«Non
puoi escluderlo a priori!».
Un concetto
che mi sta dando parecchio da fare, ultimamente. Di qualunque cosa si tratti.
In ambiti totalmente diversi tra loro. In momenti più o meno frequenti che, non
senza difficoltà, riescono ad avere qualcosa in comune.
C’è da dire
che… funziona! Alle volte; almeno.
Sta
funzionando per i libri.
Provo ad
aumentare il numero delle mie ‘letture inusuali’ e, grazie anche a nuove
conoscenze fatte tramite il Web (leggi Facebook), provo a non escludere nulla (o
quasi!).
Facile?!?
Non sempre!
Ne vale la
pena? Sicuramente!
Il nuovo
libro appena conosciuto, di cui vorrei provare a parlarvi un po’?
Ve lo
presento nello stesso modo in cui è stato presentato a me…
La
tentazione di averci nulla a che fare all’inizio è stata forte. Poi però, lette
le poche pagine di un estratto, non ho permesso che avesse la meglio.
Stefano
Mancini ci sa fare.
Il suo è
uno di quei libri in grado di catturare l’attenzione sino ai massimi livelli
(anche il mio stomaco ne sa qualcosa… :-P). Un mix di generi che è ben dosato e
che sa accontentare anche i lettori più esigenti.
Forse
perché non è un libro d’esordio, la storia è strutturata in maniera particolare,
particolareggiata e affascinante.
Laureato in
giornalismo e iscritto all’Ordine dei professionisti dal 2005, Stefano lavora
come redattore presso un’importante testata nazionale ed è direttore
dell’agenzia “Aragorn servizi editoriali”. Ha pubblicato la trilogia
high-fantasy composta dai romanzi Le paludi
d’Athakah, Il figlio del drago e Il crepuscolo degli dei (Linee Infinite
edizioni, 2013-2015), terza classificata al Premio Cittadella 2016. I suoi
altri libri sono: La spada dell’elfo
(Runde Taarn edizioni, 2010) e Il
labirinto degli inganni (AndreaOppureEditore, 2005).
Vi ho incuriosito almeno un po’?
Immagino si possa fare ancora meglio.
Che ne dite
di provare a conoscere Stefano, attraverso l’intervista realizzata da Francesca
Pace? Domande e risposte che indagano su Pestilentia e… leggete, leggete!
Perché
qualcuno dovrebbe leggere il tuo libro?
Beh, il mio parere potrebbe essere di parte, ma trovo che sia una
bellissima storia, con un’ambientazione molto particolare e affascinante, un
ritmo serrate e dei personaggi molto ben caratterizzati. Penso sempre che la
lettura sia anche evasione dalla realtà quotidiana: il mio nuovo romanzo,
dunque, penso possa offrire ai lettori qualche ora di piacevole intrattenimento
e perché no, anche trasmettere qualcosa.
Che cosa c’è di innovativo e
quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Trovo questo romanzo fortemente innovativo, tanto che sarebbe,
anche provandoci, difficile classificarlo in un genere specifico. È un po’
fantasy e un po’ distopico; un po’ storico e un po’ thriller. Ogni elemento,
tuttavia, è fuso con gli altri in maniera inestricabile e funzionale, in modo
che il risultato sia omogeneo e tutt’altro che confusionario. La commistione
credo, anzi, che dia un notevole “quid” in più a tutto il libro. Il lettore che
si avvicina a “Pestilentia” non si faccia spaventare dal trovarsi di fronte un
libro originale, perché mi sento di assicurare che il risultato è valido sotto
ogni punto di vista.
Che cosa ti ha spinto a
scrivere?
La spinta per la scrittura viene da molto lontano. Questo è il
mio settimo romanzo pubblicato, nonché quello che ritengo il migliore per tutta
una serie di ragioni. Scrivo da quando sono bambino e fin da allora sogno di
fare lo scrittore. Da un paio d’anni questo sogno si è tramutato – seppure solo
in parte –, in realtà e per me sarebbe impossibile immaginare una vita senza
scrittura.
Da che
cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
La storia nasce da un’idea ben
precisa, quella di raccontare un fantasy innovativo, con tinte gotiche e un po’
dark. Mi piaceva soprattutto l’idea di dargli un’ambientazione estremamente
caratterizzata, una di quelle che entrasse nella pelle dei lettori e fosse
vissuta quasi alla stregua di un vero e proprio personaggio. Poi, come spesso
succede, il testo ha preso una sua strada e io non ho fatto altro che seguirla,
inserendo via via nuovi elementi.
Quando scrivi? E come? In modo
organizzato e continuo o improvviso e discontinuo?
Mi piace scrivere nel pomeriggio.
Trovo quel momento il migliore, con il silenzio che mi circonda e la mente che
può librarsi da sola dove vuole. Cerco di essere metodico e di non sgarrare,
scrivendo tutti i giorni. Non perché sia un peso o un obbligo, ma anzi per
l’esatto opposto: perché per me scrivere è soddisfazione e appagamento e quindi
più tempo posso dedicargli, meglio mi sento.
Quali strategie hai adottato
per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi – per
proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?
Avendo ormai una certa esperienza in
questo campo, di solito mi affido molto al web. Social network, siti internet e
blog sono il canale migliore per farsi conoscere e per far conoscere i propri
libri. Ed è quello che faccio, attraverso interviste, recensioni e
segnalazioni, proprio come in questo caso.
Progetti per il futuro?
Di
sicuro c’è l’uscita di un mio nuovo fantasy, di stampo più classico, a ottobre,
con la mia storica casa editrice, la Linee Infinite. Sarà il primo di una nuova
saga, che riprenderà la stessa ambientazione già vista nella trilogia composta
da Le paludi d’Athakah, Il figlio del drago e Il crepuscolo degli dei.
Tre
persone da ringraziare…
Sicuramente il mio editore Astro Edizioni per
“Pestilentia”, nella persona del suo direttore editoriale Francesca Costantino.
Poi Cristina Pace, che cura la mia pagina Facebook autore con grandissima
capacità. E infine i miei lettori, che con il loro sostegno mi spingono a
scrivere sempre di più.
Manca ancora qualcosa…
Vi lascio con una breve Sinossi…
Un ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere
liberato. È l’inizio della fine. Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso
purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo
ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti.
Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più
potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre
Oberon si ribella. E convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza.
Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce
della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico
appartenente alla razza dei gha’unt.
Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il
suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo
all’oblio.
Nessun commento:
Posta un commento