“Sì! Devo proprio
ammettere che, di tutti gli incontri fatti, questo è stato in assoluto il più
interessante”.
C’era voluto un po’, ma
alla fine Alessio si era deciso e le aveva rivolto la parola.
Anna non era una bellezza
particolare, ma aveva quel non so che… per cui Alessio era rimasto affascinato
sin da subito.
Sarà stato per via di
quell’aria sempre un po’ fra le nuvole. O per colpa di quegli occhi scuri che,
nonostante gli occhiali davanti e l’assenza di trucco ad abbellirli, sapevano
stregare.
“Sono d’accordo. Questa
lezione dedicata alle opere ed alla vita di Klimt è uno dei motivi per cui ho
deciso di prendere parte a questo corso estivo”. Anna sorrise.
Avrebbe voluto aggiungere anche
che era intenzionata a cimentarsi presto con il suo stile, ma non lo fece.
Riprendendo a guardare la
strada, in silenzio, continuò a macinare passi in direzione del motorino
lasciato poco lontano dall’uscita dell’edificio.
Era già alle prese con l’immancabile
caccia al tesoro che, ogni volta, doveva intraprendere nella borsa in cerca
delle chiavi, quando il fatto che Alessio continuasse a rivolgersi a lei senza
alcun imbarazzo la stupì di nuovo.
“Pensi che potremmo uscire
stasera, per un gelato?”.
Era da un po’ di tempo che
non le capitava di avere un appuntamento. Per questo, esitò.
Servì che gli occhi di lui
le sorridessero speranzosi, perché le labbra riuscissero a schiudersi ed a far
uscire un flebile: “Certo”.
Un “Sì” gli sarebbe
piaciuto certamente di più. Ad ogni modo, Alessio apprezzò la rapidità con cui
le aveva risposto ed il fatto di averla vista arrossire leggermente.
“Nove e trenta in piazza…
per te va bene?”.
“Perfetto”.
Entrambi non aggiunsero
altro. Ognuno per la propria strada, piuttosto, si affrettarono a rincasare e a
prepararsi per quell’imminente dopocena fuori programma.
Anna avrebbe voluto
evitare il panico tipico di chi si trova di fronte ad un armadio aperto e –
nonostante questo sia colmo di possibilità – non sappia cosa scegliere.
Ma… Mentre camminava per
raggiungere la piazza, cercando di non far impazzire l’orologio al polso con
occhiate cariche di tensione che si distanziavano l’una dall’altra di sessanta
secondi a mala pena, dovette ammettere che c’aveva messo più del necessario a
scegliere un semplice paio di jeans ed una canottiera nera altrettanto
essenziale; sopra la quale si era limitata ad aggiungere una collana colorata
dalla perle grosse di legno.
“Ciao, stai benissimo!”.
Alessio doveva essere
arrivato in anticipo, perché Anna aveva appena fatto in tempo a svoltare l’angolo
che se l’era ritrovato davanti.
Guardandolo nel complesso,
le riuscì piuttosto naturale lasciarsi sfuggire un: “Anche tu”.
Se non altro, il rischio
di rimanere a fissarsi senza riuscire ad aprire bocca era già stato
scongiurato.
Vagliando le possibilità
relative al gelato, scelsero presto di incamminarsi verso la parte est della
città e – come se tutto l’imbarazzo che ognuno di loro teneva a bada dentro non
esistesse - altrettanto velocemente
presero a parlare degli argomenti più disparati.
Non che il corso d’arte
non consentisse un giusto confronto tra i partecipanti, ma… un conto era
disquisire sugli artisti che – ognuno a proprio modo – avevano lasciato una
traccia indelebile sul mondo; tutt’altro paio di maniche era focalizzare l’attenzione
unicamente su loro due. Praticamente, due estranei.
Anna si stupì più volte
del modo in cui Alessio la osservava, mentre era intenta a rispondere a qualche
domanda o mentre era lei a dar voce agli interrogativi che, man mano che la
conversazione cresceva, chiedevano di essere soddisfatti.
La profondità di quegli
occhi sembrava non esserle nuova, eppure…
Non ricordava di aver mai
incrociato lo sguardo di Alessio; tra una parola ed un'altra di Madame Julie; l’eccentrica
artista italo-francese che, trasferitasi nella loro stessa città ormai da
qualche anno, aveva presto trovato il modo di coinvolgere il Comune e non solo
in diversi progetti che riguardavano l’Arte.
“Ci fermiamo qui?”.
In realtà, avevano già
oltrepassato un’altra gelateria ed un bar, ma… Alessio aveva preferito
continuare a camminare senza interruzioni, consapevole di avere ancora quella
possibilità a disposizione.
Quando Anna si ritrovò a
fissare l’insegna luminosa della gelateria, lo stomaco si chiuse all’improvviso.
“Che ne dici, invece, se continuiamo a camminare?”. Si allontanò di un passo da
lui, per nulla intenzionata a cedere su quella prospettiva.
Pochi secondi appena e
Alessio le fu accanto: “Come vuoi tu”. Fu tutto ciò che rispose, non riuscendo
comunque a negare a sé stesso che… anche il suo stomaco era chiuso.
No.
No. No. No.
Chi voleva prendere in
giro?
Il suo stomaco non era
chiuso. Il suo stomaco era in subbuglio.
Sorrise, ripensando a
quante volte gli fosse già capitato di sentire l’espressione: “farfalle nello
stomaco” e ripensando a come, ogni volta, nella sua testa avesse negato la
possibilità di ritrovarsi in una situazione del genere.
Almeno, fino a che le
farfalle non presero ad avere un nome ed un volto. Quello di Anna.
“Non trovi che sia una
serata stupenda? Peccato le macchine… che non danno tregua”.
Era vero. Di quei novanta
minuti che avevano già passato insieme, venti – minimo – erano serviti per
evitare che uno dei due finisse sotto le ruote di qualche veicolo autorizzato
per le zone a traffico limitato.
“Sì… penso… penso…”.
Alessio avrebbe voluto
confessare che gli sarebbe sicuramente piaciuto ripetere l’esperienza, una
volta che quel primo appuntamento fosse giunto al termine ed il momento dei
saluti sarebbe rimasto tutto ciò che avrebbero potuto vivere insieme. Ma… le
parole in gola si bloccarono di colpo e tutto ciò che gli riuscì di fare,
invece che riprendersi e tentare comunque di sputare il rospo, fu cambiare
discorso.
Allora… parlarono di
libri, di film, di musica. Di tutto quello che, fino a quel momento, non
avevano parlato; preferendo concentrarsi di più sulla loro comune passione per
l’Arte.
Lo spazio di altri
settanta minuti, sempre a camminare, ed era già domani.
Alessio sorrise tra sé,
pensando a quanto sarebbe stato bello poter bloccare le lancette dell’orologio.
Giusto un attimo per quel
pensiero, che subito le parole – stavolta – oltrepassarono il confine delle
labbra: “Si potesse rimanere in questi sessanta secondi…”.
Gli occhi la stavano
accarezzando veramente, come mai avevano fatto con qualcun altro. Anna si sentì
arrossire, ma… non evitò quello sguardo.
Senza rispondere, prese a
fissarlo a sua volta e – in men che non si dica – lo sguardo si trasformò in un
bacio.
Non in un bacio lungo. Non
in un bacio sfacciato o prepotente.
Le labbra di lui si appoggiarono
appena su quelle di lei; tanto vicine da sentire il respiro caldo prima del
contatto.
Si sfiorarono. Sorrisero all’unisono.
Prima di separarsi di nuovo.
“Tutto questo parlare di
Klimt, deve avermi ispirato”.
Alessio non sapeva se dover
aggiungere o meno delle scuse, per essere stato tanto precipitoso. Ma… anche
ammettere che non era sua abitudine comportarsi in quel modo, non avrebbe avuto
comunque senso.
Allora… scoppiò a ridere.
Per la prima volta, da quando
era in compagnia di Anna, rise di gusto e – nel vederla reagire alla sua
allegria, con altrettanta vitalità – la baciò di nuovo.
Il 14 luglio 2012 il mondo
intero avrebbe celebrato, appena sorto il sole, i 150 anni dalla nascita di un
precursore.
Il 14 luglio 2012, sotto
ad un cielo ancora stellato e lontani da qualsiasi altro pensiero, Alessio ed
Anna avevano appena creato il loro personalissimo… Bacio.
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