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Inutile dire che: c'aveva visto giusto. Su tutto.
Pagato il conto alla cassa, entrambe si affrettarono verso l'uscita del locale; per essere il prima possibile dentro alla basilica.
Solo una volta di fronte al grande portone di legno, appena superata la maestosa scalinata, si fermarono di nuovo.
Lo sguardo di intesa che si scambiarono, disse più di mille parole. Erano pronte.
Pronte a quella novità tanto attesa; pronte a quel momento; pronte a sentire il cuore colmarsi - per l'ennesima volta - di quella gioia indescrivibile.
Il rumore dei passi, allora, venne coperto dal mormorio della gente tutta intorno.
Cercando di non farsi un'idea ascoltando i commenti sussurrati qua e là, Emanuela si sbrigò a raggiungere con lo sguardo il "motivo" del loro essere lì. La ragione di tanto interesse.
Dal canto suo, Ilaria sembrò preferire osservarla andare avanti, prima di...
"Wow!".
Tutto qui.
Tre semplicissime lettere, a spiegare lo stupore più totale. La meraviglia che gli occhi si stavano trovando davanti.
Ancora pochi passi e le mani poterono allungarsi quel tanto che bastava, per arrivare a sfiorare la superficie di legno magistralmente lavorata.
Un passo ancora, per una carezza più prolungata ed intima. Il contatto che ogni cuore andava cercando.
Se avesse avuto con lei la macchinetta fotografica, probabilmente Emanuela sarebbe arrivata a sentire male al dito; per i tanti click fatti.
No!
Anche se doveva ammettere di averci pensato; per quella particolare giornata di festa aveva preferito lasciare a casa la sua "cattura ricordi" nuova di zecca. Un po', per la paura di rovinarla. Un po', perché fosse unicamente il suo corpo - in ogni più piccola molecola - a lavorare per rendere indelebili nella memoria quegli istanti.
Brividi lungo la schiena; pelle d'oca; battito del cuore accelerato... erano quelli i ricordi che contavano; in fondo. Per le foto, ci sarebbe stato sempre tempo.
"Che dici, ci sediamo?".
Anche se avrebbe voluto continuare a tenere il palmo della mano incollato al quel colosso di legno; Emanuela acconsentì all'invito dell'amica che - facendole segno di seguirla - andò ad accomodarsi sulla panca poco distante.
Potevano senza dubbio considerarla una fortuna; quella di aver trovato ancora dei posti liberi.
L'anno precedente, arrivate un po' in ritardo per via del percorso a piedi lungo gli stradoni del monte, che sembrava non voler arrivare mai alla fine, erano riuscite a malapena a varcare l'ingresso.
E che dire del fatto che, con un leggero movimento del collo, quella domenica sarebbero riuscite addirittura a tener d'occhio sia l'altare che ciò che in tantissimi stavano ammirando. Una doppia, tripla, quadrupla... infinita, fortuna!
La celebrazione della Santa Messa rispettò il programma della giornata ed iniziò alle otto in punto.
Prima che il silenzio arrivasse ad anticipare le parole del sacerdote, il sottofondo fu ancora per un po' popolato dalle voci di stupore di chi - come loro due prima - si trovava di fronte a tanta bellezza.
E, in quel tripudio di sentimenti, Emanuela non poté proprio fare a meno di commuoversi.
Non si era mai considerata una persona dalla lacrima facile, ma... in quel frangente era diverso. Ci stava.
In men che non si dica, dunque, la sua mente prese a vagare e ripercorse tutti i ricordi che la legavano indissolubilmente a quel posto. Tutte le volte che vi si era ritrovata; anche semplicemente per staccare la spina. Per staccarsi da tutto il resto.
L'ultimo anno non era stato dei migliori per lei. Impegni lavorativi, affetti familiari ed amicizie a parte.
Ripensò, allora, a quante volte - da bambina - aveva immaginato un matrimonio in quella chiesa. Un matrimonio, davanti allo sguardo benevolo del Santo Patrono. Ed insieme a quei simboli di puro amore di popolo. Il suo matrimonio.
Tutte le bambine, almeno una volta, immaginano di avere l'Amore a fianco e di sposarsi.
Lei, l'aveva sempre immaginato come quello dei suoi genitori.
In mille fantasticherie, aveva immaginato gli addobbi floreali, la musica di un pianoforte, l'abito da sogno.
Tutto della massima semplicità, nella cornice perfetta di quel posto speciale.
Certo...
Nel sogno di fanciulletta, non aveva minimamente preso in considerazione la possibilità di vedere qualcosa andare storto. Quell'essere ad un passo dal "finché morte non vi separi", senza poterci arrivare. Il vedere tutto andare completamente in frantumi. Il vedere quella A di Amore farsi piccola; chinare il capo davanti a problemi che lei proprio non aveva capito. Non aveva sentito arrivare.
Ignara e felice, aveva continuato - anche da grande - ad immaginare il più bello dei lieto fine. Il coronamento di quel sentimento che, troppo spesso ultimamente, l'aveva fatta stare male.
Aveva continuato ad immaginare i festeggiamenti, le fotografie, il filmato da riguardare negli anni a venire, la torta tagliata con la sua mano sotto a quella di lui... Tutto. Ma, non la fine del principio.
Se solo...
Stava per arrivare con il pensiero al ragionamento cui arrivava ogni volta, quando uno squillo di tromba la riportò bruscamente alla realtà. Anche se le doleva doverlo ammettere, aveva perso gran parte della celebrazione.
Fortuna sua, Ilaria sembrava non essersi accorta di nulla.
Insieme, allora, intonarono il canto dedicato al Santo Patrono.
Lasciati da una parte per l'ennesima volta i brutti e tristi pensieri, Emanuela tornò a perdersi nell'incanto del momento.
E...
Se solo poco prima, nel ritrovarseli davanti in tutto il loro maestoso splendore, per poco il cuore non le uscì dal petto... quando li vide "scendere" dai piedistalli, mancò poco perché le gambe smettessero di reggerla.
Ogni volta, come la prima.
Dalla folla, festante, si levò l'ennesimo applauso. E fu subito baldoria. Subito, euforia a mille.
Senza avere nemmeno il tempo di cercare con gli occhi il percorso da seguire, Emanuela ed Ilaria si ritrovarono trasportate dalla massa.
In men che non si dica, i tenui raggi del sole arrivarono a scaldarle in viso. Il chiostro della basilica, silente fino ad un attimo prima, era diventato lo scenario di quei primi festeggiamenti per quell'imminente ritorno.
I tre colossi di legno, saldamente sorretti da spalle ansiose di quel primo contatto, fecero le consuete tre girate intorno alla fontana. In posizione orizzontale, come da tradizione.
Quindi... Giù per le scale con apparente lentezza; fino all'imbocco per gli stradoni del monte. Lo stesso percorso della Festa, solo... al contrario. Lo stesso percorso... per ritornare tra le "braccia" della città. Dentro a quelle mura che non aspettavano altro che poterli proteggere di nuovo. Un ritorno speciale... in nuova veste restaurata.
Emanuela ed Ilaria, tra i tanti che - come loro - quel giorno avevano scelto di esserci, si unirono alla folla festante. Canti, salti, mani vibrate in aria. La musica della banda cittadina e non solo, a dare la carica ad ogni passo.
Tanta allegria. Tanta emozione.
Le lancette, scorsero veloci fino al mezzo dì.
Quasi parve che avessero barato.
Perché...
Come sempre accade quando si sta bene, non sembrava essere passato tanto tempo.
Dalla Basilica, a piazza Grande. Pareva quasi aver chiuso solo gli occhi.
E, invece...
Emanuela sorrise di gusto osservando la perfezione di quell'incastro di pietre, lasciando che il suono del campanone si insinuasse tanto, da arrivare a solleticarle le corde più sottili delle emozioni. Avrebbe potuto perdersi di nuovo in una miriade di ricordi, stavolta tutti bellissimi. Ma, non lo fece.
Per l'ennesima volta, quel giorno, di fronte a tanta esuberanza e grinta, si ritrovò a dover fare i conti con dolci, prepotenti lacrime.
Solo un preciso pensiero impedì a queste ultime di concretizzarsi copiose: quattordici giorni alla Festa!
E, anche se non poteva averne la piena certezza, fu assolutamente sicura che quello stesso pensiero stava aleggiando nella mente di tutti. Di Ilaria; degli amici incontrati lungo il tragitto fin lì; di quel Lui che non era più lì a tenerla per mano.
"Meno quattordici!".
Un larghissimo sorriso fu tutto ciò che rimase sul suo volto.
- Fine -
Eccoci!
Scrivere questa seconda parte, non è stato facile come mi aspettavo.
Dopo diversi momenti di vuoto totale, di fronte alla schermata bianca, alla fine le parole sono uscite e... hanno raccontato!
Dello splendido momento di Festa, sì!
Del crescere dell'attesa, sì!
E... anche di Me!
L'idea iniziale - forse è inutile dirlo - non era proprio questa, ma...
Quando qualcosa prende corpo nella mente, non si può far altro che seguirlo e scriverlo.
Così...
Ecco che sono finalmente riuscita ad arrivare all'ultimo punto. Lasciandomi totalmente trasportare dall'ispirazione, come ogni volta. E se qualche pezzettino "di troppo", di me, è venuto allo scoperto... pazienza!
In fin dei conti, ricordo sempre le parole che una psicologa (leggendo i miei scritti durante un breve corso di scrittura creativa) ha detto: essere un'artista, vuol dire anche questo.
Ora... Non so se meritare o meno il concetto pieno del termine. So che mi piace pensare di esserlo... che mi basta pensare di esserlo. Per tutto il resto, non ho pensieri.
PS: volendo aggiornare il riferimento temporale per il momento di Festa, urlerei a gran voce: "DOMANI, DOMANI, DOMANI!". Il 15 Maggio è ormai vicinissimo... poche ore appena!
A tutti un abbraccio e l'augurio di Sereni Momenti di Festa; piccoli o grandi che siano!
tu sei una grande artista e grande donna!!! baci e auguri
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