martedì 26 settembre 2017

La musica fa crescere i pomodori

Ho incontrato il libro per caso. Non ero entrata in libreria per lui e non era proprio ciò che stavo cercando.
Come in una lunga passeggiata per stradine di campagna, dove il più delle volte ci si ritrova a camminare con l’unica compagnia della propria solitudine e può capitare di incontrare qualcuno giusto appena ad un passo dal tornare a casa, ho incontrato il libro quando già ero certa che – nonostante il girovagare per gli scaffali della libreria – per quel giorno non sarei uscita di lì con un sacchetto di carta in mano; pieno di tesori d’inchiostro.
È stato un incontro strano. Non di quelli che si possono definire ‘amore a prima vista’. Nella prima occasione in cui i miei occhi si sono poggiati sulla copertina, devo ammettere di aver distolto alla svelta lo sguardo e di aver continuato a cercare, cercare e cercare altrove. Possibile che tra le miriadi di storie d’amore che vengono pubblicate ogni giorno non ce ne fosse una lì, ancora tutta da scoprire, che facesse al caso mio?
Mi sono persino sforzata di ricordare i titoli dei libri visti in qua e in là su Facebook, ma niente da fare.
Ero già certa che me ne sarei andata con la promessa di inviare tramite mail la mia lista di desideri, come già tante altre volte è successo, quando mi ritrovo di nuovo a fissare quella copertina.
No! Non è il mio genere. Non amo proprio i libri autobiografici, le biografie in genere o – comunque – quelle pubblicazioni che nascono per voler raccontare parti della propria vita più o meno interessanti, o periodi più o meno lunghi di intensa attività professionale; se si è un personaggio noto o famoso; che dir si voglia.
Proprio, no! Non amo…
Mentre il pensiero cerca di convincermi per la seconda volta che non è proprio una tragedia uscire di lì a mani vuote  e che – sbrigativamente parlando – sarà per la prossima, ho già il libro sconosciuto in mano e i miei occhi stanno scorrendo velocemente il retro di copertina.

“La musica non è solo stimolo cerebrale. La musica ha la capacità di entrare nel fondo di noi. Può parlare alle nostre cellule e con una parte di noi che non conosciamo”.

Interessante. Rigiro il libro e sorrido, finalmente, a quel viso conosciuto.


La musica fa crescere i pomodori.
Non c’è da avere dubbi sul fatto che il titolo sia accattivante. La curiosità mi spinge a domandarmi chissà quale sarà il sapore di un pomodoro cresciuto a suon di musica. Mi sforzo di spingere l’immaginazione un po’ più in là, ma niente da fare. Come unico risultato ottengo quello di immaginare un pomodoro con le cuffie addosso che si muove, in un inesperto tentativo di ballo, seguendo un ritmo noto solo a lui e scoppio a ridere – da sola – scatenando perplessità (spero non seria) nel papà che è appena entrato in negozio e che ha appena fatto in tempo a poggiare tutti e due i piedi sul pavimento in legno, che già chiede se per caso la libreria sia fornita di dizionari per il suo piccolo scolaro; che gli sta attaccato alle gambe e che, intuisco, sarebbe di gran lunga più entusiasta se – magari – quella visita in libreria potesse anche comprendere una piccola sosta davanti allo scaffale di libri per ragazzi, che è poco lontano.
Ma torniamo a noi.
Musica e pomodori. Un libro che parla di come Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do e compagnia bella siano entrate a far parte della vita di Peppe Vessicchio e vi siano rimaste per una lunga, bellissima, piacevole, immortale storia d’amore.
Ok. Lo ammetto. Rientro in quella vastissima cerchia di persone che, ad ogni Festival di San Remo, prima si ripromette di non interessarsene, perché tanto – poi – se ne potrà avere abbastanza alla radio, poi alla sera della prima si piazza davanti al televisore con la speranza di non crollare per il sonno troppo presto e – nel fermento delle esibizioni – si ritrova a sorridere ogni volta che il presentatore di turno pronuncia le parole: “Dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio”.
Ecco. Forse è per questo che il suo libro è stato in grado di attirarmi. Il motivo per cui, questo parlare di sé, è riuscito a vincere – rispetto a tutti gli altri – e a fare breccia nella mia curiosità e nel mio interesse.
Fosse stato un romanzo d’amore mi sarei sbrigata a leggere le ultime righe della storia, giusto per essere certa di non ricevere una  fregatura e di non ritrovarmi in lacrime, a un certo punto. (sì, lo so! Atteggiamento strano, da parte mia).
Nel caso specifico, ho optato per un più tradizionale: “Vediamo un po’ di che parla”, partendo dall’inizio.

“Io di qua, lei di là. Quando ci siamo conosciuti, fra me e la musica c’erano una porta chiusa, una maniglia e una serratura”.

Sarebbe già potuto bastare. Ero più che sicura.

“Ogni suono che vibra produce una fascinazione, guardate cosa diventano gli occhi dei bambini dinnanzi a un mazzo di chiavi che tintinna, sospeso nell’aria. È quella la prima magia a cui gli pare di assistere”.

Ok. Ok. Ok. Dubbi zero. L’impressione è quella di essere seduti al tavolo di un piccolo locale accogliente, aspettando che arrivi il cameriere con i bicchieri ordinati e già parlando piacevolmente di tanta meraviglia.
Leggere questo libro è stato ascoltare un lungo, bellissimo racconto.
È stato scoprire cose che non conoscevo e sorprendersi di come, nonostante la competenza in materia, il maestro Vessicchio, con l’ausilio di Angelo Carotenuto, abbia saputo raccontarle in maniera semplice e accessibile a tutti. È stato un viaggio in un mondo che tocca costantemente il mio, attraverso gli strumenti di cui tutti disponiamo: la radio, la televisione, il lettore mp3, YouTube, un link trovato su Facebook, la suoneria di un cellulare che, inaspettatamente, ti arriva alle orecchie mentre sei al supermercato a fare la spesa e sei un po’ nervosa perché non trovi il tuo solito shampoo.
È stato un viaggio. Sono arrivata all’ultima pagina con dispiacere. Sono rimasta a fissare quel retro di copertina che si richiudeva domandandomi: “Chissà se quest’anno il maestro sarà a San Remo?”.
Poi sono uscita di casa e sono andata a comprare una raccolta musicale di Mozart. Pare che le sue opere diano risultati sorprendenti sulla crescita di pomodori e ortaggi in genere e che siano particolarmente in grado di parlare all’animo umano per quietarlo, all’occorrenza. Non ho dubbi. Voglio provare!

Alla prossima.