«Ehi…
che fai?».
«Butto
la carta… perché?».
«Senza
leggere il bigliettino? Non lo sai che un Bacio
si mangia praticamente apposta?».
Riccardo
rimase a guardarla in silenzio. Angela aveva quel sorriso furbetto, che lui
trovava bellissimo.
«No!
Credo che un Bacio si mangi,
piuttosto, perché è un cioccolatino buonissimo. Personalmente, adoro lo
scrocchiare della nocciola intera sotto i denti e il sapore deciso, ma non
troppo, del fondente; per cui vorrei mangiarne sempre uno in più».
«Ma
senti tu! Che razza di…», Angela bloccò il discorso sul nascere. Non perché
fosse intenzionata a dargli vinta la partita. Al contrario. Con pacatezza, ma
con decisione, aggiunse d’un fiato: «Se vuoi sentire lo scrocchiare di una
nocciola intera sotto i denti, basta mordere una qualunque tavoletta di
cioccolato che ne abbia. Ma… se mangi un Bacio,
è perché credi nella bellezza intrinseca dei messaggi che custodisce. Non si
può mangiare un Bacio e non leggere
il bigliettino. È contro… è contro…». A dire il vero, Angela non avrebbe saputo
dire a che cosa, di preciso, la questione andasse contro. Ma, continuava a
essere certa di una cosa. Non si mangia un Bacio,
senza gustarne anche le parole.
«Non
vorrai mica diventare come quegli uomini cinici, che girano per le strade del
mondo e che non sono più nemmeno in grado di alzare gli occhi al cielo, per
accorgersi delle stelle?».
«Ma…
io non sto ignorando le stelle, non l’ho mai fatto finora e spero di non
ritrovarmi a farlo più avanti, quando di anni ne saranno passati di più e –
forse – le delusioni vissute potrebbero essere superiori alle conquiste. Spero
di ricordarmi sempre, che le stelle ci sono».
Sembrava
assurdo come, dal niente, fossero finiti a parlare di cose tanto astratte,
quanto fondamentali. Il cielo, le stelle, il significato intrinseco di ogni
cosa, il futuro e le aspettative. Angela sorrise ancora.
«Ok…
ok! Però… c’è sempre il rischio che il cinismo e il disincanto si insinuino,
piano, piano, in una personalità, a partire da un semplice bigliettino dei Baci. Andiamo! Sarebbe come giocare al
Lotto e non verificare se si è vinto qualcosa. Come acquistare un Gratta e Vinci
e non grattarlo. Se qualcuno ha pensato di mettere un biglietto insieme a un
cioccolatino… una ragione ci sarà, no?».
«Ssss…sì!».
Riccardo non sembrava troppo convinto, ma Angela scelse di non farci caso.
Rimase a guardarlo, mentre sembrava giocare tra le dita con una pallina di
carta stagnola. Il bigliettino era tutto stropicciato, ma ancora leggibile.
«Cosa
c’è scritto?», gli chiese con un’espressione carica di aspettativa.
«L’amicizia è il matrimonio dell’anima.
Voltaire». Riccardo rimase con il bigliettino in mano.
Doveva ammetterlo, tra il non leggerlo e l’averlo letto era lo stesso. Elogi inutili, di buoni sentimenti il più delle volte non protagonisti nel mondo.
Doveva ammetterlo, tra il non leggerlo e l’averlo letto era lo stesso. Elogi inutili, di buoni sentimenti il più delle volte non protagonisti nel mondo.
«Beh!
Cos’è quella faccia? Non pensi che sia vero?». Angela non era intenzionata a
cedere, però… c’era rimasta male, nel percepire il più totale disinteresse in
quei due occhi scuri che adorava.
«Vediamo
se riesco a trovare il modo di strapparti un sorriso. Te l’ho mai detto, che
quando sorridi sei bellissimo?». Riccardo gliene regalò subito uno, ma Angela voleva
vedere le stelle.
Strappò
un pezzo di carta dal fondo della piccola rubrica telefonica, che aveva cura di
portare sempre con sé, qualora il cellulare avesse deciso di darle forfait
all’improvviso, per scongiurare il pericolo di rimanere senza contatti a
portata di mano.
Trovò
in fretta anche una penna e scrisse veloce.
«Ecco…
tieni!».
Riccardo
l’aprì e lesse ad alta voce: «T puntato, A puntato».
«Vuol
dire Ti Amo… no?!?».
«E…
perché non lo hai scritto per esteso?».
Angela
sorrise.
«Perché,
in quel caso, tu non mi avresti chiesto niente e io non avrei potuto dirtelo ad
alta voce… che ti amo… ti amo, più di quanto abbia mai amato qualcuno».
«Ripetilo
ancora, allora. Voglio sentirlo di nuovo».
«Ti
amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo….», Angela avrebbe potuto continuare a
dirlo all’infinito, se Riccardo non fosse riuscito a zittirla con un bacio.
Niente
cioccolato fondente, niente nocciole intere e croccanti. Solo l’incontro di
quattro labbra, vogliose di non perdersi mai.
«Anche
io ti amo… tantissimo!», Riccardo sorrise. Fu in quel sorriso, fatto anche
dagli occhi luminosi e fissi, immobili su di lei, che Angela riuscì a vedere le
stelle.
«Io… di più».
L'amore vince sempre!!!
RispondiEliminaSono proprio d'accordo, Simo... grazie mille della visita. Un abbraccio. PS: Se vorrai dare uno sguardo al Post successivo a questo, è partita l'iniziativa BlogInterviste, per Il Rumore dei Tasti... quando vuoi, sarei felicissima di poter scrivere di te e della tua passione per la poesia. A prestissimo, spero :-D
EliminaBuona serata
Ah, che dolcezza! Ho gli occhi a cuoricino! :-)
RispondiEliminaUn abbraccio