«Se
prometto di portarti fuori a cena una sera delle prossime, me lo faresti un
favore?».
Con
il cellulare ancora a mezz’aria tra l’orecchio e la spalla, Alice non aveva
fatto in tempo a dire ‘pronto’.
La
sveglia sul comodino era suonata già da un po’. L’aveva spenta con il gesto
meccanico della mano, si era rigirata sotto alle coperte e si era rimessa a
dormire.
Non
avrebbe saputo dire che ore erano. Ma, sapeva con certezza che nessuno la stava
chiamando perché in ritardo per il lavoro.
«Si
può sapere di cosa parli? È tanto urgente, da non poter aspettare l’anno
nuovo?». Conosceva Giordano da un po’ di tempo, ormai. E sapeva bene che non
era il tipo da smuoversi facilmente per qualcosa. A volerla dire cruda, si
contavano praticamente sulle dita di una mano le cose in grado di
entusiasmarlo.
«Lo
so. Lo so…lo so, lo so. Immagino che tu abbia ancora mille cose da fare, per i
festeggiamenti di questa sera. Ma, ti assicuro di non poter aspettare oltre».
Il
menù per il cenone in famiglia era stato pianificato, ma era ancora tutto da
preparare. Di giri per i negozi ne mancavano ancora due o tre prima di sera. E
doveva affrontare l’armadio, nella speranza di riuscire a scegliere in poco
tempo che cosa indossare per accogliere degnamente quel 2014 che era alle porte.
«In
effetti… sei proprio sicuro di non poter rimandare?». Alice provò a tirarsi
indietro di nuovo, senza nemmeno cercare di indovinare di che cosa potesse
trattarsi. Ma, Giordano doveva averle telefonato con la ferma convinzione di
non ricevere un ‘no’ come risposta.
«Assolutamente».
Rispose secco. Poi, con le parole un po’ più tremanti, Alice lo sentì
aggiungere: « È per via di una ragazza». Sarebbe stata pronta a scommettere che
fosse arrossito.
Non
avevano mai parlato molto insieme. Ma, nemmeno tanto poco. Eppure, quella era
la prima volta che Giordano le parlava di una ragazza. Doveva trattarsi di una
Lei davvero importante, per indurlo a fare quella telefonata la mattina del 31
dicembre e per portarlo praticamente ad implorare il suo aiuto.
«Cosa
c’entrerei io?». Alessia lo domandò, cercando di trattenere uno sbadiglio. Ma,
quando ottenne la risposta le parve praticamente inutile averlo chiesto.
«Tu
sei l’unica che può riuscire ad aiutarmi a convincerla, che sono il tipo che fa
per lei».
Non
era la prima volta che qualcuno sceglieva di farle recitare la parte di Cupido.
Alle medie aveva perso il conto di quanti bigliettini, con su scritte parole
sue dalla grafia di altri, erano girati sotto i banchi per San Valentino. E
alle superiori non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di tenere a
mente il numero degli sms che aveva ideato, lasciando che i compagni o le
compagne li spacciassero per il frutto dei loro sentimenti.
Doveva
avere addosso un nonsoché invisibile ai suoi occhi, ma capace di renderla l’aiutante
perfetta agli occhi degli altri.
C’era
anche da dire che, quando si trattava di questioni di cuore, non riusciva
proprio a tirarsi indietro. Cercava di scovare ovunque un pizzico di passione,
adorava l’idea di essere una piccola aiutante del Destino e adorava… adorava fino a impazzire i lieto
fine. Questo, però, non lo disse a Giordano.
Cercando
di chiudere alla svelta quella telefonata e lasciando sottintendere che
l’avrebbe aiutato, chiese solamente: «Hai già in mente come fare?».
Neanche
a dirlo, Giordano rispose di no. Si vergognava anche un po’ a doverlo
ammettere. Ma, ritrovarsi a chiedere il suo aiuto per telefono, mentre era
ancora chiuso in bagno e con lo specchio davanti a sé in parte ancora offuscato
dai vapori della doccia, era tutto ciò che era riuscito a fare.
«Quando
la vedo comincio a sudare, come fossi nudo in pieno deserto. Anche parlarle non
è uno scherzo. E non fosse per il fatto che non ci capita spesso di ritrovarci
occhi negli occhi a conversare, non sarei ancora vivo. È grazie a lei che ho
scoperto il rischio di diventare balbuziente. Ed è sempre grazie a lei che la
mia pelle può essere pallida d’inverno, abbronzata d’estate e rossa come un
carbone acceso tutte le volte che mi emoziono anche solo pensandola».
Gli
pareva di non dover aggiungere altro, ma rimase comunque in cerca di altre
parole.
Alcuni
istanti di silenzio, poi con Alice si salutarono.
«Tra
mezz’ora sotto all’orologio può andar bene? Mi accontenterò che tu mi offra una
colazione, per il momento». Alice era sicura che fosse il momento migliore per
entrambi, ma Giordano controbatté subito: «Facciamo sia colazione, che pranzo?
Così saldo subito il mio debito e non se ne parla più. E se avrai delle
commissioni da sbrigare… sarò felice di accompagnarti».
Poteva andare. Alessia
appoggiò di nuovo il cellulare sul comodino e si alzò in fretta per vestirsi.
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