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sabato 30 aprile 2016

Lungo una strada conosciuta...

Una po’ di tempo per me. L’idea di andare a fare una passeggiata insieme a Mat. Quella di percorrere una strada conosciuta, ma sempre speciale. Pensieri zero.
Mi accorgo di avere l’attenzione catturata da qualcosa. I rumori intorno. L’originale mescolarsi tra di loro. Mi ritrovo a cercare di carpire l’esistenza - o meno - di un certo ritmo; di una certa sequenza. Il rumore dei miei passi sulla strada sterrata. Il rumore delle sue zampe sullo stesso tragitto. Il rumore del mio respiro, a tratti affaticato. Il rumore del suo, anch’esso spesso più pesante del normale. Il rumore delle foglie mosse dal vento. Quello della sua medaglietta al collo. Tintinnio leggero, ma costante, a testimonianza sonora della sua esuberanza canina. Lo scorrere dell’acqua, in lontananza. Un concerto inedito, unico e irripetibile.
A un certo punto, una curva.
È lì, appena dietro l’angolo. Lo sguardo cattura l’istante e, anche se gli occhi hanno già visto ciò che stanno ammirando, scattano comunque una nuova fotografia per il cuore.
Quel posto sa di essere speciale. Sa di essere emozione pura per molti. Sa che potrebbero essere non frequenti gli incontri, ma non per questo capita di trovarlo non all’altezza delle aspettative.



È un posto paziente. Sa aspettare il momento in cui c’è bisogno di lui, perché l’animo possa rasserenarsi di più. È un luogo immerso in un’atmosfera speciale, che è quasi magia.
Respiro a pieni polmoni. chiudo gli occhi per un istante, prima di riprendere a camminare.
Poco più in là c’è un pezzo di prato. Distesa su una panca di legno, cerco di immortalare una porzione di cielo.


Un nuovo sbuffo di vento. Mi ritrovo a seguire con lo sguardo il volo leggero di qualcosa che non riconosco immediatamente. È il seme di un dandelion; o soffione.
Se escludo le volte in cui li ho liberati in aria con un soffio, dopo aver espresso un desiderio, penso di poter dire che questa sia la prima occasione che ho di incontrarne uno solitario.
Continuo a fissarlo e mi sorprendo a scoprire quanto sia vero, che sembra stia danzando. Il rumore delle foglie mosse dal vento. Quello dell’acqua che scorre. Un seme di dandelion danzante.
A proposito d’acqua, comincia a piovere. Poche gocce, che lasciano traccia immediata di loro sulla pietra. È ora di andare.
Chiedo in silenzio alle nuvole che aspettino ancora un po’, prima di mettersi a piangere per bene.
La strada a ritroso sembra più breve.
A poche decine di metri da casa, mi accorgo di essere stata una sorta di taxi per un piccolo ospite. Un piccolo bruco verde. Chissà cosa l’ha spinto ad aggregarsi. Certo dovrà aspettare di essere farfalla, per poter tornare dov’era. O, forse, non vi tornerà affatto.
Lo lascio libero su un filo d’erba, non prima di aver scattato una fotografia.


Mat si accorge e richiede attenzioni tutte per sé.


Gli prometto di replicare presto momenti come questo, ma adesso è tempo di muoversi.
Sull’asfalto, che rimane in silenzio sotto di noi, a un certo punto incontriamo Pepe.
È uno yorkshire impavido. Si avvicina al naso di Mat e pretende un incontro, occhi negli occhi. Si allontana di nuovo. Abbaia più volte, forse offeso dal fatto di non aver ricevuto chissà quale reazione. Non gli importa la differenza di stazza, né che Mat continui a guardalo con noncuranza evidente. Lui continua ad abbaiare.

Non ci rimane che allontanarci in fretta e riprendere, lesti, il cammino. Pochi passi ancora…

sabato 20 agosto 2011

Benvenuto Mat!!!

18 Agosto 2011!
Lo so, lo so...
Il calendario è più avanti, ma... il 18 agosto appena passato è stato un giorno speciale!
La sveglia, nonostante le ferie, è suonata come sempre alle sette (giusto per non perdere l'abitudine. Volendo essere del tutto sincera, la mia sveglia - impostata sul cellulare - suona tre volte ogni mattina: alle 6; alle 6.30 e alle 7. Il più delle volte è perché ho paura di non sentirla al primo colpo e di non svegliarmi. Ma, succede anche di dover variare l'orario; così... mi tengo preparata - ed abituata, soprattutto! - ad ogni evenienza). La colazione - anche quella come d'abitudine - con un'abbondante tazza di latte e cacao; intorno alle 8... 8 e 15. Quindi, nonostante non manchino certo le idee, ho passato più o meno i successivi quarantacinque minuti a pensare a cosa poter fare per ingannare il tempo.
Già.
Con un appuntamento speciale fissato per il primo pomeriggio (dopo le 14 - 14.30), come riuscire a tenere la mente occupata e non pensarci ad ogni singolo istante?
E' stata una "ricerca del da farsi" a dir poco estenuante.
Ho provato a sfogliare una pila di vecchie riviste, che da tempo mi riprometto di guardare.
Niente.
Ho pensato di impegnarmi ancora di più nella lettura di un libro; nella speranza che una trama avvincente potesse riuscire a non far girare troppo le mie "rotelle".
Niente.
Mi sono seduta davanti il computer nel tentativo di scrivere. Si sa, ragionare sui possibili intrecci di una storia, annulla da tutto il resto del mondo.
Di nuovo... niente.
Sperando allora che la passione per tutto ciò che è manualità potesse venire in mio soccorso e non fallire miseramente come tutto il resto, mi sono girata verso la mia scorta di perline e son rimasta a fissarla nella stessa maniera in cui un bambino fisserebbe la Tv; quando sul tavolo ci sono i libri e i quaderni dei compiti da fare. Occhiate cariche di speranza.
Una volta con le perline tra le mani, un nuovo dilemma. Che fare?
Anche in questo caso, non che manchino i progetti, ma...
Questo passato 18 agosto è stato per me una nuova conferma: non tutti i momenti son buoni per creare.
Così, costretta a mettermi l'anima in pace, ho lasciato scorrere la mattinata tra un pigro zapping alla televisione e saltuarie capatine on-line per qualche curiosità risolvibile solo "googlandola".
Ho osservato le lancette segnare le dieci; le undici; mezzogiorno; l'una.
Dopodiché...
Le faccende da sbrigare per il pranzo, mi hanno finalmente aiutata a staccare un po'.
Gli ultimi minuti di cottura da tener d'occhio sui fornelli (sono una vera frana in materia; fortuna che hanno inventato i timer!); il necessario da sistemare sulla tavola e... via.
Ho cercato di godermi quegli ultimi istanti pre-appuntamento, come fossero stati i primi istanti del genere in tutta la mia vita.
A posteriori, poi, mia sorella mi ha confessato di aver chiaramente notato i miei falliti tentativi di tenere a bada la tensione e che - forse proprio grazie a questi - il tutto sembrava ad occhi esterni come qualcosa di "dolcissimo".
Quando le lancette sono arrivate a segnare le due, per poco non sono caduta dalla sedia. Nonostante non avessi un orario preciso da rispettare (a patto di non presentarmi prima delle 14 - 14. 30), mi sono sentita in ritardo.
Allora, pur evitando di correre su per le scale scalza, con il rischio di scivolare e di rompermi una gamba, ho fatto in modo di essere pronta il primo possibile.
Infatti, seppur la mattinata fosse stata da considerarsi in tutto e per tutto gettata alle ortiche, del fatto di avere avuto tanto tempo a disposizione e libero dal fare c'era di positivo che: avevo potuto passare mentalmente in rassegna l'intero contenuto del mio armadio. Nessun dubbio su cosa indossare.
Ho estratto i jeans scelti dalla pila di pantaloni, senza badare minimamente a tutti gli altri che sono rotolati di lato sul fondo di legno e preso la t-shirt destinata alla missione appuntamento, senza pensare al fatto che appartenesse al "club" delle mie poche preferite e che, qualunque cosa fosse andata storta, forse l'avrei resa "inindossabile".
Una fugace occhiata allo specchio, prima di scendere di nuovo le scale con le scarpe da ginnastica ancora da allacciare.
"Sono pronta".
Le ultime fasi di preparazione sono spettate alla macchina, dopodiché... si va!
in quei venti minuti di tragitto, ho continuato ad assillare l'orologio.
Arrivati a destinazione, mi sono sentita trattenere il fiato.
Eccolo!


Un Amore a quattro zampe!