Ho sempre creduto nella forza delle persone. Di qualunque forza si tratti,
c’ho sempre creduto.
Ho sempre creduto nel forza dei sentimenti. Di qualunque sentimento si
tratti, c’ho sempre creduto.
Ho sempre creduto nella forza della sincerità.
Di sincerità ce n’è una sola. O si è sinceri, o non lo si è.
E se lo si è, anche se le parole non riescono a trovare la via d’uscita
delle labbra, esistono tanti modi di esserlo.
Anche il non esserlo ha mille e più forme. Si può non esserlo per un po’.
Allora, in quel caso la forza della sincerità torna a vincere su quanto di non
sincero si è commesso. Oppure… si può non esserlo per indole.
Ecco. Di questa ultima categoria di individui ho paura. Perché chi non
è sincero per indole, alla fine non si accorge nemmeno del male che fa con le
proprie bugie o, qualora se ne rendesse conto, ne gode.
La non sincerità è subdola, perché in grado di indossare tante
maschere, perché in grado di osservare due occhi che piangono e rimanere
impassibile, come se non ne fosse l’artefice, perché in grado di distruggere
come un uragano le rose nei giardini altrui e continuare ad annaffiare quelle
del proprio, senza accorgersi che sono secche.
La non sincerità è un cuore più arido di un deserto. È un proiettile
che, se decide di prenderti a bersaglio, non si riesce a schivare. Perché la
non sincerità è anche furbizia. Non la furbizia positiva. Quella che ti fa
capire come muoverti per farcela, no. È furbizia nell’accezione più negativa
che possa esistere. È il credersi padroni del mondo, pur possedendo poco più di
una manciata di polvere, è il credersi al di sopra di tutto e di tutti, pur
essendo più bassi di un chicco di riso, è il credersi burattinai con le vite
altrui, senza capire che ci sarà sempre chi sarà in grado di tagliare i fili.
Perché se c’è un’altra cosa vera della non sincerità, oltre a tutto
questo, è che ha sempre e comunque raggio d’azione limitato. Folle sarebbe
colui che, nel sentirsi ferito da una non sincerità ricevuta, rimarrebbe con le
mani in mano a guardare la vita andare in pezzi.
Di fronte a una non sincerità ho provato a credere. E per un po’ ho
creduto di aver visto giusto e che si trattasse di sincerità. Ho provato a
fidarmi di piccoli segnali, di quelle strane coincidenze che a mio avviso li
legavano in maniera a volte spaventosa alla vita reale, ho provato a non
ignorare il forte rumore che questi piccoli segnali facevano nel cuore. Un eco
in grado di uccidere e impossibile da zittire.
Poi, però… come tutte le sincerità che non lo sono, anche per questa è
giunta l’ora di abbassare la maschera. È stato come ritrovarsi davanti il
vuoto. Il nulla. Non un fantasma. Non un qualcosa di qualcosa che comunque è
stato. Un niente di cui solo io avverto gli effetti e per cui solo a me
rimarranno cicatrici.
Di fronte a questo vuoto immenso, è prepotente il rumore dei perché.
Perché è successo? Perché a me? Perché avvicinarsi ad una persona,
pretendere in qualche modo la sua attenzione, per poi ferirla… invece di
renderla felice?
“Fai rumore nei sogni di qualcuno solo per farlo svegliare con il
cuore felice. Altrimenti lascialo dormire” (M. Bisotti – La luna blu).
Ecco. Non ho mai chiesto di più alle persone. Come… non ho mai dato di
più. Ho assicurato la mia presenza e il mio affetto solo quando lo volevo
veramente e ho sempre e solo chiesto di non essere ferita.
Non perché penso di essere più speciale di altri, no. Ma… perché la
vita è una sola e mi stupisce ogni giorno accorgermi di quanto siano poche le
persone che l’hanno capito veramente. La vita è una sola ed è un dono. Allora mi
domando… perché esistono ore di vite altrui spese a giocare con le parole o a
far soffrire senza sapervi porre un freno?
Alcuni si giustificano dicendo di non aver mai provato dolore, ma… per
chi sa cosa può voler dire stare male… perché? Per chi ti ha fatto credere che
il valore di ogni singolo giorno è importante, per chi ha la forza di ammettere
che anche vivere alla giornata può regalare le sue soddisfazioni, per chi crede
che non vivere con i rimpianti sia il modo migliore di procedere verso l’inevitabile
fine comune… perché?
Perché perdersi nei dettagli? Perché non credere allora alle cose
semplici? Perché ferire e non essere nemmeno in grado di dire? Perché dubitare
del bello e del buono e reputare normale e accettabile il brutto e il cattivo?
“So che è difficile, so che potrei avere delle responsabilità, ma…
spero tu ce la faccia a stare meglio”. Sarebbe un buon modo, per ridare un po’ del
colore della verità ad un atroce bugia.
Invece… no. Le maschere che ad un certo punto hai capito di avere
davanti non cadono, la tua vita si allontana sempre di più da quella che
avresti voluto che fosse, mentre la consapevolezza di non poterci fare niente
aumenta e fa malissimo.
Anche fosse tutto uno spettacolo intorno a te, non si può essere l’unica
comparsa inconsapevole dello show e pretendere di stravolgerne la regia secondo
i dettami del cuore.
Allora… anche se non indossi maschere, una ti costringi a metterla
davanti. Di quelle che coprono, di quelle colorate con le sfumature più
sgargianti. Di quelle con su stampato un sorriso.
Perché gli altri possano non vedere le lacrime scorrere a fiumi sulle
tue guance e possano non leggere quelle pagine e pagine di interrogativi senza
risposta nei tuoi occhi. La fissi bene, perché stia su per un po’.
Ancora non sai per quanto, ma…
Sai che prima o poi la getterai a terra e lascerai che si rompa in
mille pezzi.
Sai che prima o poi le tue vere
labbra avranno indosso il sorriso più bello del mondo, quello che si incontra
nell’espressione di chiunque – nonostante le botte ricevute – non ha mai perso
la forza per credere che vivere è bello, come bello è credere nella forza e
nello splendore dei veri sentimenti.
Sai che prima o poi… tornerà il sereno. Perché che ‘non può piovere
per sempre’ è più vero di quanto si voglia credere.
Accarezzi il tuo viso di porcellana e cominci già a contare i giorni.
non c'è momento più bello di quando lasci cadere la maschera per sorridere davvero. molto intenso questo post, anche se un po' amaro, è molto bello.
RispondiEliminaun abbraccio
Sì... sono d'accordo con te e sono felice di ritrovarmi oggi a rispondere a questo tuo commento, con la consapevolezza di non aver coperto il mio volto... ho tenuto la maschera a portata di mano fino alla fine... poi, però... come per magia è arrivato il coraggio di farcela senza nascondersi... ho affrontato la situazione che mi sta a cuore con sincerità e... ho buttato a terra la maschera. quando è stato il momento di fissarla su, ho scelto di lasciar vedere... camminando sopra ai pezzi di ciò che avrebbe dovuto coprirmi. Non è sempre facile, ma... :-) Grazie e buona domenica!
EliminaCondivido pienamente Elisa e vorrei farti i complimenti per le foto su fb
RispondiEliminaGrazie mille Simo, per tutto! Un abbraccio, a presto ;-)
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