sabato 19 dicembre 2015

Marmellata d'arance fatta in casa!

L'altro giorno ero in ritardo. Ho sceso le scale per raggiungere la cucina con una fretta tale che avrei potuto inciampare nei laccetti ancora da stringere e rompermi una gamba. Ma sono riuscita comunque a notarlo. L'aria sapeva di arance. Ho pensato potesse essere merito delle fette messe ad essiccare dentro il forno della stufa, perché diventassero addobbi per l'albero. Poi, però, mi sono ricordata che - mentre la sera prima stavo giocando un po' sul divano con mio nipote Enea - mia sorella e mia madre stavano pulendo e spezzettando arance per poter fare la marmellata. Con i due vasetti in bella vista accanto alla macchinetta per il caffè, sono stata tentata di assaggiarne. Ma ero in ritardo.
Il giorno dopo me ne sono dimenticata.
Nella calma di questo sabato mattina, ho finalmente ricoperto la superficie di una fetta biscottata.
Avete presente i bambini, quando apprezzano particolarmente qualcosa che stanno mangiando e si portano il ditino alla guancia? Ho fatto lo stesso. Al secondo morso mi è venuta in mente la scena di un film che adoro: Paddington. Dove l'orsacchiotto protagonista va matto per la marmellata di arance e convince la famiglia Brown a prepararne in casa. "Tutti dovrebbero avere il giorno della marmellata!". Vero. Bello. Il quinto morso mi ha fatto rammentare un pezzettino di un altro film. Di genere diverso, ma altrettanto stupendo: Quartet. In una casa di riposo per musicisti ormai lontani dalle scene, a colazione uno di loro si fa portare marmellata di albicocche, pur sapendo che l’amico adora quella di arance. Al primo morso dice: “Dovresti assaggiarne, sai? Sembra di mangiare il Natale”. Mi sono chiesta a lungo che cosa volesse significare di preciso questa cosa, senza capire.
Oggi ci ripenso e, se proprio devo associare al Natale il gusto di qualcosa, associo quello di questa favolosa marmellata di arance fatta in casa. Altri due morsi, prima di un'altra fetta. L’ho addentata facendo una scoperta.

Alla tenera età di trenta anni vengo a sapere che la parola marmellata vuole indicare unicamente un prodotto ottenuto dalla mescolanza di zucchero e agrumi. Non sarebbe perciò utilizzabile per gli altri tipi di frutta (vedi sopra, in riferimento alle albicocche); che invece producono confettura. Sorrido a mia sorella e dico: “Sarebbe la farcitura perfetta per una torta, tipo Sacher!”. Golosissima Me!!! Insomma,  è sicuro che ne prepareremo ancora! ;-) Uso il plurale tipico di chi si è perso qualcosa e non vuole che accada di nuovo. :-D Un’altra piccola tradizione, ascoltando il suggerimento di Paddingoton?!? Chissà…

mercoledì 16 dicembre 2015

Incontri al supermercato... aspettando di vedere l'Albero!

Una commissione importante da sbrigare. Un ufficio al secondo piano di un centro commerciale non troppo affollato, ma dove si riesce comunque a respirare l’aria delle feste che si stanno avvicinando in fretta. Non ho tempo per curiosare nelle vetrine, ma mi riprometto di fare un giro appena avrò finito di sistemare la mia questione. Poco meno di trenta minuti e sono di nuovo fuori. L’Albero sulle pendici del Monte è ancora spento; peccato. Gironzolo, con la consapevolezza di non stare cercando nulla in particolare. Solo mossa dal forte desiderio di vedere quelle lampade colorate illuminarsi da un momento al altro. Niente. Poco lontano c’è il supermercato, vado lì.  Aspetterò lì. Le corsie sono tranquille e mi permettono di camminare con calma. Anche se so che non dovrei, vado a vedere cosa può esserci di nuovo dalle parti dei libri. Quello ce l’ho, l’altro arriverà per Natale, quest’altro non è che  mi convinca poi così tanto. Per quante letture arretrate ho in casa, ogni volta che mi ritrovo a fissare dei libri senza acquistarne nemmeno uno dovrei essere contenta. Invece, la delusione mi assale. Rimango a Fissare quelle copertine colorate per un po’, fino a che una voce arriva a riportarmi sulla terra. “Su, via… alzati di lì”. Non può essere rivolta a me. Abbasso lo sguardo sul pavimento e mi accorgo di una bimbetta seduta, che sta leggendo. Gira le pagine di un piccolo libricino, di quelli adatti a lei, con una velocità tale che sia io che la sua mamma abbiamo il timore che qualcosa possa andare storto e la carta possa rompersi. Io rimango in silenzio, la madre meno: “Non fare così! Guarda che questa signora qui te li fa pagare tutti quanti…”. L’addetta allo scaffale sorride. Ha in mano una decina di dvd da sistemare poco più in là dei libri. Nonostante l’avvertimento, la bimba non ne vuole sapere di riporre il libro e alzarsi. Ha l’aria di stare parecchio comoda, anche se non credo che il pavimento sia della temperatura giusta per una bimbetta che indossa un paio di calzamaglie bianche, sotto una gonna rossa e verde a quadri in stile scozzese. Sulla scelta della maglia sono un po’ più d’accordo. Un pullover grigio sotto un golfino di lana bianco, decorato in qua e in là con delle perline. Mi piacciono i suoi capelli castano chiaro. Ha una coda tanto lunga da fare quasi invidia a Raperonzolo. “Allora! Alzati, per favore”. Cominciano a stupirmi le buone maniere di questa mamma. Altre, al posto suo, probabilmente avrebbero già dato di matto da un pezzo. Strano, ma vero, una volta mi è capitato di imbattermi in una mamma che per poco non si fa venire un accidenti, per una macchia di gelato su una maglietta fresca di lavatrice. Ma questa è un’altra storia.
Torno a concentrarmi sui libri per adulti, ma con le orecchie non riesco a impedirmi di continuare ad ascoltare: “Ti ricordi che non volevi nemmeno venire qui dentro?”. Sembra una bimbetta tranquilla. Non me la so immaginare a protestare per qualcosa che non le va di fare. Ma, vista la tenacia con cui continua a difendere quel suo attimo speciale, seduta sul pavimento del supermercato, non mi stupirebbe sapere comunque che ha un bel caratterino.
“Ecco. Questo è l’Albero che siamo venuti a vedere”. Per un attimo faccio fatica a capire. Alzo di nuovo gli occhi e fisso il quaderno che la signora tiene in mano. La copertina è una fotografia dell’Albero. Finalmente ci guardiamo e mi chiede: “Sa per caso perché non è ancora acceso?”. Non mi dà il tempo di risponderle. “Siamo venute apposta. Sarebbe il colmo non riuscire a vederlo. Abbiamo chiamato anche il servizio turistico, ma non hanno saputo dirci niente”. Non ha inflessioni particolari nel tono di voce, che mi permettano di capire da dove è che arriva. “Non si preoccupi. È questione di minuti ormai. Vedrai che, una volta fuori di qui, ve lo ritroverete davanti”. Sorrido. Sembra un po’ più tranquilla e pare essersi convinta di non aver fatto un viaggio a vuoto. La bimba si alza dal pavimento e, finalmente, riesco a sorridere anche a lei. “Sai, lo sto aspettando anch'io!". Indico l’immagine dell’Albero sul quaderno che, pare, la madre sia intenzionata a comprarle. Ci salutiamo e io mi affretto a trovare il reparto degli addobbi di Natale. Un ninnolo natalizio è comunque un ottimo acquisto. Anche se con i libri c’entra come i cavoli a merenda! Quando esco, rimango per un po' a fissare il monte. Le luci sono accese. Chissà se la bocca di quella bimbetta si è spalancata per lo stupore. Io, penso proprio di sì!