Quei sorrisi che nascono da incontri
strani. Di quelli che durano un attimo, ma che hanno comunque in loro la
capacità di riuscire a creare conversazioni strane. Brevissime; ma strane. Quei
sorrisi che nascono nel primo istante del dopo. Quando è già tutto passato, ma
è ancora tutto fresco per riuscire a fare a meno di pensarci. Non lo so. Mi sono
ritrovata a pensare che, in fondo, anni addietro neanche io mi sarei immaginata
così; oggi. Mi sono ritrovata a dirmi fortunata; felice… dopotutto. La porta è
sempre la stessa. L’ambiente è tipicamente aziendale. Indosso una salopette, di
quelle blu da lavoro, sporca in moltissimi punti. Ormai è più blu nell’immaginario,
che nella realtà. Ai piedi ho il solito paio di antinfortunistiche bruttissime
e sporchissime anche loro, le stesse che da settimane mi stanno supplicando di cambiarle
e di concedere loro il pensionamento. Vedremo. Un giovane è appena arrivato con
il furgoncino di un corriere e sta cercando proprio l’azienda per una consegna.
Ha da attendere, ma io non posso trattenermi per tenergli compagnia. Un paio di
minuti e me lo ritrovo vicino: “Lo sai che è la prima volta che mi capita di
vedere una ragazza fare un lavoro del genere?”. Mi affretto a specificare che
non sono l’unica donna lì e lui sgrana gli occhi. Forse, ha una scarsissima
esperienza lavorativa. Non saprei. “Scommetto che non sei una di quelle ragazze
tutte ‘Mimimì’”? Mi risulta difficile perfino scriverlo, in quel momento sono
riuscita a evitare a stento una risata. “No… non direi”. A dire il vero, pensandoci
meglio, ma com’è che è… una ragazza tutta ‘Mimimì’? Ricordi non troppo vaghi di
femmine con la puzza sotto il naso mi
tornano in mente, incontri casuali che si sono dissolti nel nulla in meno di un
secondo. Fosse questa la definizione per quel genere di persona… no! Non sono
proprio io. Inaspettatamente, sento crescere dentro un senso d’orgoglio; di
soddisfazione. Mentre il ragazzo continua a elargire complimenti in merito a
quanto possa essere bello assistere a ciò che i suoi occhi osservano in maniera
del tutto esterrefatta, penso che anni addietro non mi sarei immaginata così,
ma che non mi dispiace esserlo ora. “Non è poi così male, in fondo! Nulla che
una donna non riesca a fare”. Sorrido. “Ne sono convinto. Penso che, anzi,
dovrebbero essere in più a pensarla come te”. Mi sono chiesta che genere di
ragazze conosca o sia abituato a frequentare. Forse… sarebbe il caso di
allargare un po’ il giro e permettere agli orizzonti di allargarsi. A tratti mi
è sembrato di percepire un pizzico di cliché di troppo, comunque… Ci siamo
salutati con un “Buon lavoro” reciproco. Rimasta tra il perplesso e il felice,
ho ripreso ciò che stavo facendo; soddisfatta di ciò che non mi sarei mai
aspettata di essere ma, in effetti, sono!
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