domenica 27 maggio 2012

...Punto e Basta!

Eccomi di nuovo.
Una domenica non proprio da considerare tra le migliori, ma nemmeno da buttare del tutto via.
Mal di testa a parte e difficoltà praticamente cronica - ormai - di buttar giù qualche riga, per un progetto di scrittura che sto portando avanti e che, pur nel suo piccolo, considero importante, sono felice di poter essere di fronte al computer, di fronte alla pagina di un nuovo Post e - una volta tanto - senza la compagnia di tremila dubbi (ma, che dico... di più!) sul cosa scrivere o meno.
Lo so... Lo so...
Probabilmente il "punto", in tutta questa faccenda del blocco, anche quando si parla del Blog, è che dovrei imparare a sentirmi più libera quando sono con le mani sopra alla tastiera o - comunque - con una penna in mano.
Invece, non sempre riesco a pronunciare mentalmente quel "chissenefrega", che dovrebbe di regola appartenere a chi - come me - ama "giocare" con le parole. 
Così... 
Alle volte delle idee che considero buone o degli argomenti che vorrei trattare su questo spazio virtuale sfumano ed io perdo in maniera inesorabile l'occasione di mettermi alla prova... oltre che la possibilità (che poi è la cosa più importante) di dare sfogo, di tanto in tanto, al caos perenne che affolla la mia mente.
Sì. Non sempre è facile tenere il passo con il Coniglio Bianco che sfreccia davanti ad ognuno di noi, ma... ci sono dei momenti in cui si ha l'impressione di farcela. 
Allora, prendo un bel respiro, chiedo dieci minuti in più a mia madre che mi sta chiamando per il pranzo e che vorrebbe - giustamente - che io mi decidessi ad apparecchiare la tavola e provo a concentrarmi sui miei pensieri da mal di testa, di fronte allo spazio di un Post, ancora perlopiù bianco.
Cos'è che mi andrebbe di scrivere, come se fossi di fronte alle pagine di un diario segreto?
Penso e cerco tra i pensieri, fino a che trovo quello che di più mi spinge a pensare.
E' un qualcosa che è successo venerdì al lavoro e che, nonostante sarebbe dovuto passare inosservato, insieme alla miriade di piccole e grandi faccende che possono rappresentare e riempire otto ore lavorative dell'ultimo giorno di una settimana lavorativa più o meno nella norma e più o meno stancante, mi ha colpito più di quanto - forse - mi sarei aspettata.
Non capita di rado che io mi trovi a confrontare il mio modo di vedere il mondo - lavorativo e non - con qualcuno che, storto o morto (come direbbe proprio questa persona!), mi è vicino per una quantità di minuti che, diciamocelo, non può proprio considerarsi irrilevante.
Come... non capita di rado che, nel bel mezzo di questi confronti, io mi ritrovi ad essere convinta di provare il più grande disappunto... per il modo di vedere che mi viene prospettato e che, più o meno, viene messo in paragone con il mio.
Ora... i discorsi, quando si confrontano due modi di vivere e di pensare, sono (quasi sempre, o... giù di lì!) tre...
1) la ragione (elemento praticamente paragonabile ai diamanti per le donne o ad una bella donna per un uomo... per quanto può arrivare ad essere desiderabile!) è dalla mia parte;
2) la ragione è dall'altra parte;
3) la ragione sta nel mezzo;
Tendenzialmente, sono il tipo di persona cui piace pensare che la terza possibilità sia quella maggiormente diffusa (anche se non sono docilissima di carattere e sono già capitate situazioni in cui è stato difficile schiodarmi dalle mie posizioni), ma... ci sono casi in cui proprio mi rifiuto (a prescindere!) di formulare anche il più piccolo ragionamento a favore della teoria del "condividiamo la ragione" e in cui - proprio - mi diventa obbligatorio pensare di essere lontana anni luce dal torto... quali? 
Beh! Non so voi, ma il mio cervello va praticamente in loop quando si scontra con un altro che cerca in ogni modo di imporre il suo modo di vedere e, soprattutto, quando si sbatte contro a due odiosissime parole: PUNTO E BASTA!
Che cosa rispondereste se qualcuno, nel bel mezzo di una chiacchierata su un argomento (che può essere di qualsiasi tipo... a prescindere, diciamo!), vi guardasse dritto negli occhi ed apostrofasse tutte quelle che sono state le vostre parole fino a quel momento con un seccante: "Ma... fammi capire... per te non esiste che nel mondo ci siano questioni che vanno in un certo modo... PUNTO E BASTA?".
Ahia!
Non c'è cosa che odio di più. Dico davvero.
Posso ignorare un commento poco carino su qualcosa che indosso, su un taglio di capelli (e ce ne sono stati!) poco azzeccato per il mio viso o su quelli che possono essere i miei gusti in termini di libri, musica e film...ma... No! Quando si parla dei processi che la mia mente può fare di fronte a tutti i singoli istanti di cui è composto un giorno, allora... allora, No! Non tollero la pretesa altrui di dirmi come fare e pretendo lo stesso rispetto che io porto, nell'ascoltare i pareri di chi mi circonda.
Attenzione... Ascolto, non vuol dire Condivisione... Ma, quello che è certo è che anche per non condividere bisogna prima ascoltare.
Quindi...
No! Non sono abituata a non domandarmi il perché, se qualcosa mi turba... non sono abituata ad abbandonare "il campo", solo perché non ne vengo a capo... Non sono abituata a prendere le cose per come sono, se quel "come sono" non lo capisco per un verso o per un altro...
Con questo, non voglio dire che poi, per poter vivere dentro ad una situazione, io debba per forza di cose sviscerarne l'intera natura prima. Assolutamente, no.
Per questa ragione, mi sono ritrovata a rispondere: "Beh... no! Il PUNTO E BASTA a prescindere non è una mia abitudine...".Quindi, piccata da quel modo di fare sbruffone, che non sentivo di aver meritato, mi sono sentita aggiungere: "ammetto di non essere la persona più facile del mondo e che, qualche volta, mi incastro dentro ai miei stessi ragionamenti, ma... No! Tendenzialmente, non credo esistano nella vita e nel mondo questioni che si debbano accettare solo perché sono in quel modo PUNTO E BASTA... penso si possa sempre spendere un attimo d'attenzione, analizzare la faccenda quando lo richiede e - se necessario - praticare dei cambiamenti...".
Ovvio che, nel parlare di cambiamenti, io abbia inteso riferirmi a migliorie. Insomma... inutile spendere tempo e fatica su qualunque cosa ci possa interessare e coinvolgere, per far regredire il tutto ed essere causa di peggioramenti, no?!?
Proprio per questo, allora, ho concluso: "si può sempre trovare una strada migliore, anche rispetto a quella che si sta già percorrendo. In qualunque cosa".
Poi, più niente... non voglio certo imporre il mio modo di vedere a nessuno, alla pari del non volermelo vedere imporre da altri. 
Perciò, ho ripreso a lavorare abbozzando un sorriso. Un po' dispiaciuta, ma... fa niente.
Voi, che mi  dite? esiste il PUNTO E BASTA?
Un abbraccio a tutti. Buona Domenica!

domenica 13 maggio 2012

Domenica 6 Maggio!


La sveglia, come gli altri giorni, alle sei di mattina.
La spengo con una mano, gli occhi ancora chiusi, e per un attimo assaporo la convinzione di poter rimanere a letto… è domenica.
Poi, come un lampo, la consapevolezza.
È domenica; vero. Ma… è “quella” domenica.
La prima di maggio. La più magica dell’anno. La più attesa.
Tiro via le coperte con una decisione che, di solito, non mi appartiene. E, mentre cerco di focalizzare gli interni dell’armadio per decidere cosa indossare ancora prima di aprirlo, sento i passi di mia sorella muoversi piano; lungo il corridoio. Anche lei, con la fretta di uscire di casa il prima possibile.
Allora…
Scelti un paio di jeans ed una maglia che non sia troppo pesante, ma neanche troppo leggera; mi sbrigo ad infilare le scarpe.
Giù per le scale cerco di non fare troppo rumore, abituata a stare attenta perché nessuno si svegli prima del necessario.
Quindi, rimandando l’appuntamento con la colazione, in due ci chiudiamo la porta di casa alle spalle.
Le altre amiche ci aspettano alle sette. Dieci minuti appena, per arrivare.
In macchina, entrambe rimaniamo in silenzio. È bello poter vivere la città in un giorno di festa.
Nonostante il cielo sia grigio, grigio, grigio… i colori degli stendardi, appesi alle finestre delle case, regalano ovunque un pizzico di allegria.
Scendiamo dall’auto, con il cappuccio delle giacche a vento già tirato su. Ha cominciato a piovere.
Non che importi molto. La pioggia non ferma mai, in certi casi. Ma, il timore di ammalarsi è grande.
Ci incamminiamo lungo la via, già salutando con la mano Valeria che ci sta aspettando.
“Che levataccia, è?”.
Innegabile.
Innegabile che sia stata dura. Intrattenibile uno sbadiglio.
Sbadigliamo in tre, prima di girare i piedi in direzione del monte ed incamminarci per quel poco che ancora rimane della città… fino agli stradoni.
Quando le suole delle scarpe lasciano l’asfalto per poggiarsi sopra alla terra rossastra, sta piovendo di brutto.
Per un istante maledico la svogliatezza, che mi ha fatto preferire gli occhiali alle lenti a contatto. Poi, però, ripensando alle diverse volte in cui mi sono torturata gli occhi per il fastidio, ritorno sui miei pensieri e mi limito a sorridere. Servirebbero i tergicristalli.
Lungo tutto il percorso, perlopiù rimaniamo in silenzio. Un po’ per la fatica. Un po’ per la pioggia. Ma… soprattutto, per la grandissima emozione.
Ancora poco e saremo di nuovo in tanti. Di nuovo in tanti a rendere omaggio. Di nuovo in tanti intorno a quei tre simboli... simboli di tradizione. D’amore. Di rispetto. Di devozione. E, perché no, anche simboli di dissenso e di “polemica”.
Perché, come per la vita di tutti i giorni, non si può essere sempre tutti uniti. Non si può essere sempre tutti d’accordo.
Così, anche nel manifestare il profondo legame al Santo Patrono Ubaldo, alle volte si sbaglia.
Ma, l’importante è non crogiolarsi nello sbaglio. Andare avanti e sperare di riuscire a fare sempre meglio.
Quando le porte della basilica si aprono per farci uscire, subito dopo il canto che tutti i cuori anelavano di sentire, grida di gioia incontenibile riempiono l’aria. Non piove più, ma è inutile sperare nell’improvvisa comparsa del sole.
Come ogni anno, allora, dopo i primi minuti di festeggiamenti per quell’imminente ritorno in città, ci avviamo lungo il percorso dell’andata. Stavolta si chiacchiera, si ride, si scherza e si canta. C’è la musica e poco importa se anche il vento ha deciso di non voler giocare a nostro favore. Il caldo di quel momento speciale batterebbe qualsiasi gelo.
Sempre al fianco di mia sorella e di Valeria, a tratti mi scopro a trattenere il respiro… per la smania di essere di nuovo in città. Presto in città.
Quando le rughe delle pietre tornano a pararsi davanti ai miei occhi, sorrido per l’ennesima volta.
Siamo arrivati. Ed, in men che non si dica, raggiungiamo lo splendore di piazza Grande. La bellezza del pennone rosso issato proprio nel mezzo. La magia di quella pre-festa.
Il suono del Campanone annuncia alla città tutta la sua gioia. I Ceri sono tornati. Il prossimo 15 maggio… l’unico pensiero.