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sabato 23 aprile 2016

In un sabato mattina qualunque

Un sabato che comincia e prosegue a rilento. Colpa di un mal di gola che non mi da tregua da ieri sera. Quelle infezioni fastidiose, pur non eccessivamente debilitanti, che si manifestano appena hanno il sentore di fine settimana in avvicinamento. Ho la sensazione che proprio adesso si stia tenendo un rave party di formiche sopra la mia faringe.
Rimango comunque dell’idea di sbrigare l’unica incombenza vera della giornata e, già che ci sono, vorrei passare in  libreria. Oggi è la giornata mondiale del libro.
Sono le dieci quando riesco a tirarmi fuori dal letto e scendere in cucina per la colazione. Il progetto di ritornare a scrivere di mattina presto se ne va a farsi benedire per l’ennesima volta.
Un’ora e venti più tardi sono già in fila all’ufficio postale; un’altra delle cose che sarebbe bene sbrigare prima delle nove.
Prendo il numero riservato ai contocorrentisti. Dovrebbe garantire una velocità di scorrimento maggiore, almeno in teoria. Ma dubito che serviranno meno di trenta minuti per far sì che le undici persone che ho davanti si tolgano di mezzo.
Sono il 51. Stanno servendo il 39.
Un signore entrato subito dopo di me sbuffa, ancor prima di vedere il piazzamento del suo turno, perché l’ufficio è decisamente affollato.
Ok! Pazienza. Se non riesco ad andare in libreria entro la mattinata, vorrà dire che ci tornerò nel pomeriggio. È la giornata mondiale del libro, non si può non acquistare nulla per l’occasione.
Osservo lo scorrimento dei numeri sul grande display appeso al muro, con lo stesso interesse con cui mi ritrovo a leggere le notizie che scorrono su uno schermo tv poco lontano. Dovessero interrogarmi in merito all’una o all’altra cosa, in entrambi i casi non saprei cosa rispondere.
Riesco a ristabilire la giusta attenzione nel momento in cui i numeri sembrano impazzire all’improvviso e saltano in fretta dal 41 al 46. Quei piccoli miracoli inaspettati, che possono accadere all’ufficio postale se qualcuno decide di non poter aspettare più di qualche minuto per poter essere servito. Certo che sei persone che abbandonano il tentativo non sono poche...
Buon per me!
Per me e per la signora seduta più avanti, che un attimo prima già si stava lamentando di dover ancora andare al supermercato a fare la spesa per il pranzo ed ora è davanti all’addetto per poter pagare dei bollettini in scadenza.
Anche la donna seduta accanto non scherza, in quanto a entusiasmo improvvisamente ritrovato.
Stringe in mano due biglietti e ha l’aria di chi sta controllando le estrazioni del lotto alla tv, per vedere se ha vinto.
È un testa a testa tra i numeri dei correntisti e quelli generici per i bollettini. Da una parte il 47, aspettando il 48. Dall’altra il 73, aspettando il 74. Scatta prima il 48.
Sorrido mentre la osservo che si alza in piedi per far capire di esserci e sento le labbra incresparsi ancora di più quando la vedo regalare il suo 74 al ragazzo seduto accanto a lei. Lui stringeva in mano l’85. Quando si dice un colpo di fortuna di massa!
Il 49 è di nuovo mancante. Il 50 è sbrigativo. Arrivato finalmente il mio turno, decido di dare una mano anch’io al prossimo scegliendo di non bloccare la fila per compilare il modulo per un bonifico. L’ultima volta che mi è capitato di doverne fare uno, l’addetto allo sportello ha preferito approfittarne per riposarsi un po’. Scelte.
Il signore dietro di me mi sorride. A mezzogiorno siamo entrambi fuori di lì.
C’è un movimento discreto di gente anche in libreria. Mi piace pensare che siamo lì tutti per la stessa ragione, ma rimane una supposizione non verificata.
Mi piazzo davanti allo scaffale delle novità e rimango a fissare le copertine, fino a che non trovo qualcosa in grado di colpirmi. È strano dover fare i conti con un imbarazzo della scelta che non dipende tanto dal fatto di non trovare qualcosa che sia affine ai gusti, quanto al non sapere a che cosa dare la precedenza.
Leggo la quarta di copertina di tre libri che trovo tutti interessanti e, anche se vorrei stabilire in maniera oculata quale portare fino alla cassa con me, alla fine lascio che sia l’istinto a guidarmi. Una volta tanto…


Un giro per gli altri scaffali, trovo anche ‘lui’...



La prima volta che mi ci sono imbattuta, leggendo commenti entusiasti su Facebook, mi sono trattenuta dall’acquistarlo immediatamente on-line. La seconda volta è stato un faccia a faccia al supermercato. Non l’ho messo nel carrello insieme ai cereali, agli yogurt e ad altre cose, un po’ perché andavo di fretta e un po’ perché… custodivo l’idea di conservare quell’acquisto per un’occasione speciale. Oggi non avevo più scuse per rimandare ancora.
Ho la sensazione che entrambi i libri saranno in grado di regalarmi qualcosa di speciale. Non capita sempre, pur trattandosi di buone letture.
Mentre torno a casa, con i miei acquisti sistemati dentro una busta di carta, mi ritrovo a domandarmi se per caso si trovino bene l’uno accanto all’altro. Il pensiero folle di un secondo, che è però ragione di un nuovo sorriso divertito.
Arrivo al parcheggio sotto un cielo grigio, che più grigio non si può. È una fortuna che il tempo abbia retto, nonostante sia da una settimana che tutti vanno dicendo quanto pioverà questo weekend.
Entro in macchina e mi lascio avvolgere dall’odore di pane fresco. Avevo dimenticato di essere passata al forno, prima di ogni altra cosa.
In fondo alla strada, ferma allo stop, le prime gocce cominciano a colpire il vetro. È il tempo ideale per un pranzo veloce, per una tazza di tè e per una nuova storia da leggere sotto le coperte. Mentre le formiche continuano con il loro rave… ;-)

Alla prossima!

domenica 19 luglio 2015

Questioni di... destino!

C'è ancora qualcosa in valigia. Sono rimasti i jeans dentro. Un paio di scarpe chiuso in una busta, tre t-shirt nuove e mai indossate e il libro che ha saputo tenermi compagnia per quelle poche sere che sono rimasta ‘lontana da casa’. Non ricordo chi l’ha detto, ma è vero che ovunque ci sia un libro non ci si sente mai soli. Non che la solitudine sia stata un problema da dover affrontare. Inaspettatamente le giornate sono state talmente piene, da lasciarmi a stento il tempo di tuffarmi tra le righe di qualche pagina. Su un totale di duecentosessantadue, trovo il segnalibro fermo tra la centocinquantesiama e la centocinquantunesima. Con le quattro frecce, come fosse una macchina indecisa a un bivio.
Avrei preferito non dimenticarmi di quella lettura in corso. Almeno per una volta, avrei voluto ricordare di dover finire quanto cominciato e non lasciare spazio a qualcosa di nuovo.
Invece un altro libro è già aperto sopra il comodino (insieme ad altri, diciamo la verità!) e per quello in valigia… nessun progresso apprezzabile.
C’è di buono che ha ancora il sapore di quella piccola, speciale, vacanza-corso.
Mi riporta in quella stanza d’albergo, grandissima per una sola persona. Sopra quel letto che, sin dal primo momento, anche se a vederlo sembra comodissimo, mi ha fatto temere di non riuscire a chiudere occhio la notte. Perché sono un’abitudinaria; purtroppo. E se c’è una cosa che mal sopporto è dormire in un letto che non sia il mio. Fortuna che la stanchezza della sera e proprio le buone pagine di quel libro hanno saputo dare una mano in tal senso.
Adesso avrei il tempo per mettermi a leggere e per smaltire un po’ di quell’arretrato dimenticato. I miei occhi, però, continuano a fissare quel bivio di carta e, nell’indecisione tra appiccicarmi con lo sguardo sulle prime parole della centocinquantesima pagina o lasciare perdere, mi ritrovo a giocherellare con il segnalibro.
Buffo. Per quanto ami un accessorio del genere, mai una volta che ne ritrovi uno classico tra le pagine. Spesso mi capita di strappare pezzi di carta dall’agenda che tengo sempre a portata di mano sul comodino. Se il libro non è di dimensioni troppo importanti, mi limito a usare i ‘risvolti’ della copertina. Non di rado, poi, accade di rendere utili allo scopo le comuni ‘fascette’ che comunicano di avere stretto tra le mani chissà quale bestseller del momento.
In quella camera d’albergo, lontana da tutte le mie abitudini di lettrice confusionaria, non avendo nulla di familiare a disposizione e tenendo proprio per ultima l’ipotesi di dover sottrarre dal bagno uno strappo di carta igienica (davvero poco elegante come segnalibro, ma… a mali estremi… fosse servito, non avrei esitato)… dopo un rapido sguardo in giro per la stanza, mi sono ricordata dei post-it lasciati a disposizione accanto al telecomando della televisione che, dopo un rapidissimo zapping, ho consapevolmente ignorato.
Ricordo di essermi ripromessa di sostituirlo con qualcosa di più consono allo scopo, una volta a casa. Promesse da marinaio.
Torno a pensare a quei sette giorni.
Solo un mese fa non avrei immaginato di ritrovarmi da sola in una stanza d’albergo per via di un corso da seguire. Ho rimandato talmente tanto (per motivi più o meno ovvi e più o meno accettabili, come ragioni plausibili per rinviare) che alla fine ero seriamente convinta, come lo erano in molti altri a dire il vero, che sarebbe rimasta una di quelle classiche cose per cui un giorno avrei detto: “C’ho pensato su tante volte, ma poi…”. Forse è stata la stanchezza per i troppi ‘rinvii’ che popolano le mie giornate a darmi la spinta giusta per partire. E se anche dovesse venirne fuori niente, pazienza. Mi sono divertita.
Divertente è anche il fatto che quel post-it mi riporti a un ricordo in particolare.
Il tempo di un viaggio in ascensore, dal terzo piano alla reception. Il tempo sufficiente per un sorriso.
Sono in ritardo per la cena. Tra allievi e docenti del corso abbiamo deciso di uscire insieme e, sicuro, sono già tutti fuori che mi stanno aspettando. Ho avuto un problemino con il cellulare, una mail da inviare e che non ne vuole sapere di ‘partire’. Evito di incontrarmi nello specchio perché i miei capelli sono un disastro, ma non c’è tempo per fare niente. Come se non bastasse, anche l’ascensore sembra non voler essere dalla mia parte. Non se ne parla di fare le scale a piedi, non posso farcela. Ma… com’è che entrambi sono fermi all’ottavo piano? Mi obbligo ad aspettare lì un minuto e non di più. Per mia fortuna, ripartono.
Quando quello di sinistra si ferma al mio piano, all’apertura meccanica della porta vengo accolta dal sorriso di un babbo con la sua bimba. Un ‘buonasera’ è d’obbligo, prima di piombare di nuovo nel silenzio. Sarei proprio curiosa di sapere come è andata la loro giornata a Mirabilandia e quante volte, poi, hanno deciso di affrontare le montagne russe, ma non lo chiedo. Sarebbe come ammettere che a colazione, mentre faticavo a sorseggiare un caffè all’americana per la pura smania di provare, mi sono lasciata coinvolgere dalle chiacchiere sui loro piani per la giornata. So già che andranno al parco giochi anche l’indomani.
Passiamo il secondo piano. Il primo. Finalmente siamo a terra. Le porte si aprono… “Urrà!!!”.
No! Non è il mio ‘urrà’ quello che riempie la grande hall.
“Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!”.
Il volto della bimba è arricciato di disapprovazione, mentre non può fare altro che rimanere a guardare la madre e il fratello, di poco più grande, che festeggiano.
La signora mi regala un grande sorriso: “E’ stata lei a farci vincere la scommessa. Ha chiamato l’ascensore e ci ha permesso di arrivare per primi giù”. In effetti, appena salita dal mio piano mi sono chiesta dove fossero finiti mamma e bambino, ma non avrei potuto immaginare che stessero giocando; che ci fosse una scommessa in ballo.
Mi congedo con un pollice all’insù agli esultanti (in risposta al loro)  e limitandomi a sussurrare un ‘mi dispiace’ alla piccolina che, per davvero, sembra esserci rimasta male. Spero almeno che la posta in gioco non sia stata troppo alta. Poi…
Sembrava di essere in un film.
In un film preciso, intendo, non tanto per dire.
Serendipity. Nel momento in cui lei chiede a lui di affidare il loro destino a due ascensori di un albergo della via. Se sceglieranno lo stesso piano, allora vorrà dire che è destino per loro di dover stare insieme. Altrimenti…
Una scena che, lo devo ammettere, odio con tutta me stessa. Per quanto conosca pressoché a memoria il film. Non affiderei mai una cosa del genere al caso. Non a un numero, non a una moneta lanciata in aria, non a una carta. A niente di tutto questo. Immaginate come ci si possa sentire quando, impotenti davanti al televisore, si è consapevoli del fatto che – in effetti – sia lui che lei hanno scelto lo stesso piano, ma… per la stessa ragione per cui io ho interferito nella sfida di quella famiglia, anche in Serendipity ce se ne mettono di mezzo a sufficienza perché… altrimenti non ci sarebbe stato il film!
Comincio a pensare di avere qualche cosa che non va quando, subito dopo aver allontanato dai pensieri questa prima associazione realtà-film, ecco arrivare la seconda. Meg RyanC’è posta per te. Un film che… Adoro! In una delle sue tante chat con NY152, Commessa scrive: ‘molte delle cose che vedo mi ricordano qualcosa che ho letto in un libro… ma non dovrebbe essere il contrario?’.
Appena uscita da quell’ascensore, mi sono ritrovata a farmi la stessa domanda. Sostituendo un film a un libro. Non dovrebbe essere il contrario?
Chissà…
In tutto questo marasma di parole e di ricordi, solo ora mi accorgo di non aver menzionato il titolo del libro che, grazie a un post-it tra le pagine, mi ha riportato a un piccolo istante di giorni fa…

È… Dimmi che credi al destino di Luca Bianchini (Mondadori, Maggio 2015). Dopo aver riassaporato le sensazioni di un momento, ho ripreso la lettura… sono a una cinquantina di pagine dalla fine. Mi riservo di parlarne più avanti. Ma… buffo che il titolo, che me lo ha fatto scegliere, sembri smentirmi su quanto appena affermato riguardo a Serendipity… pare che credere nel destino sia fondamentale, per continuare a conservare una certa fiducia nelle giornate future e nella vita in generale. E pare proprio che non si possa negare che… ci sono cose che è destino che accano e cose che, invece, no. Quella sera, mentre ero già snervata per il fatto di essere in ritardo per la cena, era destino che un piccolo momento in ascensore irrompesse in quel mio attimo di solitudine, per regalarmi un sorriso. A ognuno il suo. Alla prossima!

lunedì 21 aprile 2014

Pagine e Cuore: Mi arrivi come da un sogno

Daniel Pennac scrive...

"Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere".

E' vero... anche se alle volte tra le pagine non trovi ciò che stavi cercando. Magari... arrivati all'ultimo punto, ci si accorge che il libro appena chiuso non è stato in grado di mozzare il fiato, ma... ogni riga è comunque un minuto (o più) di vita aggiunta. Leggendo, mentre la propria vita va avanti, pur stando seduti sul divano o sdraiati sopra il letto, con la mente ci si immerge in avventure nuove, in emozioni alle volte sconosciute, in situazioni a tratti al limite del comprensibile e... si vive, si vive, si vive.

Diventa un vivere meraviglioso, estasiante e di cui non si vorrebbe mai conoscere la fine, quando...

 quando il libro tra le mani non solo è un libro che si è atteso per tantissimo tempo, ma... sin dalle prime parole ha il profumo di una promessa mantenuta. Leggi... continui a farlo, mettendo al bando qualunque altro impegno, e già sai che... sarà bellissimo! Allora... ecco che ti ritrovi a pensare che ci sono attimi in cui nulla appare più bello di quell'inchiostro su carta che, pur scorrendo lentamente sotto agli occhi, lo fa comunque in un modo troppo veloce.

Leggere e ritrovarsi immersi in speciali 'questioni' di Cuore.

Leggere e sapere che quelle pagine che ancora mancano, per arrivare alla fine, non deluderanno. Leggere e sperare di poter vivere qualcosa di simile... un giorno. 
Non uno di quegli amori facili, non uno di quegli amori dove tutto appare subito scontato. Ma... quell'amore che arriva quando meno te lo aspetti, quell'amore che ti travolge come un uragano, anche se pensavi di aver già fatto altri programmi per la vita e che... ti fa accorgere che da troppo tempo, forse, avevi smesso di sentire il battito del cuore. Mentre leggi (con la continua consapevolezza che tutto possa aspettare, ma non lo scorrere delle pagine), respiri a pieni polmoni senza nemmeno accorgertene e sorridi...
Sorridi tantissimo, perché senti di non essere pazza. Quella A maiuscola, per la parola Amore, può esistere davvero. Esiste davvero.
E non importa se è un libro che ti chiede di nuovo di crederci. Non importa se sono solo parole, quelle che chiedono al cuore di non rimanere chiuso. Viaggi, sorridi e ti emozioni fino all'inverosimile, insieme a quella Lei e a quel Lui speciali. Alla fine di tutto, poi, non solo ti accorgi di essere felice, addirittura felicissima per loro (come fossero cari, vecchi, vecchissimi amici), ma... li ringrazi. Perché se è vero che tramite i libri, nel passare degli anni, senti di aver imparato tanto è anche vero che: un libro è arrivato a salvarti!



Allora... almeno per questa volta, quando l'ultimo punto è tutto ciò che rimane, provi a non dispiacerti più di quel tanto. Perché c'è almeno una cosa che con un libro puoi decidere di fare, al contrario di quanto potresti con gli attimi di vita vera, puoi decidere di farti abbracciare da quelle parole speciali ogni volta che vuoi e... ricominciare la storia daccapo... Ogni volta che vuoi :-D
Ripartire dall'inizio in qualunque momento vorrai. Magari rileggerne solo alcune, delle righe che ti sono piaciute di più. Per non smettere di sognare, per continuare a tenere sempre con sé la consapevolezza che tutto può essere possibile, quando si parla del cuore e per... per Vivere di nuovo una o più di quelle vite che, al di là della tua, ti piacciono da morire e sono energia pura per il cuore.

Buone letture e buoni sogni ad occhi aperti a tutti, alla prossima.

lunedì 6 gennaio 2014

Facebook e... un'amicizia inaspettata!

Sesto giorno dell’anno, con l’Epifania che – ormai per detto – tutte le feste porta via.
C’è sempre un che di malinconico, nel fatto che le feste siano finite. Ma…
Questa malinconia diventa più sopportabile, se l’anno nuovo ha già portato con sé tante belle novità.
Per quel che mi riguarda, pur con la consapevolezza che le cose potrebbero volgere in peggio da un momento all’altro, sono felicissima di ciò che sta accadendo in questi giorni. I progetti vari (sia per quel che riguarda la scrittura, che in ambito creativo) procedono per il verso giusto e dopo i vari momenti di sconforto, misti ad una tentata rassegnazione, le cose sembrano essere tornate sul giusto binario. Mentre, sul piano personale… Beh! Sono sempre stata convinta del fatto che il mondo – a dispetto di come troppo spesso (per i miei gusti, perlomeno!) lo dipingono in tv – sia ricco di belle persone. E mi riempie di gioia accorgermi di quante belle persone, prima sconosciute, si siano già incrociate con la mia strada.
Tra queste… v’è indubbiamente una felicità particolare, nel includerci uno scrittore che (sin dalle prime righe e tenendomi incollata alle sue 263 pagine, come se continuare a leggere fosse tutto ciò che mi serviva per continuare a respirare)… adoro!
Vi ricordate questo Post qui? Risale a maggio dell’anno scorso e per qualche strano e bellissimo caso è finito proprio sotto agli occhi dell’autore del libro… Diego Galdino! :-D
L’ho scoperto appena ieri sera, mentre su Facebook mi sono messa alla ricerca di un messaggio, che una collega sosteneva di avermi inviato, ma che io sapevo – invece – di non aver ricevuto. Spulciando tra le cartelle dei messaggi, c’è mancato poco che non svenissi, quando ho letto di averne uno… speciale!
Ho dovuto leggere il nome del mittente per tre volte, prima di convincermi di non stare sbagliando.
Come seconda ipotesi, allora, m’è balzata alla mente quella di un caso di omonimia. Sì… perché no! In fondo, pure nella piccola Gubbio di Elisa Vagnarelli non esisto solo io e so per certo che in giro per l’Italia ce ne siano altre. Certo era che… perché mai uno sconosciuto, omonimo di un autore di libri, avrebbe dovuto scrivere a me? Ho aperto il messaggio.
No! Non posso crederci… come ha fatto Diego Galdino a scovare il mio Post? Mi scrive, felice di aver letto della mia sbadataggine sul fatto di aver scelto per ben due volte il suo libro (speciale!) per l’acquisto e… No! Dimmi...che non è vero!
Mi soffermo con gli occhi sulla data d’invio e – con mio enorme orrore – mi accorgo che il messaggio risale a maggio. Ecco… non bastava aver già fatto la figura della smemorata.
Rimango per un po’ indecisa sul se rispondere o meno. Potrebbe starci benissimo che ricevere una risposta, a così tanti mesi di distanza, non sia poi cosa così gradita, come lo sarebbe stata subito.
Certo è anche che… non me la sento di non rispondere
Ho concluso il Post dedicato al suo libro dicendo che l’avrei letto… 


Devo assolutamente fargli sapere che: non solo l’ho letto… l’ho divorato, ho amato tutto della storia tra Massimo (un barista romano timido, a tratti impacciato, ma dotato di uno straordinario e per nulla stucchevole romanticismo) e Geneviève (misteriosa ragazza francese, dal cuore inizialmente impenetrabile). E che… appena finito di leggere il libro, mi sono subito immaginata a Roma... Alla ricerca dell’autore (che, come è ben noto, gestisce un bar), con la speranza nel cuore di poterlo incontrare per un autografo e per… una chiacchierata. Sì! devo assolutamente scrivergli e, se anche giudicherà male il fatto che siano passati tanti mesi, vada come vada.
Butto giù in fretta la mia risposta, con l’ansia di inviare che raramente mi capita di avere. Quando mi accorgo che il messaggio è stato visualizzato, mi scopro a trattenere il fiato. Accetterà anche la richiesta di amicizia?
Un altro attimo appena, poi una notifica mi informa che… Sì! Diego Galdino ha accettato la tua richiesta di amicizia. Meraviglioso! Sono ansiosa di sapere se mi dirà qualcosa e se, in qualche modo, si possa non tenere in considerazione il fatto che la mia sbadataggine (ormai cronica!) mi abbia portato per l’ennesima volta a fare una figuraccia.
Quando ricevo la sua risposta, mi fa piacere leggere tanto entusiasmo. Mi sento sollevata e… felicissima! :-D Nel frattempo, avevo già curiosato tra gli aggiornamenti della sua pagina e… indovinate un po’? 


Ecco qui la copertina di una delle prossime novità in libreria! 
Dopo Il primo caffè del mattino, mi sa tanto che questo lo ordinerò ancora prima che sia uscito ;-)
E’ stupendo sapere che a breve ci sarà una nuova storia in cui immergersi e… già che ci sono, dopo infiniti complimenti per il successo del libro (ormai notissimo in tutto il mondo! Evviva!!!), venendo alla questione del mio sogno di una breve vacanza a Roma, azzardo un: "Già che ci sono… aspetto che esca ‘Mi arrivi come da un sogno’, lo leggo… poi cerco di realizzare il mio desiderio con entrambi i libri insieme a me".

Io parlo di autografo, ma Diego mi corregge… 'quelli li lascio ai Vip! Sarò comunque felicissimo di scriverti una dedica e, se vorrai, di scambiare quattro chiacchiere davanti ad un buon caffè preparato da me!'.
Sarà di sicuro uno di quei caffè che ricorderò per sempre :-D 
Or dunque, come anche ho scritto nello scorso Post dedicato a questo meraviglioso mondo di pagine… 
vi farò sapere più avanti. L’entusiasmo è a 1000!!!

giovedì 27 dicembre 2012

Centostorie... la libreria a Roma!

Eccomi di nuovo!
Pur passato da poco il Natale, fatico ancora un po' a rendermi conto che presto sarà un nuovo anno.
C'è di bello che in questi giorni di vacanza sto facendo ciò che di più mi piace... con una tazza di tè sempre a portata di mano, la televisione sintonizzata su qualche bel film natalizio e il fuoco nel caminetto, allegro e scoppiettante, navigo in rete in cerca di mondi speciali... perché anche rimanendo seduti ad un tavolo, si può arrivare lontano!!!
Giro, giro, giro, fra un click e l'altro... fino a che mi imbatto in questo meraviglioso mondo di storie per bambini. (clicca sulla foto!)


Non ho avuto modo di visitare il negozio di persona (non ancora, almeno), ma... solo a vederlo on-line, mi fa venire voglia di precipitarmi lì. Sarà solo perché amo i libri per bambini? Non credo proprio... A ogni modo, "Centostorie" rappresenta un motivo in più per non mandare più troppo per le lunghe quella breve vacanza a Roma che sto progettando da tanto e che - per un motivo o per un altro - ho continuato a rimandare, rimandare e rimandare. Non solo... Con l'arrivo dell'anno nuovo mi ripropongo anche di arricchire questo Blog con "personali consigli" per quelli che sono gli incantevoli mondi fatti di pagine e di inchiostro... proseguirò seguendo il mio gusto, ma... spero di incontrare anche il vostro consenso.
Ci sono altre iniziative che spero di riuscire a portare a termine, ma... rimando il tutto ai prossimi Post! Rimanete in vista, mi raccomando!!!
Abbracci grandi, a presto!