Essere stanchi. Di quella
stanchezza mentale, emotiva. Di quella stanchezza che ti fa brontolare il
cervello, con il rumore di un fruscio continuo che si insidia nelle orecchie. Ho
sempre avuto l’abitudine di credere alla stanchezza, quando me la sono
ritrovata davanti. Alla stanchezza di una madre che non sa più come dirti che è
per il tuo bene, che continua a ripetere certe cose. Alla stanchezza di un
padre che, anche se poco incline alle manifestazioni d’affetto plateali,
sarebbe disposto a fare di tutto perché il sorriso rimanga appeso alle tue
labbra. Alla stanchezza di una sorella che, nonostante abbia la sua, di vita da
mandare avanti, non si dimentica mai di buttare un occhio sulla tua; per vedere
se è tutto ok o se hai bisogno di una spalla su cui appoggiarti. Ho sempre
creduto che non fosse il caso di sottovalutare le persone, quando senti uscire
dalla loro bocca parole come: “Sono stanco, non ce la faccio più”. Il più delle
volte è un modo negativo per sottolineare delle situazioni. Qualcosa che non si
decide a passare e a lasciare in pace, qualcosa che non si è ancora riusciti a
superare, nonostante gli sforzi. Ci sono momenti in cui, però, queste esatte
parole spuntano tra le labbra a me… allora mi chiedo: perché alcuni occhi non
si accorgono della mia, di stanchezza? Perché nelle menti altrui la mia
immagine è quasi sempre associata al concetto di ‘è lei, capirà’? Perché bisogna
arrivare a perdere sé stessi, nel tentativo di farsi capire, e accorgersi poi –
comunque – che non è servito a niente? Perché non esiste mai un ‘ORA’, un
momento non rimandabile, una parola buona non ingoiabile, un orgoglio
annientabile, per chi sostiene di tenerci a te? Perché non esiste mai l’esigenza
di non deludere, di non esagerare, di non tirare troppo la corda, di farsi un
esame di coscienza (quello che troppo spesso viene richiesto, senza poi capire
che non può valere solo per chi si sta guardando), di… capire? Perché? Io…
questo, non riesco a comprenderlo.
I tuoi pensieri sono i pensieri di molti !!!!
RispondiEliminaProvo anch'io le stesse sensazioni...tu riesci a tradurle in parole in abile successione!
Grazie!!!
Grazie a te, Isabella! Sì... lo so che, purtroppo, il mio pensiero non è caratterizzato da originalità. Da una parte... trovo che sia un bene! Il classico: 'Mal comune... mezzo gaudio' credo si possa definire di gran conforto in certi casi, dall'altra... continuo a domandarmi come - visto che sono pensieri abbastanza universali - nel mondo sembriamo non essere disposti a far niente per cambiare le cose. Alla fine della vita, forse, ognuno di noi si accorgerà che avrebbe potuto comportarsi diversamente (soprattutto pensando ai rapporti umani) non sarebbe meglio rifletterci su ora e avere tutto il tempo necessario per agire? Forse sono un po' troppo sognatrice, ma... che ci vuoi fare?
EliminaGrazie mille per essere passata da queste parti... anche questo piccolo spazio virtuale (pure se non ci sono sempre, sempre, sempre) aiuta ad allontanare piccoli o grandi malumori. Un abbraccio, a presto!!! :-D