La
porta scorrevole li lasciò passare, salutandoli con il cigolio con cui salutava
chiunque avesse intenzione di entrare o uscire di lì; da più di cinque mesi
ormai.
«Chissà
se con l’anno nuovo si decideranno a dare una controllatina al meccanismo. O…
magari preferiranno aspettare che la porta si blocchi del tutto. Tanto… si sa
come va a finire sempre, con queste cose».
Alice
non si poteva definire una persona polemica. Non a prescindere, perlomeno. Ma…
esistevano cose o situazioni per cui le bastava veramente un niente per uscire
fuori di testa e per dare di matto; letteralmente.
Per
quel che riguardava Giordano, non tutto ciò che lo circondava – pur se fastidioso,
come il cigolio di una porta scorrevole – poteva essere un suo problema.
Gli
bastava avere la testa carica di pensieri, per quel progetto non ancora portato
a termine e il cui esito era ancora piuttosto incerto. Perciò… guardandola con
l’espressione tipica di chi stava camminando a braccetto con la fretta e con la
tensione, si limitò a rispondere in modo molto maschile e con l’altrettanto
maschile e tipica nonchalance: «Mah! Io non c’avevo neppure fatto caso». A
sottintendere che secondo lui non era una cosa grave, che secondo lui era
inutile preoccuparsene e che… beh… Sì! Che erano lì per una ragione più
importante e imminente; altro che meccanismo della porta.
Venti
passi contati, prima di arrivare di fronte al banco frigo di latte, burro e
formaggi vari tagliati e confezionati a spicchi.
«Bene!
Da dove si comincia?».
Un’altra
cosa di cui Giordano era beatamente all’oscuro, ma con cui stavolta – per forza
di cose – avrebbe dovuto fare i conti, era il caos che poteva regnare in un
supermercato in un giorno di festa, quando tutti sono concentrati a tenere
sotto controllo e a risolvere (quando possibile) i preparativi dell’ultimo
minuto.
Per
Alice fu quella l’occasione giusta per sfoderare tutta la nonchalance femminile
di cui era capace e per dimostrarsi all’altezza per riuscire a fronteggiare la
situazione.
Una
giungla; per dirla in due parole. Il supermercato a quell’ora, di quel 31
dicembre 2013, era una vera e propria giungla.
Giordano
fece appena in tempo a spostarsi dalla traiettoria di un bimbetto di sei o
sette anni che, trovati gli yogurt preferiti, stava stringendo forte, forte il
suo bottino e stava correndo in direzione di quella che immaginò essere la
mamma munita di carrello.
«In
verità… ho continuato a pensarci per tutto il tempo che siamo stati in
macchina», il che equivaleva ad ammettere di essersi sforzato in una
riflessione non più lunga di cinque minuti, «ma… non credo di volermi cimentare
in piatti particolarmente elaborati, per questa cena. Non voglio stupirla con
la presentazione delle pietanze, voglio di più essere sicuro che ciò che
mangeremo le piacerà». In un mondo dove la maggior parte delle cose vengono
fatte per apparire, avere chiara una cosa del genere poteva essere un buon
punto di partenza.
Alice
cominciò a guardarsi intorno con l’espressione tipica di chi conosce alla
perfezione la disposizione dei prodotti sugli scaffali e deve solamente
decidere quali andare a trovare e quali no.
«Partiamo
dagli antipasti, vuoi?».
Giordano
rimase per un attimo a fissarla, mentre lei era già arrivata all’altro banco
frigo che era quello delle salse di vario tipo per i crostini, del salmone
confezionato per tutti i gusti e per tutte le esigenze, dei formaggi
spalmabili, delle mozzarella (di bufala e non) e degli affettati sottovuoto.
«Se
deve somigliare almeno un po’ ad un cenone, non può mancare qualcosa di pesce.
Che ne dici di cominciare con dei crostini di salsa tonnata guarniti con
capperi, di proseguire con un insalata di gamberi in salsa rosa e di concludere
con del salmone affumicato a fette, condito con olio, limone e pepe rosa?».
Giordano avrebbe voluto far presente di non aver mai sentito parlare prima di
pepe rosa, ma... continuando a comportarsi come fosse stato un alieno su quella
terra, si limitò ad annuire.
C’era
da dire che Alice sembrava esattamente cosa stesse facendo e sembrava che quella
sua affermazione sul voler essere sicuro più della sostanza, che
dell’apparenza, le fosse bastata per avere le idee più chiare delle sue per
quella serata.
Si
spostarono in fretta nel reparto della pasta di grano duro e di quella pronta
all’uovo.
Stavolta
Alice propose ciò che aveva in mente, come se stesse semplicemente dando un
parere: «Io farei degli spaghetti alla chitarra con vongole, pomodorini e
prezzemolo. Che ne dici?».
Alessio
annuì. Non amava moltissimo le vongole, ma tutte le volte che si era ritrovato
a mangiare al mare con gli amici erano servite a fargli capire che si trattava
comunque di un piatto forte, tra i primi di pesce.
A
quel punto, allora, provò a pensare lui a un secondo. Ricordava alla perfezione
tutti i venerdì passati in cui sua madre si era ostinata a preparare il pesce
per cena. Perciò non gli rimaneva che risolvere il classico imbarazzo della
scelta.
Proporre
il salmone in qualche modo poteva essere interessante, ma forse un po’
ripetitivo. Ritrovarsi di fronte ai classici filetti di platessa infarinati e conditi
con una spruzzata di limone poteva ridurre la cena a qualcosa di troppo
semplice. Una frittura mista poteva sembrare un secondo piatto un po’ troppo
pesante, ma… trovato!
Le
bistecche di pesce spada potevano essere tanto interessanti e gustose, da fare
proprio al caso suo. Anche queste guarnite con capperi, ma con l’aggiunta di
piccoli pezzi di scorza di limone e con qualche oliva nera in qua e in là.
Immaginava che nessuno avrebbe potuto trovare da ridire.
«Dove
è che si trova il pesce surgelato?». Il sorriso che aveva stampato in faccia
era di quelli sicuri. Ma... nonostante non avesse chiarito a che cosa gli
servisse saperlo, Alice lo bloccò subito: «Non sarebbe meglio acquistare il
pesce fresco al reparto pescheria?». Lei era consapevole che avrebbe
significato fare una fila interminabile, armati solo di pazienza e di buone
intenzioni, ma Giordano ne era beatamente ignaro e, sempre beatamente ignaro,
piegò la testa a rispondere di sì.
Quando
si piazzarono di fronte il bancone del pesce vedere i prodotti esposti era
tanto impossibile quanto vincere al Superenalotto senza aver giocato la
schedina.
C’era
il numero da prendere e c’era da reggersi forte nel capire di avere davanti più
di trenta persone. Del resto è risaputo che per un buon cenone serve del buon
pesce e che per del buon pesce non si può fare affidamento sul reparto
surgelati del supermercato. Anche fosse il reparto surgelati più rifornito del
pianeta, nessun prodotto in scatola sarebbe in grado di eguagliare il sapore
dello stesso prodotto fresco.
Alice
era tutta intenta a tenere su il morale di Giordano, che cominciava seriamente
a pensare di essersi messo in un’impresa più grande di lui, quando una voce
alle spalle arrivò a distoglierla dalla missione.
«Alice!».
Il tono dell’esclamazione non era quello tipico di chi non ti rivede da un
sacco di tempo ed è felicissimo di imbattersi in te. Piuttosto era quello
famigliare di qualcuno che ha avuto a che fare con te per un sacco di tempo e
avrebbe sperato di non doverti rincontrare mai più, ma… già che c’era…
Gli
occhi di Alice rimasero fissi in quelli di Giordano per qualche secondo. Fino a
che, in effetti, fu proprio necessario voltarsi e salutare chi aveva già dato
segno di averla notata in mezzo a tutta quella folla di gente in attesa.
«Matteo».
Avrebbe potuto aggiungere un ‘anche tu da queste parti?’, ma le parve una cosa
stupida da dirsi e per questa ragione tacque.
Matteo
si era un po’ appesantito dall’ultima volta che si erano visti, ma i lineamenti
del suo viso rimanevano comunque bellissimi. Forse sembrava più robusto perché,
a ben guardare, doveva aver cominciato ad andare in palestra. Dopo un po’ che
si erano conosciuti Alice aveva smesso di contare le volte in cui erano finiti
per litigare a causa di quella sua mania per gli esercizi fisici, ma si
consolava almeno nel vedere che tanta discordia non era stata manifestata
invano.
Non
avrebbe saputo dire bene il perché, ma l’idea che qualcuno spendesse tanto
tempo appresso al muscolo dal scolpire era qualcosa che semplicemente la
repelleva. Forse perché non era mai stata un fuscello di ragazza e aveva sempre
dovuto lottare contro le menti, a suo parere ristrette, di chi le diceva di
tenere alla larga i chiletti di troppo. O… forse perché odiava quel modo di
fare che apparteneva alla maggior parte dei palestrati di sua conoscenza (senza
generalizzazioni, per carità), con quella tipica faccia sicura e con quegli
sguardi dall’alto in basso, che sapevano di accusa costante contro chi – come
lei – troppo spesso forse si lasciava tentare dai piaceri della gola.
«Sempre
ridotta all’ultimo momento, è? A quanto pare… è proprio vero che le cattive
abitudini sono dure a morire». Un senso dell’umorismo efficace quanto il
solletico fatto sulla pancia dalla punta leggera di una foglia secca. Alice si
limitò a guardarlo male, evitando di sottolineare ciò che sembrava apparire
ovvio a tutti, fuorché a lui. Se si erano incontrati lì, entrambi a quell’ora
ed entrambi in fila per il pesce, voleva dire che non solo lei era un’immancabile
ritardataria.
Con
Giordano che non sembrava per niente sentirsi di troppo e che non aveva smesso
un secondo di fissarla, da che Matteo si era materializzato dal nulla davanti a
loro, Alice cercò di respirare profondamente, prima di controbattere: «c’è
momento e momento. In alcuni casi… ridursi a una decisione dell’ultimo momento
è ammesso».
Con
quella risposta, per lei la conversazione era semplicemente da considerarsi
morta lì. Ma, Matteo non sembrava pensarla allo stesso modo.
«Lo
so che non mi hai ancora perdonato, ma… se mi sono avvicinato per parlarti è
anche per questa ragione. Che tu sia d’accordo o meno, credo che ci siano delle
cose che dobbiamo ancora chiarire».
Fu
allora che la pelle di Giordano cambiò colore e che, immischiandosi, si ritrovò
a dire: «Penso sarebbe meglio rimandare, di qualunque cosa tu stia parlando. Io
e Alice adesso siamo un po’ occupati».
In
effetti… c’era da domandarsi come mai Matteo non avesse tenuto minimante in
considerazione il fatto che Alice non fosse sola, in fila davanti al banco del
pesce fresco del supermercato. Ma… se Matteo era quel Matteo di cui Giordano
aveva sentito parlare al lavoro, non c’era nemmeno tanto da stupirsi se molte
cose che si ritrovava sotto il naso gli sfuggivano.
Si
era aspettato di ricevere un’occhiataccia e, tuttalpiù, un’altra battuta che
non sarebbe stata in grado di far ridere nemmeno l’individuo più facile alla
risata al mondo. Ma, ciò a cui Giordano non era preparato era vedere Alice
reagire come se quella richiesta di chiarimenti fosse del tutto normale.
Lei
si girò con quell’aria compassionevole che solo le donne riescono ad avere, in
certi momenti. Aveva gli occhi un po’ lucidi e le labbra sembravano cedere ad
un piccolo tremore, di tanto in tanto.
«Non
vorrai mica dirmi che hai intenzione di concedere un chiarimento a questo tipo
qui? Ti ha lasciata più di un anno fa. Ti ha spezzato il cuore senza pietà e
senza permetterti di aggrapparti ad una qualche spiegazione».
Alice
continuava a fissarlo, rimanendo in silenzio. Ma, in quel caso Giordano non
aveva ancora finito con le parole.
«Io
non ti capisco. Giuro che non ti capisco. È una cosa finita, si o no?», anche lui
non aveva timore alcuno a sostenere lo sguardo.
Alice
mosse la testa, in un sì appena percettibile. L’espressione di Matteo sembrò
accusare il colpo, ma Giordano non era ancora del tutto soddisfatto. «Se è
così, non vedo cosa ci sia ancora da chiarire. Non sempre si è in tempo per le
spiegazioni. Ci sono ragionamenti che arrivano in ritardo e che, proprio per
questo, nascono e muoiono inutili».
Poteva
dire di aver fatto il suo, impedendo alle parole di morirgli dentro. Poco, ma
sicuro, non era stato però sufficiente a convincere Alice a non cedere.
«Sono
sicura che, in tutto ciò che ti manca da scegliere per questa sera, te la
caverai benissimo. Non hai bisogno del mio aiuto… davvero».
A
quel punto, a Giordano sembrò di non avere altro da aggiungere. Avrebbe voluto
dire che non era per la sua cena ancora da organizzare che lo diceva, ma non lo
fece.
Rimase
con il suo numero in mano, lasciando che Alice uscisse dal supermercato insieme
a Matteo ‘faccia-da-schiaffi’.
«Già.
Non preoccuparti… saprò cavarmela da solo. Andrà tutto benissimo».
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