Guardarsi.
L’eternità prede lo spazio di un
secondo. Il respiro si spegne, lasciando il corpo in balia del momento.
Sentire il cuore aumentare i
battiti e sapere che tutto quel rumore è per te.
Tu non lo senti. Continui a
fissarmi negli occhi.
Vorrei che non lo facessi. Non leggerli come fossero
un libro aperto. Rispettali, piuttosto, come fossero una cassaforte di cui non
conosci la combinazione.
Non voglio che tu sappia che è
difficile. Non voglio che tu capisca che sto combattendo con il dolore.
Nessuno dovrebbe combattere in
questo modo, apparendo inerme di fronte al mondo. Nessuno dovrebbe vacillare
tanto, apparendo sicuro di fronte al mondo.
Vorrei poterti chiedere di
amarmi. Allora, sarebbe facile. Vorrei potermi avvicinare a te con una mano.
Vorrei poter sorridere e gioire, osservandoti mentre la stringi nella tua.
Sarebbe bello sentirti, pelle
contro pelle. Interessante, immaginare le nostre linee del cuore intrecciarsi in
un infinito.
Invece…
Ti guardo e torno a respirare. Per
non morire, dentro al pozzo nero dei tuoi occhi indifferenti. Ti guardo e
sospiro dentro, mentre i nostri momenti si separano.
E un secondo torna ad essere null’altro,
che la sessantesima parte di qualcosa di più. Senza te.
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