Tolse gli occhiali
da sole, un attimo prima di entrare in negozio.
Aveva con sé il
portafogli, il cellulare e un libro.
Non era abituato a
cose del genere. Sentì il dubbio di voler fare marcia indietro.
«Buongiorno! Posso
esserle utile?». Il sorriso spontaneo della ragazza dietro il bancone lo
convinse a farsi coraggio.
«Buongiorno a lei!
Preferirei dare un’occhiata prima, se non le dispiace». Si avviò verso lo
scaffale, dritto davanti a sé. Cercò di perdersi tra ninnoli vari per le feste
e pacchi interi, di stoviglie di plastica in ogni forma e colore.
Gli era bastato
alzare gli occhi al soffitto, per capire di essere nel posto giusto. Fiori di
palloncini erano appesi ovunque.
Si fermò un attimo,
a guardare la parete riservata alle candeline. Non era lì per un compleanno.
Avvicinandosi
lentamente al bancone, sorrise di nuovo. Chissà perché, quel secondo sorriso fu
più stentato.
«Potrei… potrei
avere un mazzo di palloncini rossi?». Chiese indicando i pacchetti colorati
alle spalle della ragazza.
«Che non siano palloncini
troppo grandi… vorrei somigliassero a un mazzo di rose».
La ragazza dietro
il bancone sorrise di nuovo. Aveva dei bellissimi occhi azzurri, che si
accesero di curiosità.
«Sono un regalo
per la sua ragazza?».
Non avrebbe dovuto
chiederlo. La discrezione era la prima buona regola del venditore.
Già alle prese con
la scelta dei palloncini giusti, si affrettò a scusarsi: «Mi dispiace. Non
volevo essere invadente».
Le era rimasta
viva dentro la curiosità di sapere per chi fosse quel mazzo di palloncini
rossi, ma fece finta di niente.
Gonfiati i primi
quattro, si rese conto di aver bisogno di un’altra informazione.
«Quanti?». Aveva
cominciato a contare gli stecchi, che sarebbero serviti per tenerli fermi tra
le mani.
«Qual è il numero
giusto, per chiedere a una ragazza di uscire con te?». Conosceva la mania che
c’era, per le rose, di regalarle a dozzine o a mezze di esse. Chissà se… per i
palloncini valeva altrettanto?
Stava torturando
uno spigolo del libro con le dita, quando la voce della ragazza si decise a
tranquillizzarlo: «Direi che dodici possano andare bene. Sarebbe proprio un bel
mazzo!». L’ennesimo sorriso. «Fosse un regalo per me, ne sarei entusiasta!».
Risero entrambi.
«Potrebbe reggere
un attimo qui, per favore?». Gonfiato anche l’ultimo palloncino, serviva di
trovare qualcosa per riuscire a tenerli insieme.
«Che ne pensa di
un grande fiocco di raso verde?». Non era pratico di certe cose. Si limitò ad
annuire.
«Posso aggiungere
delle farfalle finte?». Annuì di nuovo. Si ricordò del libro che aveva con sé.
«C’è il modo di aggiungere
questo? E… vorrei scrivere un biglietto, se ha una penna da prestarmi».
I cartoncini,
insieme con le buste colorate, erano sistemati vicino alla cassa. Ne prese uno
di un verde più leggero, rispetto al nastro di raso che la ragazza aveva scelto
per il fiocco.
Trovata una penna
vicino la calcolatrice, pensò un attimo a cosa scrivere.
Non era bravo con
le parole. Mai stato.
Passati
inutilmente cinque minuti, decise di lasciarsi ispirare da una frase del libro.
L’uomo dei palloncini volanti lo
avrebbe aiutato.
Vorrei essere per
Te, un Principe Azzurro!
Si ritrovò a
sorridere. Chi l’avrebbe detto.
Lui. Proprio lui,
che era sempre stato dell’idea di non credere in certe cose.
Era bastato uno
sguardo. Un sorriso. Poco di più. Per ritrovarsi ad avere a che fare, con il
suo sogno più grande!
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