domenica 30 settembre 2012

Una serenata per dire "Mi Piaci"

Sempre la stessa gente. Quel via vai continuo che rappresentava più un’abitudine, che tutto il resto.
Elena continuava a guardarsi le scarpe, senza prestare attenzione ai discorsi delle amiche. Le piaceva uscire in loro compagnia, ma c’erano sere in cui avrebbe preferito rimanere a casa. Magari, in compagnia di un libro. Se i pensieri non erano troppo invadenti, da costringerla al sonno prima del solito.
Oltrepassarono la gelateria affollata, dirette al Corso. L’avrebbero attraversato più o meno per metà, poi sarebbero tornate indietro. Già lo sapeva.
Cercò di ignorare le occhiate di alcuni passanti che, al contrario di lei, sembravano avere a disposizione almeno un motivo per essere allegri e spensierati.
Non che lei non ne avesse. Solo, non ne aveva a portata di mano quella sera.
“Elena… si va a ballare, poi?”.
Odiava ballare, ma fece comunque di sì con la testa. Quando non era il sonno l’escamotage per non pensare, quasi sempre lo diventava la musica. Meglio, se ad altissimo volume.
Continuò a seguire la scia di profumo che le amiche lasciavano, continuando ad ignorare completamente i loro discorsi. Sembravano euforiche, concitate a tratti, ma non avrebbe saputo dire il perché.
Ipotizzava si trattasse delle solite questioni di cuore. Proprio per questo, forse, la mente si rifiutava di coinvolgersi.
Ventisette anni. Una storia finita male alle spalle, un’insensata passione per un ragazzo visto cinque volte in totale e la voglia più assurda di sparire del tutto dal mondo; emotivamente parlando.
Anche se aveva provato a ripetersi che sarebbe stato normale, Elena non ce la faceva proprio ad ignorare quella piccola vocina interiore che sempre, sempre, sempre le suggeriva di tenersi al riparo dal rischio, dal dolore… dalla vita; in sintesi.
Non c’è il modo di sfuggire alle ferite. Le aveva detto una volta una sua amica psicologa. Aggiungendo che ogni medaglia ha un dritto e un rovescio. Che ogni rosa è contornata di spine. Che per ogni giorno di sole ce n’è uno di pioggia. Eccetera, eccetera, eccetera.
Se solo si fosse messa d’impegno e se solo non le avesse fatto tanto male pensare a quanti, già, avevano provato a spronarla… Elena avrebbe potuto scrivere un libro, su quelle metafore di vita. Invece…
Rimaneva senza far niente. Preferiva non prendere nemmeno in considerazione l’idea di quel ragazzo. Anche se le aveva sorriso una volta o due e lei aveva ricambiato. Preferiva rimanere al sicuro, insieme alle poche certezze che ancora era riuscita a conservare. Piuttosto che correre il rischio di perdersi dentro a quegli occhi scuri.
Non contavano le volte in cui pensava che sarebbe stato bello poterlo prendere per mano; che sarebbe stato emozionante sfiorarlo con un bacio.
“Muoio di sete, voi?”. Furono praticamente le prime parole che le uscirono di bocca, dopo il ‘ciao’ e il ‘tutto bene grazie’ che appena arrivata aveva lasciato cadere tra altri saluti.
Nessun dubbio sul locale che avrebbero scelto. Il pub dava proprio sulla strada ed era uno dei posti più frequentati della zona. Non si poteva passare un sabato sera da quelle parti e non fermarsi per un bicchiere al pub.
Elena cercò di farsi spazio tra la gente che consumava all’aperto. Stando attenta a non calpestare i vetri di qualche bicchiere rotto.
“Se volete aspettare qui… vado io a ordinare per tutte”.
Conosceva i gusti delle amiche e conosceva i proprietari del locale. Non sarebbe stato difficile avvicinarsi al bancone e tornare indietro il prima possibile. Anche per una timida come lei.
“Quattro bicchieri di Coca Cola, grazie”. Pagò e fece appena in tempo a riporre il portafogli nella borsa, che il vassoio era già pronto.
Fuori, ancora chiacchiere e sigarette. Elena passò ad ognuna un bicchiere e prese il suo tra le dita, prima di tornare indietro per restituire il piatto.
Continuava a non avere le giuste vibrazioni per quella serata, ma si sforzò comunque di sorridere. Chiedersi se altri si sentissero tanto fuori posto in quel momento era inevitabile; come era inevitabile costatare che nessuno sembrava comunque sull’orlo di un attacco isterico per problemi, dubbi o perplessità di vario genere.
‘Si cerca di andare avanti, piccola’. Forse era questo che sua nonna intendeva, tutte le volte che le si era rivolta con quelle parole. Che non esiste qualcuno ‘più felice del mondo’ e che ognuno cerca di sopravvivere alle proprie giornate al meglio che può.
“Guarda… Guarda… Guarda… Cecilia, penso proprio che tu abbia fatto colpo!”.
Simona sorrise, indicando con gli occhi un tipo biondo dall’altra parte della strada.
Era un giochino vecchio. Contare quanti in giro guardassero chi. Alla fine della serata, si tiravano le somme.
Elena non era mai stata troppo partecipe anche a quello. Non era certo un tipo appariscente e quelle poche volte che le era capitato di calamitare lo sguardo di qualcuno, aveva subito liquidato il discorso con un freddo: “Non è il mio tipo”. Tutte le volte, tranne l’ultima. Lui era diverso. Lui sapeva guardarla senza farsi accorgere. Lui meritava di essere ricambiato.  
Prese un nuovo sorso di Coca e rimase in silenzio.
La musica era piacevole. Elena si sforzò di concentrarsi su quella.
Il suono della chitarra elettrica la fece tremare nello stomaco. La batteria avrebbe potuto presto contribuire al nascere di un mal di testa, ma…
La luna si specchia ai vetri del tuo balcone
E tu sei nascosta dietro le sue tendine
Cantando son qui per dirti ti voglio bene…
Il timbro di voce inconfondibile di Claudio Villa. Ma, cosa… Perché?
Elena sorrise dell’imprevisto. Adorava quella canzone, anche se non era una tipica canzone da pub.
Le parole continuavano ad andare.
Se il tuo cuore lo permette
Son venuto per cantare la canzone nella notte
Mi batte il cuore
Come tu non puoi capire
Queste frasi appassionate
Le racchiudo in sette note per poterti innamorar…
La folla vicino alla porta si aprì all’improvviso. Elena sentì che le gambe avrebbero potuto cederle da un momento all’altro. Lui.
Teneva in mano una rosa rossa. Era bellissimo.
Sperare che potesse essere lì per lei, con tutte le ragazze che sempre e dovunque avrebbe potuto avere, sembrava assurdo. Quanto assurda era la morsa di dolore che le aveva attanagliato irrimediabilmente lo stomaco. Vederlo insieme ad un'altra, non pensava di poterlo sopportare.
Provò a girarsi dall’altra parte, ma né le spalle né i piedi risposero all’impulso. Rimase a fissarlo mentre oltrepassava la porta, mentre si passava una mano tra i capelli per richiamarli all’ordine e mentre…
“Accetteresti di ballare?”.
Elena poggiò le sue dita sul gambo della rosa. Accanto a quelle di lui, ma stando attento alle spine.
Odiava ballare, ma con l’altra mano accettò comunque quella di lui che chiedeva di trasportarla in quella serenata.
“La più bella sei di tutte”. Un bisbiglio all’orecchio, mentre già si muovevano a tempo. Una sorta di eco alla canzone. Le labbra di Elena si schiusero in un sorriso talmente tanto luminoso, che sembrava quasi si fosse fatto giorno all’improvviso.
…Si chiede ma chi sarà quella donna amata
Che fa sospirare e fa spasimare un cuor
Amore…
Addosso, gli occhi di tutti. Per la maggior parte curiosi. Elena strinse la mano di lui più forte che poté: “Domani sera prendiamo un gelato insieme?”. Lo vide annuire solamente. Sorrisero.

Il Link della Canzone: 
Bellissima!!!