18.30. Una consegna da effettuare. Seduta in macchina, in un parcheggio che si affaccia sulla strada, provo a ingannare il tempo osservando le automobili che passano. Cerco le mie iniziali nelle targhe. Arrivo a contarne sette in meno di cinque minuti e già non ne posso più. Troppe EV in circolazione. Alzo gli occhi e provo a immaginare le questioni di chi è alla guida. Dove staranno andando. Cosa staranno pensando. Da dov’è che sono partiti. Cose così. Mi colpisce un uomo che, tra un’occhiata e l’altra alla strada davanti a sé, sta addentando uno spicchio di pizza. Vorrei poterlo fermare e dirgli che quello spicchio di pizza avrebbe un sapore decisamente più buono, se mangiato altrove. Magari seduto a un tavolino, davanti a un bicchiere di birra. Ma, pare che il mondo stia diventando dei frettolosi; o forse no. Io spero di no, mentre cerco di ignorare la fame che mi è venuta a vedere quella pizza. Alcune macchine dopo… una ragazza, lato passeggero, sbadiglia. Scopro così che lo sbadiglio è contagioso anche da abitacolo ad abitacolo e se ne frega dei finestrini chiusi a sbarramento. Sbadiglio. Bene! Osservando le macchine sono riuscita a guadagnare fame e sonno in meno di un quarto d’ora. Arriva la persona che stavo aspettando. Si scusa per il leggero ritardo e, sorridendo, mi dice che dovrebbe ricompensarmi con una crostata; per la gentilezza e la pazienza. Bellissimo questo mondo, in cui un dolce può essere ancora una soluzione, ma… ha detto per caso la parola crostata?!? Sì! L’ha detta. Il mio stomaco brontola di approvazione, ma è abbastanza silenzioso nel farlo e riesco a non fare una figuraccia. Mai parlare a una persona affamata di cose da mangiare, ma lui non può saperlo. Torno a casa e, mentre cerco di rimanere concentrata sulla guida, mi pare di vedere il mondo attraverso una fitta rete di pasta frolla!
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martedì 2 agosto 2016
sabato 18 giugno 2016
Quel momento in cui tre frecce hanno trafitto il dieci...
Alle volte lo maledico.
Spesso non è con me, quando serve.
Il cellulare...
Trovo in 'lui' un alleato, quando si tratta però di immortalare un momento.
Anche se ieri sera non ce l'avevo in tasca e l'intenzione iniziale era di lasciarlo abbandonato dentro la borsa per tutto il tempo dell'allenamento.
Ho ripercorso i 18 metri all'indietro e sono andata a prenderlo.
Amo immortalare le "prime volte".
Nella mente lo faccio sempre, con le parole. Istintivamente. Trasformo le mie "prime volte" in piccole, brevi storie; che riesco meglio a ricordare.
Il cellulare moderno mi consente di scattare fotografie e di giocare con i colori. Perché no?
Ne farò comunque un album di ricordi, da poter sfogliare a distanza di tempo. E, a distanza di tempo, mi ricorderò di un venerdì diverso dal solito.
Di un venerdì 17 in cui l'Italia disputava la seconda partita agli Europei.
Di un venerdì 17 in cui, a diciassette minuti dalle 17, il numero 17 della Nazionale ha segnato il gol della vittoria.
Mi ricorderò di un venerdì 17 in cui il tempo ha potuto concedersi il lusso di scorrere lento e ricorderò di quel momento in cui, sul cominciare profondo della sera, per la primissima volta... tre frecce hanno trafitto il dieci!!!
Il primo 30, cui forse ne seguiranno altri.
Cui spero ne seguiranno altri.
Con la consapevolezza che nessuno avrà, però, lo stesso sapore del primo! ;-) :-D <3
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venerdì 27 maggio 2016
Con la tinta sulla testa...
I capelli da sistemare. Colore, taglio. Giusto una 'spuntatina'. L'appuntamento preso all'ultimo momento; stamattina. Chiedo per le 18.30. "Arriva un po' prima, se puoi...". Alle 18 sono lì. C'è una bella folla femminile. C'è una bimba, anche. E' lei a catturare l'attenzione più di tutte. Sposta una sedia per avvicinarla ai divanetti e ci si sistema sopra con le gambe incrociate. Tiene in mano una rivista di cucina. Gli occhi curiosi. Due guanciotte 'attira-baci' leggermente arrossate. Comincia a sfogliare e si ferma appena trova l'immagine di un piatto di spaghetti. Ha la mia stessa espressione di quando ho fame. "Gli spaghetti sono una cosa buonissima", dice in mezzo a mille sorrisi. Sono d'accordo. Dopo una lunga serie di "Questo cos'è?", decide che vorrebbe trovare una pizza tra quelle pagine. Niente da fare, ma anche questa seconda passione culinaria è una cosa che condividiamo. Si alza e prova ad ammazzare la delusione a suon di caramelle. Ne guadagno una anch'io... all'albicocca. Si chiama Maria. 2 anni, quasi 3. Mentre sono seduta con il lavabo alle spalle e la tinta già in testa, immagino quanto potrei essere buffa conciata in quel modo. Lei non se ne cura. Mi guarda seria e dice: "Io e te non abbiamo ancora giocato insieme!". Non sia mai. Passiamo i venti minuti successivi a fare finta che io non mi accorga di lei, mentre si diverte a giocare con la testa della doccia e finisce per bagnarsi le maniche della maglia di cotone. Si intestardisce di voler bere da lì, come fosse una bottiglietta. Ho il compito di impedirglielo. Ha l'espressione furba, di chi se ne frega se qualcosa 'non si fa'. Aspetta comunque che glielo dica ogni volta e, ogni volta, mi regala una risata. Prima di ricominciare daccapo! ;-) <3
sabato 21 maggio 2016
A chilometri di distanza: "Quando infinito non è"
Eccomi di nuovo da queste parti! :-D Con il cuore a 100&+ per dei progetti in corso (di cui spero di poter parlare presto) e con la voglia di continuare a mettermi alla prova... scrivendo!
E' on-line l'ottava parte della 'storia Wattpad':
"A chilometri di distanza"!!!
Ma, come fosse una serie televisiva di quelle americane, questo Blog ve la presenta con un leggero ritardo e ve la fa leggere 'in differita'.
Che ne dite... vi va di continuare a conoscere il mondo di Sofia, che avete conosciuto in questo primissimo Post della serie?!? :-D
Era un sì, quello che ho sentito uscire dalle casse malandate del computer? Mi fa piacere!
Ecco a voi la seconda parte...
Quando infinito non è
«Hai messo il maglione pesante in valigia?».
Gli occhi della mamma si ostinano a seguirmi in ogni spostamento, dall'armadio al letto e viceversa.
Non vorrei farle presente quanto sia estenuante per me, averla attorno in questo momento. Ma è estenuante.
Continua a guardarmi come se il fatto di aver deciso di cambiare città, così, all'improvviso, sia la decisione peggiore che potessi prendere.
Evito di farle presente che in un passato non troppo remoto m'era balzata per la mente l'idea di fare fuori una certa Bionda e scelgo di tenere per me anche l'idea, di gran lunga più recente e di gran lunga più sconvolgente, di trovare un ponte dove potermi spenzolare giù e farla finita. Quelle sì, che sarebbero state decisioni pessime. Pessime e senza possibilità di ripensamenti.
«Mamma! Sto andando in Umbria, mica al Polo Nord!».
Con la mia famiglia viviamo a Roma. Con il mio ex marito eravamo riusciti ad acquistare un piccolo appartamentino a pochi metri di distanza dalla casa dei miei. Con i miei ex suoceri ci bastava camminare per poco meno di un chilometro, per poter essere tutti insieme a pranzo, o a cena. Da una parte, o dall'altra.
Ovvio che, qualunque altro posto sulla faccia della terra, non sia mai stato degno di considerazione per noialtri. Almeno, finora.
Anche la scelta delle vacanze, a dire il vero, è sempre stata piuttosto ardua. Forse perché detesto volare e la sola idea di ritrovarmi immersa nelle nuvole, a metri, e metri, e metri da terra non mi ha mai entusiasmato più di quel tanto. Anche se pare che viaggiare in aereo sia il modo più sicuro. Io di sicuro ci vedo soltanto il fatto che, qualunque cosa succeda, non la racconterai.
Afferro l'ultimo paio di jeans, di quelli che considero i miei preferiti, e chiudo la lampo. Manca la scelta delle scarpe e un beauty-case da preparare, con lo stretto indispensabile.
«Beh! Anche se sono appena tre ore di macchina da qui, non si sa mai che tu possa incontrare la neve».
Come se il fatto di imbattersi in una bella nevicata sia da considerarsi una catastrofe. Blocco al volo la mamma, che cerca di approfittare della mia capatina in bagno per nascondere in valigia uno degli ultimi regali della nonna. Un pullover di quelli realizzati a mano, con i ferri e il gomitolone di lana di tutti i colori. Non so se rendo l'idea.
Indossarlo, anche solo per un minuto, mi fa subito venire in mente l'idea di aver bisogno di mettermi a dieta.
In realtà tra i dispiaceri, il divorzio e tutto il resto, l'asticella della bilancia si è notevolmente abbassata. Ma non lo consiglierei a nessuno, come sistema infallibile per perdere peso.
«Mamma! Non ti ci mettere anche tu! Siamo in primavera, non c'è più bisogno di cose del genere».
Tolgo il maglione dalla valigia e sfrutto lo spazio che la mamma è riuscita a ricavare per infilarci un'altra tuta. Ho il sospetto che sia uno di quei modi di vestire che, lentamente, ti fa dimenticare tutti gli altri.
«Forse qui a Roma no, hai ragione. Ma non credo che in Umbria farà caldo allo stesso modo», mi guarda in quella maniera che solo a una madre può appartenere. Con gli occhi che gridano tutto l'amore del mondo e le labbra che non riescono a fare uscire le parole.
«D'accordo, mi hai convinta. Anche se ho sentito Giada al telefono proprio questa mattina e pare che quest'anno l'inverno abbia saltato il turno da loro».
Giada è la mia migliore amica. Ci siamo conosciute sui banchi della scuola elementare e, a parte qualche brutta litigata ogni tanto, siamo riuscite a rimanere una nella vita dell'altra, come se in realtà fossimo sorelle.
Afferro il maglione della nonna e lo porto in macchina insieme alla valigia.
Mentre riesco a sistemare il bagaglio sul sedile posteriore, alla maglia consento l'onore di potermi rimanere accanto.
«Così, se mai dovessi imbattermi in un brusco calo delle temperature, ce l'avrò a portata di mano».
La mamma riesce a sorridere e riesco a farlo anch'io. Il babbo ha preferito fare un salto al bar, per andare a trovare gli amici con cui non si vedeva da circa dodici ore.
Ho imparato a non prendermela. Anche se avrei preferito poter stringere anche lui in un abbraccio. So che, in fondo, gli somiglio più di quanto io sia disposta ad ammettere e lo capisco quando dice che certe cose non fanno per lui.
C'è anche da dire che non si tratta mica di un addio. Ho promesso di invitarli tutti a passare un po' di tempo in campagna, appena con Giada avrò trovato il modo di sistemarmi. Sto solo scappando via da un ex marito e da un'ex vita coniugale. Loro non c'entrano.
«Telefona, appena arrivi».
Faccio di sì con la testa, mentre con gli occhi sono già appiccicata allo specchietto retrovisore. Già mi ritrovo a domandarmi se per caso io non stia facendo una cavolata.
Detesto i salti nel vuoto. A dispetto di chi si ostina a sostenere che rimanere immobili in certe situazioni sia dannoso. Forse dovrei ripensarci.
Mi stavo trovando talmente tanto bene nella mia vita da persona adulta, in compagnia dei miei progetti personali e familiari, che avevano tutti l'aria di essere perfetti e infallibili, che la caduta a terra è stata un volo dal alto; finito con un tonfo micidiale.
Dopo quindici minuti di guida mi sento già stanca, ma cerco di non farci caso. Con il solo rumore del traffico a tenermi compagnia, decido di accedere la radio e di bloccarmi sulla prima canzone che passa. Ho dimenticato di prendere alcuni dei miei vecchi cd. Così, imparo! A non aver voluto perdere tempo a scrivere una lista.
Dopo l'ennesimo giro di stazioni, ancora non ho trovato niente. Nulla che riesca a sintonizzarmi sul giusto umore; almeno.
Spengo di nuovo e provo a distrarmi canticchiando.
Sono una frana con il canto. Sempre stata. Ma pare che cantare ad alta voce, specie quando si ha la certezza che non ci sia qualcuno ad ascoltare, sia da considerarsi un'attività liberatoria delle più efficaci.
Se riesco a esibirmi per tre ore di fila, forse posso arrivare a casa di Giada senza sembrare una che è appena stata schiacciata da un treno e, magari, riuscirò a non farle tornare in mente il proposito di farmi parlare con una sua amica psicologa.
Sarebbe anche fantastico riuscire a cantare in maniera tanto convincente, da dimenticare chi sono almeno per un po'.
Invece mi ritrovo a tamburellare con le dita sul volante ed ecco che la mia realtà di donna appena divorziata torna a uccidere tutti gli altri pensieri.
Mi accorgo della fede che non c'è più e non perché io stia guardando il mio anulare sinistro.
Pur rimanendo concentrata sulla strada, sento l'assenza di quell'anello.
È rimasto addosso a me fino a che sono stata costretta ad apporre una maledettissima firma. Quei consensuali che, a detta di altri, dovrebbero aiutare a soffrire di meno.
A tratti mi pento di non avergliela fatta pagare. Ormai è tardi, però.
Per le quattro estati che sono riuscita a rimanere sposata, ho quasi odiato quel anello.
Quando le mani si gonfiavano fino all'inverosimile per il troppo caldo era come avere addosso un piccolo marchingegno di tortura.
L'inverno accadeva l'opposto.
Con le dita troppo rinsecchite per il freddo, faticavo a trattenerlo al proprio posto. Per ben tre volte ho addirittura rischiato di vederlo sparire dentro il buco del lavandino.
Adesso mi manca. È un po' come essere nudi, anche se lo so che può apparire eccessivo.
Pochi mesi ancora e scomparirà anche il segno più chiaro, quella piccola striscia di pelle che non è mai stata esposta al sole; da dopo il matrimonio.
Anche la fede è rimasta a Roma. Avrei potuto restituirla al mio ex sposo, a suggellare ancora di più il nostro addio. Ma non ce l'ho fatta a essere tanto al di sopra della situazione. Temo che un giorno il mio ex marito possa lasciarsi sedurre dall'idea di riciclarla. Sarebbe disgustoso, ma sarebbe da lui.
Ha sempre considerato eccessivo il fatto di spendere più del necessario, per aggiungere due piccoli diamanti dentro alle O dei nostri nomi.
Stefano e Sofia. Pensare che, a giocarci un po', le nostre iniziali sono in grado di dare origine all'infinito.
Forse avrei potuto rivenderla. Avrebbe di sicuro giovato alle mie finanze non proprio floride. Pare che il mondo non abbia bisogno di giornalisti freelance, in questo momento. Specie di una come me. Che, a un passo dal terminare la procedura d'iscrizione all'albo dei pubblicisti, ha fatto marcia indietro.
Purtroppo mi è mancato il coraggio. Ma ho intenzione di mettere la faccenda - anzi le faccende - in cima alla lista delle cose urgenti da fare; appena riesco a trovarne un pizzico.
Alla prossima!!! :-D
sabato 23 aprile 2016
In un sabato mattina qualunque
Un sabato che comincia e prosegue a rilento. Colpa di un mal di gola
che non mi da tregua da ieri sera. Quelle infezioni fastidiose, pur non
eccessivamente debilitanti, che si manifestano appena hanno il sentore di fine
settimana in avvicinamento. Ho la sensazione che proprio adesso si stia tenendo
un rave party di formiche sopra la mia faringe.
Rimango comunque dell’idea di sbrigare l’unica incombenza vera della
giornata e, già che ci sono, vorrei passare in
libreria. Oggi è la giornata mondiale del libro.
Sono le dieci quando riesco a tirarmi fuori dal letto e scendere in
cucina per la colazione. Il progetto di ritornare a scrivere di mattina presto
se ne va a farsi benedire per l’ennesima volta.
Un’ora e venti più tardi sono già in fila all’ufficio postale; un’altra
delle cose che sarebbe bene sbrigare prima delle nove.
Prendo il numero riservato ai contocorrentisti. Dovrebbe garantire una
velocità di scorrimento maggiore, almeno in teoria. Ma dubito che serviranno meno
di trenta minuti per far sì che le undici persone che ho davanti si tolgano di
mezzo.
Sono il 51. Stanno servendo il 39.
Un signore entrato subito dopo di me sbuffa, ancor prima di vedere il
piazzamento del suo turno, perché l’ufficio è decisamente affollato.
Ok! Pazienza. Se non riesco ad andare in libreria entro la mattinata,
vorrà dire che ci tornerò nel pomeriggio. È la giornata mondiale del libro, non
si può non acquistare nulla per l’occasione.
Osservo lo scorrimento dei numeri sul grande display appeso al muro,
con lo stesso interesse con cui mi ritrovo a leggere le notizie che scorrono su
uno schermo tv poco lontano. Dovessero interrogarmi in merito all’una o all’altra
cosa, in entrambi i casi non saprei cosa rispondere.
Riesco a ristabilire la giusta attenzione nel momento in cui i numeri sembrano
impazzire all’improvviso e saltano in fretta dal 41 al 46. Quei piccoli
miracoli inaspettati, che possono accadere all’ufficio postale se qualcuno
decide di non poter aspettare più di qualche minuto per poter essere servito. Certo
che sei persone che abbandonano il tentativo non sono poche...
Buon per me!
Per me e per la signora seduta più avanti, che un attimo prima già si
stava lamentando di dover ancora andare al supermercato a fare la spesa per il
pranzo ed ora è davanti all’addetto per poter pagare dei bollettini in
scadenza.
Anche la donna seduta accanto non scherza, in quanto a entusiasmo improvvisamente
ritrovato.
Stringe in mano due biglietti e ha l’aria di chi sta controllando le estrazioni
del lotto alla tv, per vedere se ha vinto.
È un testa a testa tra i numeri dei correntisti e quelli generici per
i bollettini. Da una parte il 47, aspettando il 48. Dall’altra il 73,
aspettando il 74. Scatta prima il 48.
Sorrido mentre la osservo che si alza in piedi per far capire di
esserci e sento le labbra incresparsi ancora di più quando la vedo regalare il
suo 74 al ragazzo seduto accanto a lei. Lui stringeva in mano l’85. Quando si
dice un colpo di fortuna di massa!
Il 49 è di nuovo mancante. Il 50 è sbrigativo. Arrivato finalmente il
mio turno, decido di dare una mano anch’io al prossimo scegliendo di non
bloccare la fila per compilare il modulo per un bonifico. L’ultima volta che mi
è capitato di doverne fare uno, l’addetto allo sportello ha preferito approfittarne
per riposarsi un po’. Scelte.
Il signore dietro di me mi sorride. A mezzogiorno siamo entrambi fuori
di lì.
C’è un movimento discreto di gente anche in libreria. Mi piace pensare
che siamo lì tutti per la stessa ragione, ma rimane una supposizione non
verificata.
Mi piazzo davanti allo scaffale delle novità e rimango a fissare le
copertine, fino a che non trovo qualcosa in grado di colpirmi. È strano dover
fare i conti con un imbarazzo della scelta che non dipende tanto dal fatto di
non trovare qualcosa che sia affine ai gusti, quanto al non sapere a che cosa
dare la precedenza.
Leggo la quarta di copertina di tre libri che trovo tutti interessanti
e, anche se vorrei stabilire in maniera oculata quale portare fino alla cassa
con me, alla fine lascio che sia l’istinto a guidarmi. Una volta tanto…
Un giro per gli altri scaffali, trovo anche ‘lui’...
La prima volta che mi ci sono imbattuta, leggendo commenti entusiasti
su Facebook, mi sono trattenuta dall’acquistarlo immediatamente on-line. La seconda
volta è stato un faccia a faccia al supermercato. Non l’ho messo nel carrello
insieme ai cereali, agli yogurt e ad altre cose, un po’ perché andavo di fretta
e un po’ perché… custodivo l’idea di conservare quell’acquisto per un’occasione
speciale. Oggi non avevo più scuse per rimandare ancora.
Ho la sensazione che entrambi i libri saranno in grado di regalarmi
qualcosa di speciale. Non capita sempre, pur trattandosi di buone letture.
Mentre torno a casa, con i miei acquisti sistemati dentro una busta di
carta, mi ritrovo a domandarmi se per caso si trovino bene l’uno accanto all’altro.
Il pensiero folle di un secondo, che è però ragione di un nuovo sorriso
divertito.
Arrivo al parcheggio sotto un cielo grigio, che più grigio non si può.
È una fortuna che il tempo abbia retto, nonostante sia da una settimana che
tutti vanno dicendo quanto pioverà questo weekend.
Entro in macchina e mi lascio avvolgere dall’odore di pane fresco. Avevo
dimenticato di essere passata al forno, prima di ogni altra cosa.
In fondo alla strada, ferma allo stop, le prime gocce cominciano a
colpire il vetro. È il tempo ideale per un pranzo veloce, per una tazza di tè e
per una nuova storia da leggere sotto le coperte. Mentre le formiche continuano
con il loro rave… ;-)
Alla prossima!
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martedì 19 aprile 2016
A chilometri di distanza: "Doversi divorziare"
Ecco che finisce anche qui… la mia prima ‘storia
Wattpad’!
Scelgo di fare con il blog quello che alle volte è tipico di alcuni canali
Tv… replico; differisco.
In un modo o nell'altro, spero di poter raggiungere il maggior numero
di persone possibile. Magari, qualcuno potrebbe incuriosirsi. Magari, a qualcuno
potrebbe piacere. Magari, qualcuno potrebbe decidere persino di iscriversi a
Wattpad e… chissà! Potrebbe essere divertente…
Lascio qui questa primissima,
piccolissima parte. La storia ne conta già quattro, ma ci sarà ancora un bel
daffare, prima di riuscire ad arrivare alla fine. Vi va di dare un’occhiata? Magari di dirmi che cosa ne pensate?
Lo lascio qui… alla prossima!
PARTE 1:
Doversi divorziare
Trent'anni compiuti il mese scorso.
Un primo giorno di primavera che non mi aspettavo di vivere in maniera tanto triste. Forse sarebbe meglio dire in maniera tanto solitaria; ecco. Escludendo la compagnia dei pensieri. Quelli soliti, quelli deprimenti, che non mancano mai.
Parenti e amici avrebbero voluto poter festeggiare tutti insieme. Sono stata io a rifiutarmi in maniera praticamente categorica e, per la prima volta nella vita, sono riuscita a farmi dare ascolto.
Non si può festeggiare i trent'anni con una torta, con le candeline, con lo spumante e con i palloncini dopo aver deciso di doversi divorziare.
Doversi. Proprio così.
Fosse stato per me, avrei continuato a scegliere quella strada che di solito si percorre, in un matrimonio, andando incontro al tradizionale – forse, oggi nemmeno troppo – finché morte non ci separi. Invece, a separarci ci ha pensato una Bionda.
Pare sia una di quelle cose per cui ci si ritrova costretti a dire che è la vita. Che può capitare e che non ce ne se può fare un cruccio. Non in eterno, almeno.
Sono passati due anni da quando l'ho scoperto, ma per davvero io non mi sarei voluta dare per vinta. È la vita, un corno!
Fosse stato per me, avrei preferito metterci una pietra sopra e provare ad andare avanti. Adesso sono di più dell'idea che avrei anche potuto mettere una pietra sopra alla Bionda, per eliminare il problema alla radice; insomma. Ma è considerato reato e forse il tempo in galera non passa in maniera tanto agevole, rispetto alla vita di fuori.
No. Non sarebbe stato un buon piano. Forse è meglio farsene una ragione e andare avanti.
Allora, ci sto provando. Provo a considerare questo trentesimo compleanno appena trascorso come una sorta di linea di partenza e provo a ridare il via alla mia vita. Tanto per cominciare, ho deciso di cambiare città.
sabato 16 aprile 2016
Post-Presentazione: "Pestilentia" di Stefano Mancini
«Non
puoi escluderlo a priori!».
Un concetto
che mi sta dando parecchio da fare, ultimamente. Di qualunque cosa si tratti.
In ambiti totalmente diversi tra loro. In momenti più o meno frequenti che, non
senza difficoltà, riescono ad avere qualcosa in comune.
C’è da dire
che… funziona! Alle volte; almeno.
Sta
funzionando per i libri.
Provo ad
aumentare il numero delle mie ‘letture inusuali’ e, grazie anche a nuove
conoscenze fatte tramite il Web (leggi Facebook), provo a non escludere nulla (o
quasi!).
Facile?!?
Non sempre!
Ne vale la
pena? Sicuramente!
Il nuovo
libro appena conosciuto, di cui vorrei provare a parlarvi un po’?
Ve lo
presento nello stesso modo in cui è stato presentato a me…
La
tentazione di averci nulla a che fare all’inizio è stata forte. Poi però, lette
le poche pagine di un estratto, non ho permesso che avesse la meglio.
Stefano
Mancini ci sa fare.
Il suo è
uno di quei libri in grado di catturare l’attenzione sino ai massimi livelli
(anche il mio stomaco ne sa qualcosa… :-P). Un mix di generi che è ben dosato e
che sa accontentare anche i lettori più esigenti.
Forse
perché non è un libro d’esordio, la storia è strutturata in maniera particolare,
particolareggiata e affascinante.
Laureato in
giornalismo e iscritto all’Ordine dei professionisti dal 2005, Stefano lavora
come redattore presso un’importante testata nazionale ed è direttore
dell’agenzia “Aragorn servizi editoriali”. Ha pubblicato la trilogia
high-fantasy composta dai romanzi Le paludi
d’Athakah, Il figlio del drago e Il crepuscolo degli dei (Linee Infinite
edizioni, 2013-2015), terza classificata al Premio Cittadella 2016. I suoi
altri libri sono: La spada dell’elfo
(Runde Taarn edizioni, 2010) e Il
labirinto degli inganni (AndreaOppureEditore, 2005).
Vi ho incuriosito almeno un po’?
Immagino si possa fare ancora meglio.
Che ne dite
di provare a conoscere Stefano, attraverso l’intervista realizzata da Francesca
Pace? Domande e risposte che indagano su Pestilentia e… leggete, leggete!
Perché
qualcuno dovrebbe leggere il tuo libro?
Beh, il mio parere potrebbe essere di parte, ma trovo che sia una
bellissima storia, con un’ambientazione molto particolare e affascinante, un
ritmo serrate e dei personaggi molto ben caratterizzati. Penso sempre che la
lettura sia anche evasione dalla realtà quotidiana: il mio nuovo romanzo,
dunque, penso possa offrire ai lettori qualche ora di piacevole intrattenimento
e perché no, anche trasmettere qualcosa.
Che cosa c’è di innovativo e
quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Trovo questo romanzo fortemente innovativo, tanto che sarebbe,
anche provandoci, difficile classificarlo in un genere specifico. È un po’
fantasy e un po’ distopico; un po’ storico e un po’ thriller. Ogni elemento,
tuttavia, è fuso con gli altri in maniera inestricabile e funzionale, in modo
che il risultato sia omogeneo e tutt’altro che confusionario. La commistione
credo, anzi, che dia un notevole “quid” in più a tutto il libro. Il lettore che
si avvicina a “Pestilentia” non si faccia spaventare dal trovarsi di fronte un
libro originale, perché mi sento di assicurare che il risultato è valido sotto
ogni punto di vista.
Che cosa ti ha spinto a
scrivere?
La spinta per la scrittura viene da molto lontano. Questo è il
mio settimo romanzo pubblicato, nonché quello che ritengo il migliore per tutta
una serie di ragioni. Scrivo da quando sono bambino e fin da allora sogno di
fare lo scrittore. Da un paio d’anni questo sogno si è tramutato – seppure solo
in parte –, in realtà e per me sarebbe impossibile immaginare una vita senza
scrittura.
Da che
cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
La storia nasce da un’idea ben
precisa, quella di raccontare un fantasy innovativo, con tinte gotiche e un po’
dark. Mi piaceva soprattutto l’idea di dargli un’ambientazione estremamente
caratterizzata, una di quelle che entrasse nella pelle dei lettori e fosse
vissuta quasi alla stregua di un vero e proprio personaggio. Poi, come spesso
succede, il testo ha preso una sua strada e io non ho fatto altro che seguirla,
inserendo via via nuovi elementi.
Quando scrivi? E come? In modo
organizzato e continuo o improvviso e discontinuo?
Mi piace scrivere nel pomeriggio.
Trovo quel momento il migliore, con il silenzio che mi circonda e la mente che
può librarsi da sola dove vuole. Cerco di essere metodico e di non sgarrare,
scrivendo tutti i giorni. Non perché sia un peso o un obbligo, ma anzi per
l’esatto opposto: perché per me scrivere è soddisfazione e appagamento e quindi
più tempo posso dedicargli, meglio mi sento.
Quali strategie hai adottato
per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi – per
proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?
Avendo ormai una certa esperienza in
questo campo, di solito mi affido molto al web. Social network, siti internet e
blog sono il canale migliore per farsi conoscere e per far conoscere i propri
libri. Ed è quello che faccio, attraverso interviste, recensioni e
segnalazioni, proprio come in questo caso.
Progetti per il futuro?
Di
sicuro c’è l’uscita di un mio nuovo fantasy, di stampo più classico, a ottobre,
con la mia storica casa editrice, la Linee Infinite. Sarà il primo di una nuova
saga, che riprenderà la stessa ambientazione già vista nella trilogia composta
da Le paludi d’Athakah, Il figlio del drago e Il crepuscolo degli dei.
Tre
persone da ringraziare…
Sicuramente il mio editore Astro Edizioni per
“Pestilentia”, nella persona del suo direttore editoriale Francesca Costantino.
Poi Cristina Pace, che cura la mia pagina Facebook autore con grandissima
capacità. E infine i miei lettori, che con il loro sostegno mi spingono a
scrivere sempre di più.
Manca ancora qualcosa…
Vi lascio con una breve Sinossi…
Un ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere
liberato. È l’inizio della fine. Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso
purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo
ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti.
Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più
potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre
Oberon si ribella. E convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza.
Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce
della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico
appartenente alla razza dei gha’unt.
Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il
suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo
all’oblio.
giovedì 12 novembre 2015
Libri&Letture... "Granelli di Sabbia" di Andrea Gerosa
Quelle storie che non ti aspetti. Meglio… quelle storie che non ti
aspetti possano piacerti. Non per altro, per il fatto di appartenere a un
genere che proprio non leggi. Quel tipo di storie che, quando le incontri sugli
scaffali di una libreria, semplicemente non consideri. Capita però che un
Autore ti contatti tramite Facebook e provi a chiederti di fidarti di lui.
Della sua scrittura. Delle sue pagine. Chissà perché, allora, decidi di
metterti alla prova. Scegli di giocare con le righe di un romanzo, per vedere
cosa succederà alla fine. C’è un serial killer di mezzo, ma decidi di non
pensarci troppo e ti butti lo stesso. Perché se le cose di ogni giorno possono
costringerti qualche volta anche ad affrontare ciò che non ti piace, allora può
spronarti a farlo anche una passione. Specie se si tratta della passione per la
lettura. Un click e l’e-book è subito disponibile.
‘Granelli di Sabbia’, scritto
da Andrea
Gerosa (l’e-book è disponibile nei vari formati EPUB-MOBI-PDF all'interno dei diversi store online. Per il cartaceo si può contattare l’autore, tramite la sua pagina
Facebook). Un autore che sa farsi apprezzare sin dalle prime righe, per il modo
fluido che ha nel narrare. La scelta delle parole risulta attenta e mai
ripetitiva. Non ci si annoia. La lettura scorre via veloce e mi ritrovo a
stupirmi di quanto a tratti la consideri persino piacevole. Avrei detto che mai
e poi mai un Thriller sarebbe stato in grado di tenermi compagnia, negli attimi
prima di andare a dormire. Le pagine di Andrea sono riuscite a farmi mettere
una croce su questa convinzione e, anche se credo non riuscirò a convertirmi
completamente al genere, è bello poter dire di essere riuscita almeno un po’ a
superare un piccolo blocco mentale. Rimane il fatto di avere qualche difficoltà
nel esprimere un parere, trattandosi di qualcosa che non mi trova dotata di un
qualunque metro di paragone. Detto che la storia è veramente avvincente e con
un finale che non ti aspetti e che lascia forse la possibilità ad altro, i
personaggi hanno saputo entrare a far parte della mia quotidianità con la
stessa semplicità con cui alle volte ci riescono le persone. Ho cominciato a
seguire le vicissitudini del ispettore Luca Veloso, del Tenente Camilla
Dell’Angelo e di tutti gli altri impegnati nella caccia al serial killer
tornato dal passato, con lo stesso interesse con cui ascolterei i racconti di
un amica, mentre sorseggiamo un tè sedute al tavolino di un bar. Ogni volta che
si lascia la lettura in sospeso è inevitabile domandarsi cosa succederà dopo.
Non c’è mai nulla di scontato e la narrazione riesce a condurre fino alla fine
in maniera assolutamente avvincente. Penso alla ragazza che non legge altro che
romanzi d’amore. Penso alle volte in cui mi è capitato di lasciarne a metà uno,
per concentrarmi su un altro. Nonostante caratterialmente a volte mi sia
ritrovata un po’ a fare a botte con il genere, non ho abbandonato l’e-book.
Credo stia proprio qui, allora, la grande abilità dello Scrittore. Nel riuscire
a risultare convincente agli occhi di chi era già pronto a etichettarlo. D’ora
in poi il genere Thriller è qualcosa di un po’ meno spaventoso, a dispetto del
fiato sospeso che poi invece c’è sempre. Ora, non mi resta che lasciar parlare
l’Autore… una nuova Blog-Intervista! Alla prossima!!!
Quando hai capito che saresti
diventato uno scrittore e come è nata l’idea della storia?
Tutto
è nato per gioco, quasi per una sfida con me stesso.
Dopo aver letto centinaia di romanzi, soprattutto thriller, mi sono
chiesto: “Perché non provarci?”
A quel punto mi si sono affacciate alla mente un sacco di ragioni, tra
tutte l’inesperienza; poi mi sono ricordato di aver sentito una frase, una di
quelle che la gente di solito ama ricopiarsi sui post-it da attaccare sul
frigorifero: “Una conquista senza rischio, è un trionfo senza gloria”.
E’ allora che l’entusiasmo del principiante ha avuto il sopravvento, ma a
quel punto avevo bisogno di una trama nella quale il mio serial killer si
distinguesse da tutti quelli che avevo già incontrato sulle pagine dei libri
già letti.
L’idea di fare della sabbia il filo conduttore della storia è nata dalla
mia collezione e dalla vicinanza al mondo degli appassionati di queste
“briciole di mondo”, come i membri dell’Associazione Sand Dreamers Club: un
modo originale per far conoscere l’universo di sensazioni che si provano
guardando e tenendo tra le mani il contenuto di migliaia di contenitori di
vetro, ognuno diverso dall’altro per colore e consistenza.
Ecco allora che le indagini del Commissario Veloso si intersecano con
informazioni e notizie sulla sabbia, con l’intento di sorprendere e generare un
po’ di curiosità su questa materia solitamente ignorata nella sua vera essenza.
Il commento più bello che hai
ricevuto da un lettore…
Sono molti, ma vorrei qui riportare i due più significativi, almeno per
me.
La prima recensione avuta da parte di Emma Fenu, che inizia così:
“Un uomo, collezionista di sabbie e accanito divoratore di thriller,
decise, un giorno, di miscelare le sue passioni. Ed è cosi che l’uomo divenne
scrittore e un libro, dal titolo “Granelli di Sabbia”, venne alla luce.”
In poche righe, ha colto pienamente il perché mi ha spinto a scrivere
questo libro.
La seconda è di una ragazza conosciuta tramite Facebook e poi diventata
amica nella realtà. E anche questa devo riportarla:
“Da sempre l’uomo è stato affascinato dalla luna. Il suo potere mistico
sconvolge e travolge i pensieri e gli animi, anche i più innocenti. In fondo
siamo tutti seriali nel perseguire le nostre aspirazioni più forti, nel
raggiungere la Nostra sospirata luna.... tu ci sei arrivato.... grazie per aver
portato anche me.”
Consigli che daresti a
esordienti?
Crederci, crederci e crederci ancora. Non importa se il libro verrà
pubblicato o no, ciò che conta è l’essere riusciti ad arrivare alla fine,
portando su carta le proprie idee e le proprie emozioni. Di fatto, ciò che ho
scritto alla fine del libro nella nota dell’autore:
“Provateci anche voi. Veder apparire su un foglio ciò che la vostra mente
ha pensato, non ha prezzo!”
Libri d’altri… le tue letture
preferite?
Leggo quasi esclusivamente thriller da parecchio tempo, dopo aver
iniziato anche con libri d’avventura. Dal punto di vista letterario, nasco
grazie ad autori famosi come Smith, Follett, Deaver, Patterson e Connely, per
poi passare a vari autori, compresi, e non ultimi, gli italiani Carrisi e
Carofiglio. Ho amato molto il primo libro di Faletti “Io uccido” anche perché
l’ho sempre ammirato come uomo e artista. Da ognuno di loro ho “rubato”
qualcosa, anche perché parliamo di veri scrittori e non di una persona, come il
sottoscritto, che umilmente, ci prova.
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sabato 31 ottobre 2015
Il mio 'stile dorsale'!
È qualcosa che ho visto circolare in Facebook un po’ di giorni fa. Magari
è da tempo che esiste una cosa del genere, ma la mia attenzione ne è rimasta
colpita solo da poco. Scrivere frasi, attraverso i titoli dei libri. C’è una
pagina interamente dedicata (o forse più di una, non saprei). Credo esista
anche un hashtag, ma nella confusione dei miei archivi mentali non sono
riuscita a ritrovarlo e, comunque, non lo userei. Ho una sincera avversione per
il cancelletto. Opinione del tutto personale, che esula dal fatto che possa
esserci un’utilità intrinseca nel adoperarlo, al fine di aggregante tematico;
come recita Wikipedia. Ci mancherebbe altro.
Lo chiamano Stile Dorsale. Ed è
ciò che mi ha costretto a fissare per giorni tutti i punti in cui sono
sistemati libri in camera mia. Sembrava sufficientemente facile, da convincermi
che in meno di un quarto d’ora anche io sarei riuscita ad avere la mia ‘combinazione’.
Invece, niente. I primi tentativi sono falliti in maniera tanto rapida, da
portarmi a rinunciare con la stessa fretta. Si vede che lo stile dorsale non fa
per me. Oggi, solo per il fatto che accetto malamente darmi per vinta, c’ho
riprovato e, non so come, sono riuscita a trovare una frase.
Mettendo insieme
un libro di pubblicazione non recentissima, acquistato dopo aver letto una
recensione sulle pagine di un settimanale e ancora da leggere (quando voglio
riesco a procrastinare alla grande!); una pubblicazione più esile, di cui essenzialmente
non ricordo la trama, pur mantenendo la convinzione di averla letta prima dell’acquisto
(insieme alla convinzione di aver spoilerato il finale, come faccio quasi
sempre), il cui titolo racchiude in brevissimo quello che penso sia necessario
avere sempre a disposizione; un altro che, più o meno alla stessa maniera del secondo, continua
ad attirarmi per il suo saper racchiudere in un titolo l’importanza e l'essenzialità di ciò che è sia semplice, che complicato; quindi l’ultimo. L'unico letto, per il
momento. Ho scattato la foto, prima ancora di pensare che possa essere una frase perfetta
per descrivere il mio importante 'progetto di parole'. Quello che ha superato la
quota delle cinquantamila, quello di cui non ho ancora parlato, quello di cui
ancora non parlo, per scaramanzia. Ma che - fondamentalmente - è tutto qui; in questa frase di senso
compiuto, scritta con i dorsi dei libri.
Forse è per questo, che non sono riuscita a trovare niente prima. Perché, come per la maggior parte delle ricerche, capita di non trovare niente fino
a che non si è disposti a vedere.
I sogni in tasca. Le parole giuste. Un semplice gesto di tenerezza.
Scommettiamo che ti faccio innamorare?
Qual è il vostro stile dorsale?
Alla prossima! ;-)
sabato 10 ottobre 2015
Un palloncino volante per riprendere a... volare in alto!
"Una volta passato lo spavento,
si può riprendere a volare in alto!". :-D <3
Bellissimo è sentire nascere un sorriso sulle labbra, per un pensiero inaspettato!!! :-D :-D :-D
Un grazie immenso ad Anna Bernasconi, del Blog meraviglioso 'Tra Realtà e Fantasia', per aver condiviso con me e con Tutto il futuro del mondo - L'uomo dei palloncini volanti un pezzettino di una storia speciale. Grazie, per aver regalato alla pagina Facebook la possibilità di 'far volare' questo suo capolavoro di colori... :-D Grazieeee!!! L'invito è ovviamente, sempre e comunque, esteso a tutti! Fatevi avantiiii!!! Messaggi, storie, pensieri, emozioni... legateli al filo di un palloncino! L'Uomo dei palloncini volanti ne sarà felicissimo! :-D Lasciatevi volare! In libertà. Con fantasia. Con le parole. Con qualunque cosa vogliate volare. In alto, sempre più in alto!!! ;-)
giovedì 8 ottobre 2015
Di ciò che in effetti sono!
Quei sorrisi che nascono da incontri
strani. Di quelli che durano un attimo, ma che hanno comunque in loro la
capacità di riuscire a creare conversazioni strane. Brevissime; ma strane. Quei
sorrisi che nascono nel primo istante del dopo. Quando è già tutto passato, ma
è ancora tutto fresco per riuscire a fare a meno di pensarci. Non lo so. Mi sono
ritrovata a pensare che, in fondo, anni addietro neanche io mi sarei immaginata
così; oggi. Mi sono ritrovata a dirmi fortunata; felice… dopotutto. La porta è
sempre la stessa. L’ambiente è tipicamente aziendale. Indosso una salopette, di
quelle blu da lavoro, sporca in moltissimi punti. Ormai è più blu nell’immaginario,
che nella realtà. Ai piedi ho il solito paio di antinfortunistiche bruttissime
e sporchissime anche loro, le stesse che da settimane mi stanno supplicando di cambiarle
e di concedere loro il pensionamento. Vedremo. Un giovane è appena arrivato con
il furgoncino di un corriere e sta cercando proprio l’azienda per una consegna.
Ha da attendere, ma io non posso trattenermi per tenergli compagnia. Un paio di
minuti e me lo ritrovo vicino: “Lo sai che è la prima volta che mi capita di
vedere una ragazza fare un lavoro del genere?”. Mi affretto a specificare che
non sono l’unica donna lì e lui sgrana gli occhi. Forse, ha una scarsissima
esperienza lavorativa. Non saprei. “Scommetto che non sei una di quelle ragazze
tutte ‘Mimimì’”? Mi risulta difficile perfino scriverlo, in quel momento sono
riuscita a evitare a stento una risata. “No… non direi”. A dire il vero, pensandoci
meglio, ma com’è che è… una ragazza tutta ‘Mimimì’? Ricordi non troppo vaghi di
femmine con la puzza sotto il naso mi
tornano in mente, incontri casuali che si sono dissolti nel nulla in meno di un
secondo. Fosse questa la definizione per quel genere di persona… no! Non sono
proprio io. Inaspettatamente, sento crescere dentro un senso d’orgoglio; di
soddisfazione. Mentre il ragazzo continua a elargire complimenti in merito a
quanto possa essere bello assistere a ciò che i suoi occhi osservano in maniera
del tutto esterrefatta, penso che anni addietro non mi sarei immaginata così,
ma che non mi dispiace esserlo ora. “Non è poi così male, in fondo! Nulla che
una donna non riesca a fare”. Sorrido. “Ne sono convinto. Penso che, anzi,
dovrebbero essere in più a pensarla come te”. Mi sono chiesta che genere di
ragazze conosca o sia abituato a frequentare. Forse… sarebbe il caso di
allargare un po’ il giro e permettere agli orizzonti di allargarsi. A tratti mi
è sembrato di percepire un pizzico di cliché di troppo, comunque… Ci siamo
salutati con un “Buon lavoro” reciproco. Rimasta tra il perplesso e il felice,
ho ripreso ciò che stavo facendo; soddisfatta di ciò che non mi sarei mai
aspettata di essere ma, in effetti, sono!
sabato 27 giugno 2015
Fantasie D'Inchiostro...E-Book (e non solo) in palio!!!
Eccomi di nuovo da queste parti!
;-)
Come sempre è tutto un gran
fermento, le idee non smettono mai di saltellare in testa e… ci sono momenti in
cui la felicità schizza a 1000&+… perché ci si diverte un mondo in
compagnia di ‘amici’!
In pochissime parole… è: Fantasie
d’Inchiostro!!! :-D
Che ne dite, vi va di scoprire un
po’ meglio di che cosa si tratta?
Non si accettano risposte negative! ;-)
Perciò… occhi incollati allo
schermo….
L’idea nasce dal Gruppo Facebook
THE DARK ZONE ed è un’idea ‘ghiottissima’, per tutti gli appassionati di
lettura… che amino andare alla scoperta di nuovi talenti! Wow!!!
Allora… pronti? Via! Il Rumore
dei Tasti è felicissimo di ospitare una delle tappe in programma per questo
Giveaway Speciale… ricchissimo di pagine, tutte da leggere! ;-)
26 gli E-Book (e non solo) messi in palio, da
altrettanti autori emergenti. I generi? Non c’è da temere… sono davvero
presenti ‘tutte le sfumature della fantasia’!
Altrimenti detto… non vi rimane
che partecipare!!! Come? Semplicissimo!
Ecco le regole:
1- Condividere l'evento in ‘modalità pubblica’ sul vostro
profilo Facebook
2- Lasciare un commento nella bacheca dell'evento scrivendo
semplicemente: PARTECIPO
C’è tempo fino alla mezzanotte del 3 luglio 2015, dopodiché…
si provvederà all’estrazione dei nomi vincitori attraverso il sistema
random.org! 5 i pacchi regalo previsti… 5 i vincitori! Cosa state aspettando
ancora, non vi è improvvisamente venuta voglia di provare ad essere uno di
questi? Dita incrociate, mi raccomando!
Ok… ok… un istante solo… non mi rimane che
illustrarvi i libri ‘ospitati’ da questo Blog…
Si parte con…
Come il vento per una girandola
di Nadia Filippini
Chiara e Alessio. Da due anni le
loro strade si sono divise bruscamente, lasciando una profonda ferita in
entrambi. Lontano l'uno dall'altra, hanno cercato di andare avanti con le loro
vite e lasciarsi il passato alle spalle. Quando però Alessio torna a vivere a
Milano e le chiede di tornare nella sua vita, Chiara si troverà ad affrontare
una scelta più difficile di quanto lei stessa potesse immaginare. Fidarsi
ancora una volta di Alessio e rimettere in gioco i propri sentimenti o chiudere
definitivamente col passato e guardare avanti?
Si continua con..
Il Cavaliere senza nome
di Fabiola D'amico
1130 REGNO DI SICILIA Fosco è un
cavaliere forte, temerario, giusto, ma non ha un retaggio nobile alle spalle, è
un bastardo senza nome, irretito da molti, stimato da pochi. È uno dei
consiglieri di Ruggero II e questa sua posizione gli procura gelosie e invidie.
La vita e le esperienze faranno di lui un uomo duro e non incline ai
sentimentalismi. Quando il Re gli propone di prendere in sposa sua nipote
Serena, accetta senza esitare nonostante gravi sulla fanciulla l’onta della
vergogna e la possibilità di una gravidanza indesiderata. Un cavaliere deve
aiutare gli indifesi e i deboli. Lui, nato bastardo, avrebbe salvato la reputazione
di una nobile fanciulla e sarebbe stato un buon padre. Questa sua fredda
considerazione vacilla dinanzi al carattere esuberante ed eccentrico della
moglie, nel cui sangue scorre l’irruenza degli Altavilla. L’attrazione tra i
due scoppia improvvisa e senza freni ma imprevisti, incomprensioni e tradimenti
saranno in agguato per impedire il realizzarsi di un sogno comune. Un oscuro e
misterioso nemico vuole prendere in trappola il lupo del re e la rossa
amazzone. Riuscirà la forza dell’amore a salvarli? Della stessa autrice: Un
giorno da favola ed Libromania, Sensuali tentazioni sull'orient Express, Il
guerriero e la dama di ghiaccio, Merry Christmas Mr Grizzly, Passioni mortali,
Sintonia D'amore, La compagnia delle orchidee (damster edizioni) e altri ebook.
Alcuni suoi racconti sono presenti nelle antologie di Delos, Butterlfy edizioni
e Damster.
Per poi concludere con… un cartaceo! :-D
Tutto il Futuro del mondo
di
Marta Bosatra, Elisa Vagnarelli, Stefano Padoan, Paola Cavallari, Rosario
Amenta, Laura Bonelli
Sì! Immagino (più che altro
spero :-D ) che lo riconosciate...
L'invenzione narrativa è strettamente in relazione con l'essenza del futuro, che assume concretezza soltanto se l'uomo prende a immaginarlo.
Ecco una selezione di opere della letteratura contemporanea che creano immagini diverse di futuri possibili, con tutte le ambizioni, i desideri, le inquietudini e le angosce proprie di ciascuno di noi.Il denominatore comune a tutte le storie è la ricerca, affrontata dai protagonisti per raggiungere un avvenire migliore.
Tutti proveranno a trovare la strada per la felicità: su una nave verso paesi lontani, dietro i banchi di una scuola, all'interno di un'opera d'arte o, ancora, nel proprio sogno custodito nel cuore.
Come sarà il futuro che ci attende?
- 'L'alba dei sogni' di Paola Cavallari;
- 'L'uomo dei palloncini volanti' di Elisa Vagnarelli;
- 'Il blues del mare' di Stefano Padoan;
- 'Il mondo a casa mia' di Marta Bosatra;
- 'La teoria della Matrioska' di Laura Bonelli;
- 'Mondo' di Rosario Amenta;
Alla prossima!
Stay Tuned!!! :-D
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