domenica 27 ottobre 2013

Poche righe da... (nuove letture in corso!)

Leggere e Condividere...

L'unica cosa che mi infastidisce è il codice a barre, che mi sembra troppo grosso. Ho l'impressione di assomigliare a una confezione di formaggio. Questo codice a barre è un segno dei tempi. Più che colui che possiede, il borghese è colui che classifica, che ordina.

D'altra parte, il racconto delle mie avventure e disavventure dimostra che, a dispetto dei codici a barre, sono stato amato, ho amato, ho incontrato librai e lettori felici. Accanto alle innumerevoli forze che tendono a fare dell'umanità un formicaio, esistono forze di senso contrario che impediscono la morte dell'intelligenza e dell'imprevedibile. Il libro è una di queste.


Poche righe da: Prendimi con te di Paul Desalmand

...Voi, cosa state leggendo di bello? 
Buona serata, a presto!

domenica 20 ottobre 2013

Ricordi su tappi di sughero

Una vita chiusa in scatola.
Non so nemmeno bene perché, ma... la maggior parte delle mie cose risiede tra quattro pareti, un fondo e un coperchio di carta
Il più delle volte è utile. Se si riesce a conservare una buona memoria fotografica, basta poco per ritrovare ciò che serve all'occorrenza. Quando la memoria non è d'aiuto, si può sempre ricorrere al uso di etichette. Perché ogni contenitore indossi il nome di ciò che contiene.
Nel mio ordine-caos di scatoloni, scatole, scatoline e scatolette... alcune riportano chiare diciture di ciò che custodiscono, altre - sistemate con più fretta - con il passare del tempo sono diventate un'incognita.
Per questo... avere tutto (o quasi) chiuso in scatola diventa un problema, quando si decide di dare una sistemata, magari cambiando qualche disposizione e aggiungendo delle novità.
Per i pochi punti fermi rimasti, ci sono decine di interrogativi. E questo? E quello? E quell'altro?
Ad un certo punto viene anche da chiedersi... ma, chi me l'ha fatto fare... di passare in questo modo gran parte della domenica?
A dire il vero... i piani non erano proprio questi.
Ieri sera sono andata a dormire con la ferma intenzione di svegliarmi presto la mattina, con l'altrettanto gratificante idea di fare una bella colazione e con l'importante progetto di piazzarmi davanti il computer per scrivere. Ultimamente... io e le parole che continuano a frullarmi per la testa non abbiamo avuto molte occasioni per un tête-à-tête. Per questo, immaginare di poter avere l'intera domenica a disposizione per dar retta a una nuova storia... sembrava meraviglioso.
Ed è rimasta un'idea meravigliosa... fino a che non è arrivato il mal di testa a mettersi in mezzo. Quando si dice... i danni che può fare un terzo incomodo! 
Non so come riusciate a cavarvela voi in ceri casi, ma... per quel che mi riguarda, il mal di testa è il nemico giurato numero uno! Io... odio il mal di testa! Che è tenace. Che non se ne va se rimango a riposo. Che stringe i denti e resiste, anche sotto l'effetto dell'antidolorifico. E lo immagino beffarsi di me, nel sapere che per ucciderlo... dovrei massacrare il mio stomaco con i medicinali più forti. No! Niente da fare.
Nel decidere di salvaguardarmi un po'... rivedo i miei piani per la giornata e abbandono tutti i progetti fatti, per dei nuovi da definire al momento.
Niente colazione da leccarsi i baffi. Al posto di fette biscottate e Nutella, sorseggiando un cappuccino caldo fatto in casa, biscotti integrali (che tristezza) e una tazzona di camomilla dolcificata con miele. Spero che tanta acqua, a stomaco praticamente vuoto, non mi uccida. Per quanto in tanti si sforzino di farmi capire che bere è importante, a meno che non si tratti di profonda disidratazione dovuta da eccessiva sudorazione, io e i liquidi ci incontriamo raramente. Lo so... è uno sbaglio :-(
Ad ogni modo... 
Può esserci di peggio, in una domenica mattina di cui già si pregustava lo svago? Sì!
Decidere di non darla vinta al mal di testa, rimettendosi a letto, e provare a dar retta - invece - a qualcosa letto in Internet diverso tempo fa: quando il fisico non è proprio al top, fare delle piccole faccende in casa aiuta. Niente di pesante, ovvio!
Insomma... ho pensato che, visti gli ultimi periodi, con la smania di mettere su carta storie e storie, con i progetti di EstroCreativo che, con il loro costante essere work in progress, ci manca mi sveglino di notte... magari stessi chiedendo troppo alla mente e che... fare qualcosa dove non è strettamente necessario pensare, magari sarebbe davvero servito.
La camera da letto, ultimamente, non è il massimo dell'ordine. Ma... di solito conservo la faccenda per quelle sere in cui la Tv non ha molto da offrire, il sonno riesce ad aspettare (insieme ai libri sul comodino) e tutto ciò di cui ho bisogno è... un po' di musica. Sistemare l'armadio con lo stereo a palla su una canzone dei Queen lo considero quasi una meraviglia. 
Niente camera... rimane il mio angolino privato in soffitta. A dire il vero, è da un po' che non ci metto le mani e la cosa mi preoccupa. Può un angolo incasinato dell'ultimo piano della casa aiutarmi nella lotta contro il mal di testa? Mah!
Salgo le scale con la tentazione di fare marcia indietro ad ogni scalino. Forse... darla vinta al letto non è un'idea troppo malvagia, dopotutto. E chissenefrega di quello che ho letto in Internet, vattelapesca quando e vattelapesca dove. Torno a dormire? No!
Ecco... dopo il mal di testa, ci mancava anche la vocina interiore a rompere! Ma... dico! Si può avere una coscienza tanto 'puntuale'?!?
'Hai promesso che l'avresti fatto, non appena passato il matrimonio di tua sorella... ricordi?'. Certo che continuare a salire le scale, conversando con il proprio io interiore è... quasi da pazzi?!? Speriamo di no.
Arrivata in cima, abbandono del tutto il proposito di tornare di sotto e di rimettermi sotto alle coperte. Senza scherzi... è un disastro! Mal di testa o non mal di testa, voglia o non voglia... serve una sistemata.
Non sono attrezzata con sacchi per la spazzatura e contenitori, ma... intanto comincio.
Sono le undici passate da venti minuti, quando mi accorgo che la testa non mi fa più male. Santo Internet divulgatore di conoscenza! Continuo a sistemare di buona lena per il resto del tempo, ma... quando mi chiamano per il pranzo sono arrivata appena a metà del lavoro.
Quello che c'è di positivo è che... nel riprendere nel pomeriggio potrò portare un po' di musica con me.
Tengo al mio lettore mp3 come fosse un amico di lunga data. In effetti... è con me da dieci anni!
Non è un I-pod... ma non ha nulla da invidiare a quei figurini minuscoli che fanno bella mostra di loro nelle vetrine. Quando è in tasca si fa sentire che c'è, ma... ha in sé tutte le colonne sonore dei miei momenti... Sempre impostato sulla modalità 'sequenza casuale', custodisce i miei gusti musicali e non disdegna di conservare anche i cosiddetti 'varie ed eventuali'... visto che il posto non manca. Alle volte, anche tra le sue cartelle serve un po' d'ordine... ma, è questione di poco! Certo... non è molto d'aiuto in caso di mal di testa :-(
Ma... quando la testa non è più un covo di batterie rullanti, con la musica a portata di mano è una vera pacchia! Continuo a sistemare scatole e buste, buste e scatole, fino a che... questa scatolina la ricordo!
Ha l'aspetto invecchiato... quanti anni saranno passati, da quando l'ho sistemata in soffitta tra libri, vecchie riviste e vecchissime videocassette registrate?
Basta aprirla, per avere una risposta. Poco meno di dieci!
Trovo le candeline del mio ventesimo compleanno, la vecchia fotografia di una carta d'identità, alcune tessere fotografiche di quando ancora avevo i capelli lunghi (devono essermi servite per il rinnovo del documento) e... due tappi di spumante.
Io non bevo alcolici, ma... questa cosa me la ricordo. Per ogni evento importante, tanto da essere festeggiato con un brindisi di bollicine, avevo l'abitudine di conservare il tappo di sughero. 
Li prendo tra le mani e rimango a fissare le date scritte con la penna... è bello averli ritrovati a distanza di tempo. 6-07-04 e 3-08-04... diploma e contratto per Galeotto fu l'Sms!
Ricordi del genere non sono una fotografia, ma... tenerli stretti per un po' è come ritornare al momento. 
Insieme ai tappi c'è anche un sottobicchiere. E' un'altra mania che mi appartiene, ma... in questo caso non ricordavo di aver un sottobicchiere-ricordo. Eppure... eccolo lì! 3-08-04 Firma Contratto!
Ripenso a quella mattina (ripenso ad entrambe, ma... i pensieri corrono di più verso il primo libro, che non verso il diploma di maturità!), ripenso all'emozione...
Perché ho smesso di catalogare i ricordi su tappi di spumante? 
Perché non c'è il brindisi della laurea?
Perché non ci sono quelli legati alle altre pubblicazioni? 
Mi rattrista un po' l'idea di aver smesso di collezionare piccoli ricordi. Ma... 
Non è tardi per ricominciare a farlo!
Allora... finisco di sistemare le cose che mi rimangono da sistemare, mentre già mi immagino a sfogliare gli album di fotografie alla ricerca degli stessi ricordi su carta lucida.
E già mi immagino a scattare due fotografie speciali... Sento la mente di nuovo al lavoro per le parole che riuscirò a buttar giù, con le dita frenetiche sulla tastiera del computer... 




Torno al lettore mp3 poco lontano e, stavolta, scelgo la colonna sonora del momento.

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno... ormai è qua! 

domani, domani, domani... in attesa del prossimo tappo da datare! ;-)

sabato 5 ottobre 2013

Foto, musica, fette biscottate e marmellata a mezzanotte

Il rumore della chiave nella porta si confuse nel finale della canzone.
Non era la prima volta che l’ascoltava quella sera, ma questo non impedì a Elena di provare un pizzico di delusione.
«Ancora davanti al computer? Cosa stai facendo di bello?».
Con Riccardo vivevano insieme da qualche mese ma, nonostante i diversi impegni giornalieri dell’uno e dell’altra, che ogni settimana si ripetevano con una continuità alle volte stancante, Elena non riusciva proprio ad abituarsi all’idea di andare a dormire senza prima averlo visto rincasare.
«Sto guardando alcune delle fotografie che ho scattato oggi pomeriggio al parco, vuoi vedere?».
Il sorriso che Riccardo le riservò, mentre con una mano appoggiava il giubbotto sopra il divano, la diceva lunga su quanto Elena potesse essere prevedibile.
«Vediamo un po’… Parco Ranghiasci Brancaleoni?». Lei sorrise. Cosa poteva farci se aveva la fortuna di essere nata in una città che adorava?
«Questa mattina all’ufficio postale ho fatto prima del previsto… così ho pensato che, dato che siamo già in autunno e presto non sarà più tanto caldo, un giro al parco potesse essere una buona idea per svagarmi un po’. Per dirla tutta… ho anche conosciuto qualcuno».
Le labbra le si incurvarono appena in segno di divertimento, quando vide Riccardo bloccarsi e cercare il modo giusto di controbattere a quel ‘qualcuno’. Era geloso. Anche se non voleva ammetterlo, l’idea che qualcuno di non ben precisato avesse passato del tempo al parco con la sua donna lo stava facendo impazzire.
«In che senso… hai conosciuto qualcuno?». Il tono di voce era leggermente cambiato, ma niente di grave.
«Sono arrivata al parco, ho oltrepassato un gruppo di turisti romani che si erano fermati all’ingresso e sotto il ponte che dà sul Camignano ho conosciuto…».
Elena si interruppe, lasciando posto a qualche secondo di silenzio. Se aveva capito come era fatto, Riccardo non le avrebbe chiesto di continuare. Ma, non avrebbe gradito che non lo facesse.
«…una ragazza». Lo confessò scoppiando a ridere della faccia di lui, che non sopportava l’idea di aver ceduto per l’ennesima volta alla gelosia. Poi si accostò piano con le labbra alle sue e lo baciò teneramente.
« L’ho sorpresa che stava scrivendo un messaggio d’amore sul muro. L’ho fotografato con il cellulare… vuoi vedere?». Elena si sbrigò a rimettersi seduta e a ritrovare la fotografia.


Chiunque amasse la musica di Max Pezzali, di fronte a quelle parole non avrebbe potuto non riconoscere una canzone stupenda.
«Sì, ma… poi tu le hai detto che scrivere sui muri, di qualunque cosa si tratti, è reato?». Riccardo era serio e in un primo momento Elena si ritrovò a chiedersi perché, prima di ciò che è giusto o non lo è, lui non fosse riuscito a vedere in quella foto la bellezza di un gesto illegale. Verissimo! Scrivere sui muri è reato, ma… alle volte l’amore si manifesta anche facendo cose prive di buonsenso.
«A dire il vero… no! Visto che l’ho beccata mentre stava cancellando ciò che aveva scritto dopo il cuore, le ho semplicemente chiesto chi fosse il suo primo e ultimo pensiero, ogni giorno».
«E… cosa ti ha risposto lei?».
«Mi ha detto che il lui in questione si chiama Matteo e che – siccome abita da quelle parti – scrivere sul muro del parco le era sembrata una buona idea per provare a dirgli che lo ama. Poi, però…».
Una nuova pausa. Elena si alzò per andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e quando tornò vicino al computer Riccardo stava scorrendo veloce sulle altre fotografie.
Si bloccò con il mouse su quella bellissima di un piccolissimo scorcio della città incorniciato dalle foglie sempreverdi delle siepi d’alloro e da quelle di rosa dai bordi frastagliate, dopo aver osservato velocemente l’immagine di una rosa canina non più giovane, ma ugualmente bellissima, quella di alcune foglie dai colori sfumati e impreziosite da alcune gocce d’acqua e quella dell’equilibrio perfetto di alcuni esemplari di tigli.





«Questa è stupenda! Il Villino ha in sé una bellezza inglese in grado di scatenare ammirazione e stupore anche in occhi disattenti». Una nuova foto, prima che Elena riuscisse a riprendere il controllo della situazione.


«Dicevo… poi, però… insomma… in sostanza un attimo dopo aver scritto le sue iniziali, disegnato un piccolo cuore e aver aggiunto le iniziali di lui, non le è più sembrata una buona idea quella del messaggio e l’ho beccata proprio mentre stava cancellando le iniziali del ragazzo di cui è innamorata».
«Quanti anni pensi possa avere questa grafomane?». Il tono di Riccardo continuava ad essere indecifrabile, ma per quanto Elena potesse aver capito le sue ragioni, aveva anche deciso di non dargliela vinta e di continuare a difendere la ragazza.
«Buffo, ma vero… anche lei si chiama Elena. Mi ha raccontato di essere al primo anno di Lettere e mi ha confessato di stare male perché non se l’aspettava proprio di innamorarsi. Pare che il ragazzo non ricambi i suoi sentimenti… o che non sia sicuro di ricambiarli; questo non l’ho capito. Lei ci sta male e si sfoga come può. Era al parco per cercare di rilassarsi un po’ e per provare a svuotare la mente, prima di mettersi a studiare nel pomeriggio».
«Cioè mi vuoi dire che questa signorina non solo non ha la più pallida idea di ciò che significhi rispettare un bene pubblico, ma… se ne va in giro a scrivere sui muri frasi d’amore sdolcinate, per un tizio che nemmeno la ricambia?». Riccardo non era il tipo da cedere ad ogni sorta di carineria, né trovava romantica o appropriata qualunque manifestazione d’affetto, ma… aveva un cuore.
Elena sorrise nel ricordarsi quanto fosse stato proprio questo suo temperamento a farla innamorare. A differenza di tanti altri ragazzi pieni di false attenzioni e di false premure, lui non sapeva sempre trovare il modo giusto di starle accanto, ma c’era. C’era con i suoi ‘Ti Amo’ non detti, c’era con gli abbracci non sempre dati, c’era quando Elena aveva più bisogno che ci fosse. Il loro vivere in due non era mai diventato l’essere sempre, comunque e costantemente insieme, ma… l’essere l’essenza delle giornate dell’altro, il motore di ogni respiro, pur essendo altrove.
«Sai che sei proprio buffo, quando fai così… vero?». Elena si allungò per regalargli un nuovo bacio. «L’amore non è qualcosa che si vive e si manifesta solo quando è ricambiato… l’amore è amore e basta. E se anche questa ragazza è innamorata di qualcuno che non la ricambia, io trovo coraggiosa la sua scelta di non fare finta di niente».
Stavolta, fu Riccardo a sorridere. L’amore è amore e basta. Le stesse parole che le aveva sentito dire la primissima volta in cui l’aveva vista.
Era passato un anno e mezzo, ma ricordava come fosse stato solo ieri il momento in cui era rimasto folgorato da Elena. Un vero e proprio fulmine in pieno cuore. Un calore improvviso, sin dal primo sorriso che le ha visto comparire sulle labbra. Qualcosa che non se ne era più voluto andare da allora, e che era rimasto dentro, nonostante le incomprensioni e i momenti difficili. In un mondo dove non è una bugia dire che conta più apparire che essere, in un momento in cui a Riccardo sembrava di avere intorno solo attori di film già visti e rivisti, con poche parole Elena era riuscita ad essere una stella brillante dietro alle nuvole.
Non tutto è per tutti. Ci sono cose rare, che sembrano comuni solo in apparenza.
Lui che usciva da un rapporto finito male. Lei che aveva deciso di non rimanere accanto ad un uomo che era stato il suo compagno per più di dieci anni. La ricerca folle, ma giusta, di quella perfezione che non è perfezione per il piacere degli occhi altrui o per la conformità a determinati status… no! La ricerca di quella perfezione che è perfetta per il cuore. Perché la persona più in gamba e più in sintonia con il proprio modo di vedere sarebbe perfetta, ma non è quella giusta se manca di quel qualcosa che la renda perfetta per il cuore.
Riccardo era rimasto seduto sullo sgabello del pub, ascoltando Elena che continuava a parlare nel tentativo di convincere un’amica a non buttarsi via, una relazione dietro l’altra. Era rimasto ad ascoltarla mentre parlava della bellezza di quel paradiso interiore, che solo la persona che possiede quel qualcosa in più è in grado di far provare. Era rimasto ad ascoltarla mentre continuava a ripetere all’amica che delle buone caratteristiche e l’andare d’accordo su molte questioni possono essere il principio di un amore, ma… che il più delle volte lo sono di un’amicizia; se solo non ci si nascondesse dietro al folle desiderio di essere coppia a tutti i costi e si ragionasse su quanto l’amore abbia poco a che vedere con tutto il resto. L’amore è amore e basta. L’amore è una cosa semplice, non uno schema di pro e contro fatto a tavolino.
Riccardo era rimasto ad ascoltarla per più di un’ora, prima di finire d’un fiato la sua birra, prendere tutto il coraggio che aveva, arrivare davanti ai suoi occhi con la mano già tesa e presentarsi.

«Che ne dici se ora finissimo di guardare le tue foto, preparassimo due fette biscottate con marmellata e due tazze di latte caldo, poi andassimo a dormire? È mezzanotte passata?».
«Non sarebbe meglio con la Nutella?»
Terminare i discorsi passando ad altro era il modo con cui il più delle volte la smettevano di parlare di certe questioni. Non era né giusto, né sbagliato. Era il loro modo.
Stavolta fu Riccardo a sparire in cucina: «No! Facciamo marmellata di fragole, stavolta. La Nutella sarà per la prossima. Ok?».
Ad Elena non servì di rispondere. Aspettò che Riccardo le fosse di nuovo vicino con tutto il necessario per quello spuntino straordinario, poi accese per l’ennesima volta la canzone.
«Dovessi scrivere sui muri qualcosa per te… prenderei le parole da questa». Un nuovo bacio, mentre con la mano gli chiedeva di stringerla e, tra le sue braccia, gli chiedeva di farla ballare.
Un lento giro, prima che Riccardo si accorgesse che sullo schermo del computer stavano passando le bellissime foto del parco. Una dietro l’altra, a fare da sfondo a quell’attimo di magia.






















Immersa in un caos di pensieri

La vita è ciò che ti capita mentre sei impegnato a fare altri progetti. Chi lo ha detto? Non lo ricordo.
Non lo ricordo, ma è vero. E se ciò che ti capita non assomiglia a ciò che avevi progettato, poco importa.
Ciò che è importante è il modo in cui saprai gestire la situazione, quello in cui saprai giocare con i sorrisi e con le lacrime, quello in cui saprai andare avanti… nonostante tutto. Non avanti, perché indietro non si torna. Avanti, perché niente e nessuno merita di fermarti. Allora, per dirla con un’altra citazione, fatti credere folle, lascia che chi hai davanti ti pensi pazzo, lascia uscire dalla bocca parole senza senso, perché nessuno riesca a capirti fino in fondo e riserva i discorsi seri a pochi, rari, splendidi momenti.
Cerca di capire se chi hai di fronte ti sta ascoltando o se il vento è tutto ciò che prende in carico i tuoi discorsi. Vivi ascoltando mente e cuore, ma anche corpo e anima. Vivi. Vivi e respira. Respira e vivi.
E se anche ciò che immaginavi non assomiglia a ciò che ti circonda, poco importa. Ascolta con pazienza il rumore dei tuoi minuti. Lasciali vibrare quando non riesci a contenerne il frastuono, ma sappi tenerli a bada quando pensi che la quiete sia tutto ciò che ti serve.
Vivi con la personalità negli occhi, ma usa gli occhi per mostrare la verità solo se vuoi e solo quando lo ritieni giusto. Rifiuta ciò che non fa per te e ciò che non desideri, con decisione. Ma… anche con gentilezza e senza ferire. Lasciati avvicinare da pochi, ma solo a pochissimi permetti di capire veramente chi sei. Ci sono cose che sono più rare di quanto si pensi, ma non stancarti di cercare il raro che è creato per te.

E se alla fine di tutto avrai avuto il coraggio di scegliere ciò che ti fa stare bene, allora ne sarà valsa la pena.