domenica 15 febbraio 2015

Amore e bigliettini

«Ehi… che fai?».
«Butto la carta… perché?».
«Senza leggere il bigliettino? Non lo sai che un Bacio si mangia praticamente apposta?».
Riccardo rimase a guardarla in silenzio. Angela aveva quel sorriso furbetto, che lui trovava bellissimo.
«No! Credo che un Bacio si mangi, piuttosto, perché è un cioccolatino buonissimo. Personalmente, adoro lo scrocchiare della nocciola intera sotto i denti e il sapore deciso, ma non troppo, del fondente; per cui vorrei mangiarne sempre uno in più».
«Ma senti tu! Che razza di…», Angela bloccò il discorso sul nascere. Non perché fosse intenzionata a dargli vinta la partita. Al contrario. Con pacatezza, ma con decisione, aggiunse d’un fiato: «Se vuoi sentire lo scrocchiare di una nocciola intera sotto i denti, basta mordere una qualunque tavoletta di cioccolato che ne abbia. Ma… se mangi un Bacio, è perché credi nella bellezza intrinseca dei messaggi che custodisce. Non si può mangiare un Bacio e non leggere il bigliettino. È contro… è contro…». A dire il vero, Angela non avrebbe saputo dire a che cosa, di preciso, la questione andasse contro. Ma, continuava a essere certa di una cosa. Non si mangia un Bacio, senza gustarne anche le parole.
«Non vorrai mica diventare come quegli uomini cinici, che girano per le strade del mondo e che non sono più nemmeno in grado di alzare gli occhi al cielo, per accorgersi delle stelle?».
«Ma… io non sto ignorando le stelle, non l’ho mai fatto finora e spero di non ritrovarmi a farlo più avanti, quando di anni ne saranno passati di più e – forse – le delusioni vissute potrebbero essere superiori alle conquiste. Spero di ricordarmi sempre, che le stelle ci sono».
Sembrava assurdo come, dal niente, fossero finiti a parlare di cose tanto astratte, quanto fondamentali. Il cielo, le stelle, il significato intrinseco di ogni cosa, il futuro e le aspettative. Angela sorrise ancora.
«Ok… ok! Però… c’è sempre il rischio che il cinismo e il disincanto si insinuino, piano, piano, in una personalità, a partire da un semplice bigliettino dei Baci. Andiamo! Sarebbe come giocare al Lotto e non verificare se si è vinto qualcosa. Come acquistare un Gratta e Vinci e non grattarlo. Se qualcuno ha pensato di mettere un biglietto insieme a un cioccolatino… una ragione ci sarà, no?».
«Ssss…sì!». Riccardo non sembrava troppo convinto, ma Angela scelse di non farci caso. Rimase a guardarlo, mentre sembrava giocare tra le dita con una pallina di carta stagnola. Il bigliettino era tutto stropicciato, ma ancora leggibile.
«Cosa c’è scritto?», gli chiese con un’espressione carica di aspettativa.
«L’amicizia è il matrimonio dell’anima. Voltaire». Riccardo rimase con il bigliettino in mano. 


Doveva ammetterlo, tra il non leggerlo e l’averlo letto era lo stesso. Elogi inutili, di buoni sentimenti il più delle volte non protagonisti nel mondo.
«Beh! Cos’è quella faccia? Non pensi che sia vero?». Angela non era intenzionata a cedere, però… c’era rimasta male, nel percepire il più totale disinteresse in quei due occhi scuri che adorava.
«Vediamo se riesco a trovare il modo di strapparti un sorriso. Te l’ho mai detto, che quando sorridi sei bellissimo?». Riccardo gliene regalò subito uno, ma Angela voleva vedere le stelle.
Strappò un pezzo di carta dal fondo della piccola rubrica telefonica, che aveva cura di portare sempre con sé, qualora il cellulare avesse deciso di darle forfait all’improvviso, per scongiurare il pericolo di rimanere senza contatti a portata di mano.
Trovò in fretta anche una penna e scrisse veloce.
«Ecco… tieni!».
Riccardo l’aprì e lesse ad alta voce: «T puntato, A puntato».


Un attimo di silenzio, poi: «Cosa vuol dire, T puntato, A puntato?».
«Vuol dire Ti Amo… no?!?».
«E… perché non lo hai scritto per esteso?».
Angela sorrise.
«Perché, in quel caso, tu non mi avresti chiesto niente e io non avrei potuto dirtelo ad alta voce… che ti amo… ti amo, più di quanto abbia mai amato qualcuno».
«Ripetilo ancora, allora. Voglio sentirlo di nuovo».
«Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo….», Angela avrebbe potuto continuare a dirlo all’infinito, se Riccardo non fosse riuscito a zittirla con un bacio.
Niente cioccolato fondente, niente nocciole intere e croccanti. Solo l’incontro di quattro labbra, vogliose di non perdersi mai.
«Anche io ti amo… tantissimo!», Riccardo sorrise. Fu in quel sorriso, fatto anche dagli occhi luminosi e fissi, immobili su di lei, che Angela riuscì a vedere le stelle.
«Io… di più».

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Sono proprio d'accordo, Simo... grazie mille della visita. Un abbraccio. PS: Se vorrai dare uno sguardo al Post successivo a questo, è partita l'iniziativa BlogInterviste, per Il Rumore dei Tasti... quando vuoi, sarei felicissima di poter scrivere di te e della tua passione per la poesia. A prestissimo, spero :-D
      Buona serata

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  2. Ah, che dolcezza! Ho gli occhi a cuoricino! :-)
    Un abbraccio

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