domenica 13 maggio 2012

Domenica 6 Maggio!


La sveglia, come gli altri giorni, alle sei di mattina.
La spengo con una mano, gli occhi ancora chiusi, e per un attimo assaporo la convinzione di poter rimanere a letto… è domenica.
Poi, come un lampo, la consapevolezza.
È domenica; vero. Ma… è “quella” domenica.
La prima di maggio. La più magica dell’anno. La più attesa.
Tiro via le coperte con una decisione che, di solito, non mi appartiene. E, mentre cerco di focalizzare gli interni dell’armadio per decidere cosa indossare ancora prima di aprirlo, sento i passi di mia sorella muoversi piano; lungo il corridoio. Anche lei, con la fretta di uscire di casa il prima possibile.
Allora…
Scelti un paio di jeans ed una maglia che non sia troppo pesante, ma neanche troppo leggera; mi sbrigo ad infilare le scarpe.
Giù per le scale cerco di non fare troppo rumore, abituata a stare attenta perché nessuno si svegli prima del necessario.
Quindi, rimandando l’appuntamento con la colazione, in due ci chiudiamo la porta di casa alle spalle.
Le altre amiche ci aspettano alle sette. Dieci minuti appena, per arrivare.
In macchina, entrambe rimaniamo in silenzio. È bello poter vivere la città in un giorno di festa.
Nonostante il cielo sia grigio, grigio, grigio… i colori degli stendardi, appesi alle finestre delle case, regalano ovunque un pizzico di allegria.
Scendiamo dall’auto, con il cappuccio delle giacche a vento già tirato su. Ha cominciato a piovere.
Non che importi molto. La pioggia non ferma mai, in certi casi. Ma, il timore di ammalarsi è grande.
Ci incamminiamo lungo la via, già salutando con la mano Valeria che ci sta aspettando.
“Che levataccia, è?”.
Innegabile.
Innegabile che sia stata dura. Intrattenibile uno sbadiglio.
Sbadigliamo in tre, prima di girare i piedi in direzione del monte ed incamminarci per quel poco che ancora rimane della città… fino agli stradoni.
Quando le suole delle scarpe lasciano l’asfalto per poggiarsi sopra alla terra rossastra, sta piovendo di brutto.
Per un istante maledico la svogliatezza, che mi ha fatto preferire gli occhiali alle lenti a contatto. Poi, però, ripensando alle diverse volte in cui mi sono torturata gli occhi per il fastidio, ritorno sui miei pensieri e mi limito a sorridere. Servirebbero i tergicristalli.
Lungo tutto il percorso, perlopiù rimaniamo in silenzio. Un po’ per la fatica. Un po’ per la pioggia. Ma… soprattutto, per la grandissima emozione.
Ancora poco e saremo di nuovo in tanti. Di nuovo in tanti a rendere omaggio. Di nuovo in tanti intorno a quei tre simboli... simboli di tradizione. D’amore. Di rispetto. Di devozione. E, perché no, anche simboli di dissenso e di “polemica”.
Perché, come per la vita di tutti i giorni, non si può essere sempre tutti uniti. Non si può essere sempre tutti d’accordo.
Così, anche nel manifestare il profondo legame al Santo Patrono Ubaldo, alle volte si sbaglia.
Ma, l’importante è non crogiolarsi nello sbaglio. Andare avanti e sperare di riuscire a fare sempre meglio.
Quando le porte della basilica si aprono per farci uscire, subito dopo il canto che tutti i cuori anelavano di sentire, grida di gioia incontenibile riempiono l’aria. Non piove più, ma è inutile sperare nell’improvvisa comparsa del sole.
Come ogni anno, allora, dopo i primi minuti di festeggiamenti per quell’imminente ritorno in città, ci avviamo lungo il percorso dell’andata. Stavolta si chiacchiera, si ride, si scherza e si canta. C’è la musica e poco importa se anche il vento ha deciso di non voler giocare a nostro favore. Il caldo di quel momento speciale batterebbe qualsiasi gelo.
Sempre al fianco di mia sorella e di Valeria, a tratti mi scopro a trattenere il respiro… per la smania di essere di nuovo in città. Presto in città.
Quando le rughe delle pietre tornano a pararsi davanti ai miei occhi, sorrido per l’ennesima volta.
Siamo arrivati. Ed, in men che non si dica, raggiungiamo lo splendore di piazza Grande. La bellezza del pennone rosso issato proprio nel mezzo. La magia di quella pre-festa.
Il suono del Campanone annuncia alla città tutta la sua gioia. I Ceri sono tornati. Il prossimo 15 maggio… l’unico pensiero.

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