domenica 16 marzo 2014

Una storia a puntate. #3

Una storia a puntate. #1

La porta scorrevole li lasciò passare, salutandoli con il cigolio con cui salutava chiunque avesse intenzione di entrare o uscire di lì; da più di cinque mesi ormai.
«Chissà se con l’anno nuovo si decideranno a dare una controllatina al meccanismo. O… magari preferiranno aspettare che la porta si blocchi del tutto. Tanto… si sa come va a finire sempre, con queste cose».
Alice non si poteva definire una persona polemica. Non a prescindere, perlomeno. Ma… esistevano cose o situazioni per cui le bastava veramente un niente per uscire fuori di testa e per dare di matto; letteralmente.
Per quel che riguardava Giordano, non tutto ciò che lo circondava – pur se fastidioso, come il cigolio di una porta scorrevole – poteva essere un suo problema.
Gli bastava avere la testa carica di pensieri, per quel progetto non ancora portato a termine e il cui esito era ancora piuttosto incerto. Perciò… guardandola con l’espressione tipica di chi stava camminando a braccetto con la fretta e con la tensione, si limitò a rispondere in modo molto maschile e con l’altrettanto maschile e tipica nonchalance: «Mah! Io non c’avevo neppure fatto caso». A sottintendere che secondo lui non era una cosa grave, che secondo lui era inutile preoccuparsene e che… beh… Sì! Che erano lì per una ragione più importante e imminente; altro che meccanismo della porta.
Venti passi contati, prima di arrivare di fronte al banco frigo di latte, burro e formaggi vari tagliati e confezionati a spicchi.  
«Bene! Da dove si comincia?».
Un’altra cosa di cui Giordano era beatamente all’oscuro, ma con cui stavolta – per forza di cose – avrebbe dovuto fare i conti, era il caos che poteva regnare in un supermercato in un giorno di festa, quando tutti sono concentrati a tenere sotto controllo e a risolvere (quando possibile) i preparativi dell’ultimo minuto.
Per Alice fu quella l’occasione giusta per sfoderare tutta la nonchalance femminile di cui era capace e per dimostrarsi all’altezza per riuscire a fronteggiare la situazione.
Una giungla; per dirla in due parole. Il supermercato a quell’ora, di quel 31 dicembre 2013, era una vera e propria giungla.
Giordano fece appena in tempo a spostarsi dalla traiettoria di un bimbetto di sei o sette anni che, trovati gli yogurt preferiti, stava stringendo forte, forte il suo bottino e stava correndo in direzione di quella che immaginò essere la mamma munita di carrello.
«In verità… ho continuato a pensarci per tutto il tempo che siamo stati in macchina», il che equivaleva ad ammettere di essersi sforzato in una riflessione non più lunga di cinque minuti, «ma… non credo di volermi cimentare in piatti particolarmente elaborati, per questa cena. Non voglio stupirla con la presentazione delle pietanze, voglio di più essere sicuro che ciò che mangeremo le piacerà». In un mondo dove la maggior parte delle cose vengono fatte per apparire, avere chiara una cosa del genere poteva essere un buon punto di partenza.
Alice cominciò a guardarsi intorno con l’espressione tipica di chi conosce alla perfezione la disposizione dei prodotti sugli scaffali e deve solamente decidere quali andare a trovare e quali no.
«Partiamo dagli antipasti, vuoi?».
Giordano rimase per un attimo a fissarla, mentre lei era già arrivata all’altro banco frigo che era quello delle salse di vario tipo per i crostini, del salmone confezionato per tutti i gusti e per tutte le esigenze, dei formaggi spalmabili, delle mozzarella (di bufala e non) e degli affettati sottovuoto.
«Se deve somigliare almeno un po’ ad un cenone, non può mancare qualcosa di pesce. Che ne dici di cominciare con dei crostini di salsa tonnata guarniti con capperi, di proseguire con un insalata di gamberi in salsa rosa e di concludere con del salmone affumicato a fette, condito con olio, limone e pepe rosa?». Giordano avrebbe voluto far presente di non aver mai sentito parlare prima di pepe rosa, ma... continuando a comportarsi come fosse stato un alieno su quella terra, si limitò ad annuire.
C’era da dire che Alice sembrava esattamente cosa stesse facendo e sembrava che quella sua affermazione sul voler essere sicuro più della sostanza, che dell’apparenza, le fosse bastata per avere le idee più chiare delle sue per quella serata.
Si spostarono in fretta nel reparto della pasta di grano duro e di quella pronta all’uovo.
Stavolta Alice propose ciò che aveva in mente, come se stesse semplicemente dando un parere: «Io farei degli spaghetti alla chitarra con vongole, pomodorini e prezzemolo. Che ne dici?».
Alessio annuì. Non amava moltissimo le vongole, ma tutte le volte che si era ritrovato a mangiare al mare con gli amici erano servite a fargli capire che si trattava comunque di un piatto forte, tra i primi di pesce.
A quel punto, allora, provò a pensare lui a un secondo. Ricordava alla perfezione tutti i venerdì passati in cui sua madre si era ostinata a preparare il pesce per cena. Perciò non gli rimaneva che risolvere il classico imbarazzo della scelta.
Proporre il salmone in qualche modo poteva essere interessante, ma forse un po’ ripetitivo. Ritrovarsi di fronte ai classici filetti di platessa infarinati e conditi con una spruzzata di limone poteva ridurre la cena a qualcosa di troppo semplice. Una frittura mista poteva sembrare un secondo piatto un po’ troppo pesante, ma… trovato!
Le bistecche di pesce spada potevano essere tanto interessanti e gustose, da fare proprio al caso suo. Anche queste guarnite con capperi, ma con l’aggiunta di piccoli pezzi di scorza di limone e con qualche oliva nera in qua e in là. Immaginava che nessuno avrebbe potuto trovare da ridire.
«Dove è che si trova il pesce surgelato?». Il sorriso che aveva stampato in faccia era di quelli sicuri. Ma... nonostante non avesse chiarito a che cosa gli servisse saperlo, Alice lo bloccò subito: «Non sarebbe meglio acquistare il pesce fresco al reparto pescheria?». Lei era consapevole che avrebbe significato fare una fila interminabile, armati solo di pazienza e di buone intenzioni, ma Giordano ne era beatamente ignaro e, sempre beatamente ignaro, piegò la testa a rispondere di sì.
Quando si piazzarono di fronte il bancone del pesce vedere i prodotti esposti era tanto impossibile quanto vincere al Superenalotto senza aver giocato la schedina.
C’era il numero da prendere e c’era da reggersi forte nel capire di avere davanti più di trenta persone. Del resto è risaputo che per un buon cenone serve del buon pesce e che per del buon pesce non si può fare affidamento sul reparto surgelati del supermercato. Anche fosse il reparto surgelati più rifornito del pianeta, nessun prodotto in scatola sarebbe in grado di eguagliare il sapore dello stesso prodotto fresco.
Alice era tutta intenta a tenere su il morale di Giordano, che cominciava seriamente a pensare di essersi messo in un’impresa più grande di lui, quando una voce alle spalle arrivò a distoglierla dalla missione.
«Alice!». Il tono dell’esclamazione non era quello tipico di chi non ti rivede da un sacco di tempo ed è felicissimo di imbattersi in te. Piuttosto era quello famigliare di qualcuno che ha avuto a che fare con te per un sacco di tempo e avrebbe sperato di non doverti rincontrare mai più, ma… già che c’era…
Gli occhi di Alice rimasero fissi in quelli di Giordano per qualche secondo. Fino a che, in effetti, fu proprio necessario voltarsi e salutare chi aveva già dato segno di averla notata in mezzo a tutta quella folla di gente in attesa.
«Matteo». Avrebbe potuto aggiungere un ‘anche tu da queste parti?’, ma le parve una cosa stupida da dirsi e per questa ragione tacque.
Matteo si era un po’ appesantito dall’ultima volta che si erano visti, ma i lineamenti del suo viso rimanevano comunque bellissimi. Forse sembrava più robusto perché, a ben guardare, doveva aver cominciato ad andare in palestra. Dopo un po’ che si erano conosciuti Alice aveva smesso di contare le volte in cui erano finiti per litigare a causa di quella sua mania per gli esercizi fisici, ma si consolava almeno nel vedere che tanta discordia non era stata manifestata invano.
Non avrebbe saputo dire bene il perché, ma l’idea che qualcuno spendesse tanto tempo appresso al muscolo dal scolpire era qualcosa che semplicemente la repelleva. Forse perché non era mai stata un fuscello di ragazza e aveva sempre dovuto lottare contro le menti, a suo parere ristrette, di chi le diceva di tenere alla larga i chiletti di troppo. O… forse perché odiava quel modo di fare che apparteneva alla maggior parte dei palestrati di sua conoscenza (senza generalizzazioni, per carità), con quella tipica faccia sicura e con quegli sguardi dall’alto in basso, che sapevano di accusa costante contro chi – come lei – troppo spesso forse si lasciava tentare dai piaceri della gola.
«Sempre ridotta all’ultimo momento, è? A quanto pare… è proprio vero che le cattive abitudini sono dure a morire». Un senso dell’umorismo efficace quanto il solletico fatto sulla pancia dalla punta leggera di una foglia secca. Alice si limitò a guardarlo male, evitando di sottolineare ciò che sembrava apparire ovvio a tutti, fuorché a lui. Se si erano incontrati lì, entrambi a quell’ora ed entrambi in fila per il pesce, voleva dire che non solo lei era un’immancabile ritardataria.
Con Giordano che non sembrava per niente sentirsi di troppo e che non aveva smesso un secondo di fissarla, da che Matteo si era materializzato dal nulla davanti a loro, Alice cercò di respirare profondamente, prima di controbattere: «c’è momento e momento. In alcuni casi… ridursi a una decisione dell’ultimo momento è ammesso».
Con quella risposta, per lei la conversazione era semplicemente da considerarsi morta lì. Ma, Matteo non sembrava pensarla allo stesso modo.
«Lo so che non mi hai ancora perdonato, ma… se mi sono avvicinato per parlarti è anche per questa ragione. Che tu sia d’accordo o meno, credo che ci siano delle cose che dobbiamo ancora chiarire».
Fu allora che la pelle di Giordano cambiò colore e che, immischiandosi, si ritrovò a dire: «Penso sarebbe meglio rimandare, di qualunque cosa tu stia parlando. Io e Alice adesso siamo un po’ occupati».
In effetti… c’era da domandarsi come mai Matteo non avesse tenuto minimante in considerazione il fatto che Alice non fosse sola, in fila davanti al banco del pesce fresco del supermercato. Ma… se Matteo era quel Matteo di cui Giordano aveva sentito parlare al lavoro, non c’era nemmeno tanto da stupirsi se molte cose che si ritrovava sotto il naso gli sfuggivano.
Si era aspettato di ricevere un’occhiataccia e, tuttalpiù, un’altra battuta che non sarebbe stata in grado di far ridere nemmeno l’individuo più facile alla risata al mondo. Ma, ciò a cui Giordano non era preparato era vedere Alice reagire come se quella richiesta di chiarimenti fosse del tutto normale.
Lei si girò con quell’aria compassionevole che solo le donne riescono ad avere, in certi momenti. Aveva gli occhi un po’ lucidi e le labbra sembravano cedere ad un piccolo tremore, di tanto in tanto.
«Non vorrai mica dirmi che hai intenzione di concedere un chiarimento a questo tipo qui? Ti ha lasciata più di un anno fa. Ti ha spezzato il cuore senza pietà e senza permetterti di aggrapparti ad una qualche spiegazione».
Alice continuava a fissarlo, rimanendo in silenzio. Ma, in quel caso Giordano non aveva ancora finito con le parole.
«Io non ti capisco. Giuro che non ti capisco. È una cosa finita, si o no?», anche lui non aveva timore alcuno a sostenere lo sguardo.
Alice mosse la testa, in un sì appena percettibile. L’espressione di Matteo sembrò accusare il colpo, ma Giordano non era ancora del tutto soddisfatto. «Se è così, non vedo cosa ci sia ancora da chiarire. Non sempre si è in tempo per le spiegazioni. Ci sono ragionamenti che arrivano in ritardo e che, proprio per questo, nascono e muoiono inutili».
Poteva dire di aver fatto il suo, impedendo alle parole di morirgli dentro. Poco, ma sicuro, non era stato però sufficiente a convincere Alice a non cedere.
«Sono sicura che, in tutto ciò che ti manca da scegliere per questa sera, te la caverai benissimo. Non hai bisogno del mio aiuto… davvero».
A quel punto, a Giordano sembrò di non avere altro da aggiungere. Avrebbe voluto dire che non era per la sua cena ancora da organizzare che lo diceva, ma non lo fece.
Rimase con il suo numero in mano, lasciando che Alice uscisse dal supermercato insieme a Matteo ‘faccia-da-schiaffi’.
«Già. Non preoccuparti… saprò cavarmela da solo. Andrà tutto benissimo».

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