mercoledì 1 gennaio 2014

Una storia a puntate. #1

«Se prometto di portarti fuori a cena una sera delle prossime, me lo faresti un favore?».
Con il cellulare ancora a mezz’aria tra l’orecchio e la spalla, Alice non aveva fatto in tempo a dire ‘pronto’.
La sveglia sul comodino era suonata già da un po’. L’aveva spenta con il gesto meccanico della mano, si era rigirata sotto alle coperte e si era rimessa a dormire.
Non avrebbe saputo dire che ore erano. Ma, sapeva con certezza che nessuno la stava chiamando perché in ritardo per il lavoro.
«Si può sapere di cosa parli? È tanto urgente, da non poter aspettare l’anno nuovo?». Conosceva Giordano da un po’ di tempo, ormai. E sapeva bene che non era il tipo da smuoversi facilmente per qualcosa. A volerla dire cruda, si contavano praticamente sulle dita di una mano le cose in grado di entusiasmarlo.
«Lo so. Lo so…lo so, lo so. Immagino che tu abbia ancora mille cose da fare, per i festeggiamenti di questa sera. Ma, ti assicuro di non poter aspettare oltre».
Il menù per il cenone in famiglia era stato pianificato, ma era ancora tutto da preparare. Di giri per i negozi ne mancavano ancora due o tre prima di sera. E doveva affrontare l’armadio, nella speranza di riuscire a scegliere in poco tempo che cosa indossare per accogliere degnamente quel 2014 che era alle porte.
«In effetti… sei proprio sicuro di non poter rimandare?». Alice provò a tirarsi indietro di nuovo, senza nemmeno cercare di indovinare di che cosa potesse trattarsi. Ma, Giordano doveva averle telefonato con la ferma convinzione di non ricevere un ‘no’ come risposta.
«Assolutamente». Rispose secco. Poi, con le parole un po’ più tremanti, Alice lo sentì aggiungere: « È per via di una ragazza». Sarebbe stata pronta a scommettere che fosse arrossito.
Non avevano mai parlato molto insieme. Ma, nemmeno tanto poco. Eppure, quella era la prima volta che Giordano le parlava di una ragazza. Doveva trattarsi di una Lei davvero importante, per indurlo a fare quella telefonata la mattina del 31 dicembre e per portarlo praticamente ad implorare il suo aiuto.
«Cosa c’entrerei io?». Alessia lo domandò, cercando di trattenere uno sbadiglio. Ma, quando ottenne la risposta le parve praticamente inutile averlo chiesto.
«Tu sei l’unica che può riuscire ad aiutarmi a convincerla, che sono il tipo che fa per lei».
Non era la prima volta che qualcuno sceglieva di farle recitare la parte di Cupido. Alle medie aveva perso il conto di quanti bigliettini, con su scritte parole sue dalla grafia di altri, erano girati sotto i banchi per San Valentino. E alle superiori non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di tenere a mente il numero degli sms che aveva ideato, lasciando che i compagni o le compagne li spacciassero per il frutto dei loro sentimenti.
Doveva avere addosso un nonsoché invisibile ai suoi occhi, ma capace di renderla l’aiutante perfetta agli occhi degli altri.
C’era anche da dire che, quando si trattava di questioni di cuore, non riusciva proprio a tirarsi indietro. Cercava di scovare ovunque un pizzico di passione, adorava l’idea di essere una piccola aiutante del Destino e  adorava… adorava fino a impazzire i lieto fine. Questo, però, non lo disse a Giordano.
Cercando di chiudere alla svelta quella telefonata e lasciando sottintendere che l’avrebbe aiutato, chiese solamente: «Hai già in mente come fare?».
Neanche a dirlo, Giordano rispose di no. Si vergognava anche un po’ a doverlo ammettere. Ma, ritrovarsi a chiedere il suo aiuto per telefono, mentre era ancora chiuso in bagno e con lo specchio davanti a sé in parte ancora offuscato dai vapori della doccia, era tutto ciò che era riuscito a fare.
«Quando la vedo comincio a sudare, come fossi nudo in pieno deserto. Anche parlarle non è uno scherzo. E non fosse per il fatto che non ci capita spesso di ritrovarci occhi negli occhi a conversare, non sarei ancora vivo. È grazie a lei che ho scoperto il rischio di diventare balbuziente. Ed è sempre grazie a lei che la mia pelle può essere pallida d’inverno, abbronzata d’estate e rossa come un carbone acceso tutte le volte che mi emoziono anche solo pensandola».
Gli pareva di non dover aggiungere altro, ma rimase comunque in cerca di altre parole.
Alcuni istanti di silenzio, poi con Alice si salutarono.
«Tra mezz’ora sotto all’orologio può andar bene? Mi accontenterò che tu mi offra una colazione, per il momento». Alice era sicura che fosse il momento migliore per entrambi, ma Giordano controbatté subito: «Facciamo sia colazione, che pranzo? Così saldo subito il mio debito e non se ne parla più. E se avrai delle commissioni da sbrigare… sarò felice di accompagnarti».
Poteva andare. Alessia appoggiò di nuovo il cellulare sul comodino e si alzò in fretta per vestirsi.

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