto amarlo. Avrebbe voluto amarlo con tutta sé stessa e
avrebbe voluto potergli dire che la sua era una scelta per la vita. Avrebbe voluto
guardarlo negli occhi, poter leggere nei suoi la stessa bellezza di sentimenti
e affermare sicura che lui non solo era il tatuaggio sul cuore, ma… era la
ragione di ogni respiro, il motore di ogni battito, il sorriso dietro ad ogni
pensiero bello che lo riguardava. Avrebbe voluto poter essere semplicemente una
ragazza innamorata, invece di essere una ragazza con il cuore tormentato.
Si mosse di nuovo nell’acqua. Stavolta più nel tentativo di scacciare
il desiderio di averlo accanto in quel momento, che per il reale bisogno di
arrivare chissà dove.
Aspettò il tuffo di una coppia che aveva visto arrivare da un
ombrellone lontano, prima di decidere di uscire. Tempi indietro avrebbe
sicuramente aspettato di vedere la pelle delle mani raggrinzita, prima di
tornare sulla terra ferma, ma… con il cuore malandato e sofferente, almeno il
resto voleva cercare di mantenerlo in buono stato.
Raggiunse la sdraio, si avvolse nell’asciugamano verde e si lasciò
crollare sotto l’ombra. Non c’è verso di allontanarsi da qualcuno, se quel
qualcuno abita i pensieri e il cuore. Forse era per questo che, fra i tanti
consigli che aveva provato a darsi, quello del classico “occhio non vede, cuore
non duole”, l’aveva deliberatamente ignorato. Lui non aveva capito quanto fosse
grande il suo amore. Lui l’aveva sentita pronunciare parole importanti, l’aveva
vista affrontarlo con il viso rosso, le gambe tremanti, la voce ridotta ad un
filo e la paura negli occhi di non essere capita e aveva fatto come se nulla
fosse, aveva lasciato che una marea di incomprensioni si insinuassero tra di
loro, fino a che anche per lei era sembrato più facile provare a fare finta di
niente e ad andare avanti.
Per un po’ era stato facile. Soprattutto nei primi tempi, dopo che gli
aveva parlato, era sembrato semplice lasciarsi muovere dalla rabbia di non
essere stata compresa e in qualche modo tutelata da una delusione.
Poi, però, tornare a fare i conti con il tatuaggio sul cuore era stato
semplicemente inevitabile.
Forse perché lui in qualche modo sembrava volersi fare capire. Anche
se, nonostante Sara l’avrebbe apprezzato, tra loro non c’era mai stato nulla di
paragonabile ad un ragionamento chiaro, sereno e risolutivo; in un modo o nell’altro.
O semplicemente perché… se c’è qualcosa di vero sui tatuaggi – visibili o
invisibili che siano – è che sono per sempre e non c’è modo di ignorarli alla
lunga.
Sara cercò di evitare un nuovo ricordo legato a quel giorno, in cui in
un breve attimo di coraggio e nella speranza di venirne a capo gli aveva
parlato, ma… come la mente aveva smesso di riuscire a catalogare i pensieri, aveva
smesso anche di ubbidire alle mute richieste del cuore.
Per sempre. L’aveva pensato un attimo prima di uscire fuori di quella
porta. Stava agendo in cerca di un per sempre. Solo poi aveva riflettuto seriamente
sul fatto che, per come erano andate le cose, quel per sempre rimaneva dentro
di sé e sembrava allontanare del tutto ogni tentativo di un domani da sola.
Non che non avesse vissuto ogni giorno fino a quella breve vacanza al
mare, ma… sopravvivere non è propriamente vivere. Ed erano questi i momenti in
cui finiva per sforzarsi a non cedere al dolore, ma… un attimo provava a
confortarsi pensando che non era l’unica persona al mondo a soffrire per amore,
l’attimo dopo si tormentava ancora di più… con il dubbio che se quel poco che
percepiva fosse stato vero, allora si stavano uccidendo a vicenda. Inutilmente.
Il bip di un messaggio sul cellulare la distolse per un istante da
quella bufera interiore. Una sua amica la invitava a mangiare un gelato
insieme, ma avrebbero dovuto rimandare al suo ritorno. Sara digitò in fretta la
risposta e altrettanto in fretta gettò il cellulare nella borsa. Fu in quel
momento che lo vide: un piccolo quaderno nuovo, che ricordava di aver acquistato
l’anno prima con l’intento – mai realizzato, poi – di trasferire in bella copia
tutte le ricette di dolci che continuava a tenere alla rinfusa su fogli volanti
dentro ad un cassetto del mobile della cucina. Poi… doveva aver cambiato subito
borsa per la città, perché era la prima volta che lo rivedeva dopo tanto tempo.
Lo prese tra le mani, accarezzò la copertina che ritraeva un delfino
fra le onde e tolse il cellophane che ancora lo proteggeva dalla polvere. Non era
sicura di avere una penna con sé, ma… si mise a cercarla comunque. E tutto
sommato fu felice quando la trovò, anche se non era sicura di riuscire a
scrivere. No. non aveva nemmeno idea di che cosa avrebbe potuto scrivere.
Una volta aveva provato a tenere un diario, ma… il tentativo era miseramente
fallito dopo pochi giorni di incessanti annotazioni serali. Immaginò allora che
provare a scrivere, con la testa costantemente avvolta in una nuvola di caos, non
sarebbe stato facile.
Eppure… pochi secondi dopo la penna si stava già muovendo sulla
superficie bianca e quadrettata.
Amore mio…
Righe che non leggerai mai, queste. Perciò -
forse - il cuore va avanti a battere
sereno, pur nella consapevolezza di stare scrivendo una lettera per te. Perché…
in fondo è lui che non smette mai di parlarti, anche se non lo senti. Io che lo
ascolto, anche se a volte non vorrei, so che non solo il cuore ti ama, ma… il
cuore soffre al pensiero di non riuscire a smettere di farlo. Soffre al
pensiero di non volere smettere di farlo. Anche se la felicità non è alla
portata e tutto ciò che sarebbe meglio fare, in effetti, sarebbe proprio riuscire ad andare avanti.
Sì. Facile a dirsi, ma… vivere poi è un’altra
storia.
Allora, finisco a pensare ai miei attimi di
vita come ad attimi costantemente condizionati da due volontà. Che prescindono
da tutto e che, il più delle volte, mi lasciano l’ingrato ruolo di spettatrice.
La prima volontà è quella del cuore… che non
solo ti sta scrivendo, ma continua a volerti nonostante tutti i ragionamenti, nonostante
tutte le razionalità possibili e nonostante tutto il resto. La seconda… la
seconda è la tua volontà.
Ci sono momenti in cui dubito tu mi abbia
capita e momenti in cui sento forte la
speranza di ricevere da te qualche messaggio. Ma… per un attimo in cui spero che questo possa essere
veramente possibile, ce ne sono infiniti altri in cui mi dico che, pure fosse
vero il dubbio, un amore corrisposto non starebbe a guardare. Se tu mi amassi,
come io ti amo, sono sicura non staremmo adesso in questo modo.
Perché un cuore innamorato sente l’amore di
un altro cuore e non c’è niente in grado di spegnere sentimenti tanto forti. Un
cuore innamorato vuole, ciò che il cuore innamorato desidera. Immagino ti sarebbe impossibile rimanere a distanza… immagino
sarebbe insopportabile il tuo dolore. Immagino sarebbe insopportabile sapere del
mio dolore. Invece… il tempo passa e tutto rimane immutato. Perciò… può
effettivamente essere che ci stiamo uccidendo a vicenda? Pazzi. Sarebbe da
pazzi.
Nei miei ormai rari attimi di lucidità
totale e di connessione con il mondo continuo a ripetermi che non sono molte le
strade percorribili, in casi come questo.
In effetti… solo due. Noi, oppure no.
Essere Noi magari non sarebbe sempre facile,
può anche essere vero che l’amore non è sempre rose e fiori, ma… saremmo
insieme e sono convinta che- senza l’illusione di principi azzurri e
principesse, ma solamente con la ferma consapevolezza di quanto si possa essere
fortunati ad averci, nonostante il caos delle tante cose che sono la realtà –
potremmo farcela. Tu la mia scommessa per la vita, io la tua. Quel biglietto
vincente alla lotteria, che ti ritrovi a stringere fra le mani, pur non avendo
giocato.
Non essere noi… sicuramente, se non si
considera il dolore, sarebbe la strada meno compromettente. Non cedere all’amore
significa rimanere in un porto sicuro, senza scommesse con il cuore e senza
precarietà sul futuro. Ma… il dolore?
È questo che uccide ed è per cercare di
liberarsi di questo che il cuore ti sta scrivendo. Perché il cuore ti chiede di
amare ogni mattina al risveglio e ogni sera prima di andare a dormire, ma…
soffre. Allora… ti chiede anche di lasciarlo stare, perché nel rispettare la
tua volontà di un “Non essere Noi”, vorrebbe comunque che tu rispettassi la sua
di non essere ferito e di non morire del tutto.
Sara lasciò rotolare la penna di fianco alle gambe e chiuse il foglio
senza rileggere.
Scolò l’ultimo sorso di coca cola dalla lattina che aveva acquistato
la mattina al bar dopo la colazione, arrotolò il foglio per metterlo dentro e –
più per fare, che per reale necessità – aggiunse un po’ di sabbia.
Aveva pensato che non sarebbe tornata in acqua dopo quel primo bagno
della mattina, ma in qualche modo quel messaggio doveva finire in mare, dove
nessuno l’avrebbe trovato, dove nessuno l’avrebbe potuto leggere, dove solo il
sale del mare, insieme a quello delle sue lacrime, avrebbe potuto qualcosa su
quelle parole d’inchiostro.
Nascose la lattina, perché gli altri bagnanti non la vedessero
compiere quello che in fondo era un vero e proprio atto di inciviltà, e in un
tuffo deciso si lasciò di nuovo andare tra le onde leggere.
Leggerti è un piacere ....
RispondiElimina...Grazie! :-)
Elimina