domenica 27 marzo 2016

Libri: Sette lettere da Parigi

Samantha adora i viaggi, il buon vino e la cucina francese. Dopo quarant’anni trascorsi in America e una carriera da direttore creativo nella pubblicità, si è trasferita nel sud della Francia, dove ha sposato un ingegnere aerospaziale. Vive con due figli acquisiti e con un gatto Bengala.

Ci siamo ‘conosciute’ grazie a un libro, io e lei. In un pigro sabato mattina precedente a San Valentino, sfogliando le pagine del settimanale che in casa teniamo sempre a portata di mano per essere informati sui programmi tv, mentre aspettavo che il caffelatte si raffreddasse un po’ per non correre il rischio di ustionarmi le papille gustative, ho scoperto il suo mondo fatto di pagine e d’inchiostro. È stato amore a prima vista. E, anche se con i libri devo ammettere di essere una persona dal innamoramento facile, posso giurare di aver sentito quel brivido lungo la schiena che non sempre capita, ma che quando accade è una sorta di garanzia.
Tutto. Veramente tutto di quel libro aveva con sé la magia del lieto fine. Anche solo guardarlo, dentro un trafiletto stampato su una pagina satinata, anteposto alla pagina della 'ricetta della settimana', era in grado di regalare al cuore un battito di quelli speciali.
Ho annullato i programmi mentali che già mi ero preparata per trascorrere in tranquillità quel inizio di weekend e mi sono precipitata su per le scale, per correre in camera a cambiarmi. 
Ero praticamente certa che non l’avrei ancora trovato in libreria, troppo fresco d’uscita per essere già sugli scaffali, ma… a parte il fatto che tentare non nuoce mai in certi casi, non potevo permettermi di aspettare che tra noi capitasse un incontro casuale. Dovevo ordinarlo. Dovevo almeno riuscire a garantirmi la certezza di averlo tra le mie mani il prima possibile.

Sette lettere da Parigi


Ditemi se la copertina non è tanto attraente da catturare l’attenzione ai massimi livelli.
Eppure… volete sapere qual è la cosa che mi ha colpito di più?
Tre piccole, a prima vista ignorabili, parole: una storia vera.
Le storie vere non sono tutte belle, o piacevoli, o facili da attraversare; leggendole. Il più delle volte, anzi, mi è capitato di imbattermi in libri che sono stati mezzo per veicolare storie vere più forti e dolorose di un cazzotto preso in pieno stomaco. Non sto qui a stilare un elenco di titoli. Sono sicura che almeno un paio possano venire in mente anche a voi, senza bisogno del mio aiuto.
Quando, invece, una storia vera parla d’amore… allora, sì! È musica per le mie orecchie.
E se il grande amore ti concedesse una seconda possibilità? Concetto irresistibile, per un cuore romantico come il mio; che pure ha paura di fronte a certe cose. Recente scoperta, infatti, è quella per cui mi ritrovo a pensare di me stessa di aver paura dell’amore. Ma questa è una faccenda a parte; per quanto sia un aspetto che ho in comune con la protagonista della storia. Magari, non ho ancora trovato quei due occhi in grado di guardarmi senza farmi temere nulla.
E se la storia del libro, oltre a essere vera, oltre a essere incredibilmente romantica, raccontasse della vita della scrittrice?
Samantha è Sam. Sam è Samantha. Le sette lettere da Parigi hanno viaggiato veramente fino in America e lo hanno fatto nel 1989. Dopo venti anni di silenzio, Sam trova il coraggio di rispondere. È l’inizio.
L’inizio di che cosa?
Di tanto. Di tutto. Di qualcosa che mi piacerebbe riassumere, riportando di seguito alcune delle righe che mi hanno colpito di più…

“Ti amo, Sam. Te l’ho già detto e continuerò a ripeterlo finché non mi crederai. Voglio dividere con te quel che ho. Anche se non è molto. Sono un uomo semplice, che conduce un’esistenza semplice”.

Che altro dire? Leggetelo! 
E se pensate di non farlo perché non vi sentite sufficientemente romantici, fatelo perché è vero ciò che si dice della realtà. Che, alle volte, può essere più fantasiosa della fantasia stessa. 
Pare, tra l’altro, che presto ne sarà tratto un film...

Alla prossima!

mercoledì 23 marzo 2016

Libri: 'Non vuol dire dimenticare' di Riccardo Schiroli

Il mio viaggio è iniziato il sette di agosto, una giornata plumbea come si pensa che una giornata di agosto non sarà mai.
Comincia così Non vuol dire dimenticare, romanzo d’esordio di Riccardo Schiroli. 190 pagine che accompagnano il lettore non solamente nel viaggio fisico vero e proprio, ma anche alla scoperta dell’universo femminile; con il quale il protagonista tenta di approcciarsi. Il punto di vista è quello maschile. La narrazione è in prima persona. Proprio per questo, lo stile richiama molto quello di un diario di viaggio. Con una scrittura moderna, vivace e scorrevole, Non vuol dire dimenticare si legge d’un fiato. Il protagonista ha un modo di fare ironico e divertente. Non manca anche un pizzico di autocommiserazione, ciò che alle volte impedisce al vissuto di divenire insegnamento. Inserito nella collana Romanzo nel cassetto per le edizioni Soldiershop, il libro è disponibile in versione e-book su Amazon, o in formato EPub su Ebook.it
“Non vuol dire dimenticare ha avuto una gestazione piuttosto complessa”. Scrive Riccardo Schiroli sul suo sito: http://www.riccardoschiroli.com/ “La prima stesura è stata completata con una macchina da scrivere. Da lì è partita un’opera di revisione apparentemente infinita e che ha portato a una seconda versione. In verità, il libro non è mai stato veramente riscritto e sono soddisfatto del risultato finale solo a tratti. Ma è ora che il romanzo cammini con le sue gambe e che io mi dedichi ad altri progetti”.


SUL ROMANZO:
Siamo nel 1989 e, con un volo Linate-Zagabria, inizia un viaggio negli Stati Uniti. Per il protagonista, che è l’io narrante di un romanzo scritto in prima persona, si tratta di un momento epocale. Va in un paese che ha conosciuto prevalentemente attraverso i  libri e  il cinema e lo fa per inseguire un sogno d’amore nel quale non è certo di credere. Va solo: il suo mondo si è dissolto e cerca di costruirsene uno nuovo. E’ in compagnia delle sue canzoni, che lo aiutano a convivere con gli stati d’animo. Ma a poco a poco, finirà con il dover mettere i piedi per terra.
Il sogno d’amore non si rivelerà qualcosa in cui credere, ma nella California del sud e a New York City, inizierà la dolorosa transizione verso una fase nuova della vita.
Perché penso che sia da pubblicare? Sono convinto di essere riuscito a ottenere un linguaggio che rappresenta moltissimo le persone come me: che vengono da una educazione cattolica un po’ invasiva, che sono cresciute abbastanza privilegiate, che non hanno mai fatto troppa fatica a scuola. Anche perché il protagonista si è lasciato alle spalle i privilegi e si trova a farsi largo da solo e un po’ disorientato.
Credo anche che il romanzo rappresenti bene l’impatto che gli Stati Uniti potevano avere su un europeo del 1989. Descrivendo un mondo nel quale ancora non c’è internet e il protagonista può stupirsi delle centinaia di canali via cavo che vede grazie al televisore del Motel, penso sia anche interessante notare come non sia poi vero che i ventenni degli anni ’80 erano così diversi da quelli del terzo millennio.


BIOGRAFIA DELL’AUTORE:

Riccardo Schiroli è nato a Parma nel 1963. Giornalista professionista e poliglotta (parla correttamente Inglese e Tedesco, comunica in Francese e Spagnolo), è entrato nel mondo della comunicazione come conseguenza dei suoi studi di Economia. Una volta Amministratore Unico della Comunicazioni Parmensi s.r.l., sulla fine degli anni ’80 si è dimesso dall’incarico e ha deciso di seguire la sua vocazione,  cercando di percorrere la strada del giornalismo. Prima di ottenere l’accesso all’esame di Stato per l’esercizio della professione, ha fatto in tempo a diventare responsabile dell’informazione di Radio Onda Emilia (novembre 1990) e poi (agosto 1996) responsabile del Telegiornale di Teleducato a Parma. Una volta professionista (2000) ha assunto la direzione di Teleducato Piacenza.