martedì 30 luglio 2013

... un po' di zucchero, quel che ci vorrebbe!

Otto e trenta della sera e ancora si respira a malapena. Il caldo non solo mi uccide fisicamente, con la pressione che scende ai minimi utili e le gambe che tremano al minimo sforzo, fosse anche un passo più lungo del normale, ma… è la mente a faticare a tenere il ritmo. Così capita che – anche se la sera la stanchezza comincia a farsi sentire sul serio e si vorrebbe solo poter crollare sopra il letto priva di sensi – i pensieri arrivino senza pietà ad allontanare il sogno di un riposo sereno. Probabilmente, tra qualche giorno mi deciderò ad affrontare un discorsetto con il mio cervello e ad obbligarlo ad un periodo di ferie forzate. Giuro… ci sono cose che proprio non capisco. Certo… il problema non sussisterebbe se mi decidessi (a ventotto anni suonati e in tasca una serie di delusioni che non è proprio lunghissima, ma… nemmeno trascurabile da riuscire a far finta di non avere cicatrici addosso) a fare come la maggior parte delle persone che conosco… Non Approfondire! Non cercare di scavare dentro ad ogni situazione. Non cercare di capire ad ogni costo. Non cercare di interpretare i segnali, con la convinzione di riuscire prima o poi a terminare il puzzle e arrivare ad avere un senso compiuto di qualunque cosa si tratti. Fregarsene. Fregarsene e andare avanti. Sarebbe facile. Peccato, non sia da me. La non difficoltà a lasciar perdere è qualcosa di possibile – per quel che mi riguarda – solo nel momento in cui di una data situazione o di una determinata persona non me ne importi niente. Diversamente, pur con il rischio di uscirne con le ossa rotte, non se ne parla che io riesca a voltare pagina come niente fosse. Allora… capita di ritrovarmi a dare fiducia a qualcuno per troppe volte, come capita di sperare in quel qualcosa che - probabilmente - appartiene solo ai bei libri, ai bei film e alle belle canzoni. In questi tre ambiti tutto è davvero possibile, ma… no. Nella vita reale no. Nella vita reale ti ritrovi a sperare con tutto il cuore di poter assistere ad un miracolo e… puntuale arriva il cazzotto nello stomaco, che significa poi una conseguente presa di coscienza: non essere abbastanza. Per quel che riguarda le mie scelte: io mi basto. Mi reputo abbastanza per non buttare via la vita drogandomi, mi reputo abbastanza per non collassare in un pub con l’ennesimo bicchiere vuoto in mano, mi reputo abbastanza per coltivare un mio credo (di qualunque credo si parli… ho una mia visione… giusta o sbagliata che sia… è una visione speciale, perché è frutto di un mio taglia e cuci speciale), mi reputo abbastanza per avere un mio pensiero e dei sentimenti propri, entrambi non facilmente influenzabili dal giudizio altrui. Ma… per quel che mi pare di vedere… non sono abbastanza per far scattare in altri lo stesso meccanismo. Non sono abbastanza per riuscire a far uscire parole, non sono abbastanza per ricevere risposte. Non sono abbastanza per riuscire a ricevere chiarezza. Certo è che… non pretendo di essere qualcosa, per chiunque mi senta niente. Ma… qualora di niente si stia parlando, mi riservo la pretesa di non essere scambiata per un giocattolo. Il niente è nullo. Il niente non esiste. Il niente non si sfiora in alcun modo. Il niente non si analizza. Il niente è niente e basta. Non è niente, nel momento in cui la percezione è quella di essere vittima di strani ragionamenti. Chissà perché… esistono al mondo persone che non appena ti vedono riuscire a camminare con le tue gambe, essere felice con i tuoi soli battiti di cuore e con i tuoi soli sorrisi, respirare con i tuoi soli polmoni ed andare avanti con i tuoi soli obiettivi… assumono la pretesa di vederti crollare per loro. Non è te che vogliono. Non è vederti stare bene ciò che interessa loro… Solamente… per alcune categorie di persone è irresistibile il gusto che si prova nell’accorgersi di averti in pugno. Provi ad allontanarti, una parte della tua testa è riuscita a capire che non ne uscirai viva se non ti sbrighi a metterti in salvo, ti convinci che per una volta almeno nella vita sia necessario innalzare un muro e ti pare vada tutto bene… fino a che i meccanismi che ti hanno spinto a credere all’inizio si ripresentano. Sei una persona incline alla buona fede. Quindi… che fai? Ci credi di nuovo. Non solo… la tua mente è talmente tanto ingenua da dirti che nessuno sarebbe così perverso da provare a non considerati niente, se non fosse esattamente quello che vuole. Immagini la bellezza che esiste in alcuni libri, in alcuni film, in alcune canzoni. Nella vita reale… no. Nemmeno per una persona come te, che ci crede tanto e che – già che ci siamo – ha cominciato a fare il conto alla rovescia, per quando si ritroverà di sera con il naso all’insù… a fissare le stelle, nella speranza di vederne cadere una. Sì. Una è sufficiente. Perché non pensi valga la pena affidare alle stelle qualunque desiderio. E di desideri importanti senti di averne uno solo. Una basterebbe. Il tempo torna indietro, rivivi cose già vissute, senti speranze che avresti dovuto seppellire e… muori ancora. Non c’è niente dietro. È un niente che non ha ascoltato la tua richiesta di essere considerata niente. È un gioco stupido. Allora ti ricordi le parole di un vecchio, utile discorso… ci sono persone che per sentirsi bene hanno bisogno della linfa vitale altrui. Provi ad uccidere il pensiero che l’aver fatto sentire importante qualcuno possa essere servito solo da zucchero in un caffè altrimenti amaro, ma… sai che se tu fossi importante… a quest’ora la mente starebbe pensando altro. Che fai? Mi chiamo fuori. Non mi va di giocare. Odio le persone che giocano con le persone. Senza mezzi termini. Per giocare esistono le carte, gli scacchi, i videogiochi… ecc… ecc… ma… non le persone. Per quel che ne so e per come sono abituata ad agire, nemmeno una qualunque sorta di confusione personale può dar diritto a giocare con gli altri. Perciò… mi chiamo fuori. Torno nella mia solitudine fatta di insicurezze. Smetto di cercare segnali dove probabilmente non ci sono e non ci sono mai stati. Uccido le illusioni che si cibano dei sogni e mi chiamo fuori. Pretendo di essere lasciata in pace… con la certezza che così facendo non escluderò nulla, in effetti. Altro discorso imparato a memoria… altra lezione utile da ricordare: chi ti rispetta fa in modo che tu lo capisca chiaramente, chi ti vuole rendere parte della propria vita non ti ferisce, non si diverte con te. È tutto.

11 commenti:

  1. A volte è difficile scrivere le cose utilizzando le etichette verbali giuste. Più che difficile sembra..faticoso..un compito estremamente spossante, perché le sfaccettature sono troppe, le sfumature infinitesimali e..e. In quei momenti leggo, per cercare le parole che io fatico a produrre da me. Qui,per esempio, le ho trovate. Perfette. Grazie.

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    1. Ciao Martina... sì, a volte è davvero più che difficile. Oltretutto... ci sono parole che, per quanto giuste, non bastano all'intento di spiegarsi. Anche se amo le parole... mi trovo sempre d'accordo con chi sostiene che ci sono modi e modi di 'parlare'... e se per parlare si adoperano i silenzi, allora il problema diventa subito gigante. Diventa inevitabile arrivare ad avere a che fare con un 'gatto che si morde la coda'... perché... per quanto mi sforzi, in questo momento ci sono silenzi intorno a me a cui non riesco a dare una spiegazione, o un significato. E' assurdo. E' doloroso. Forse... è perfino insensato... avere a disposizione tutti i mezzi per esprimersi e non farlo. Ti ringrazio tantissimo per aver letto con pazienza il Post e per avermi lasciato questo bel commento. A presto, spero. E' un po' che non metto le mani sopra alla tastiera, ma... conto di tornare presto da queste parti. Spero di ritrovarti. Intanto, ti auguro una buona domenica. :-)

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  2. Per quanto ci si sforzi di capire sfuggirà quasi sempre quel punto di vista leggermente scostato dal nostro, quell'unico piccolo dettaglio che fa la differenza per capire, perchè è l'essenza della situazione. Bisognerebbe saper leggere nell'anima altrui per sapere come stanno davvero le cose...
    Riguardo e considerazione possono svanire da un momento all'altro, in un attimo le priorità possono cambiare, che sia per grandi rivoluzioni o per puro menefreghismo. Sì, alla gente piace tenere i fili delle vite altrui, amici come folli burattinai o come fidanzate isteriche. Con loro, finchè dura, non è perchè vogliano bene a te, è perchè vogliono sentirsi importanti loro.
    Io sono una persona positiva e non mi piace stare male. Ma questo non significa che io cerchi il bene ad ogni costo! Vuol dire che non voglio intorno persone che non fanno per me. Quindi quando qualcuno me ne combina troppe io prendo le distanze, senza rancore (perchè voglio positività nella mia vita) anche se ne avrei mille motivi ma... Addio! Non ce la faccio proprio a rischiare, non torno più indietro.
    Fai bene a chiamarti fuori dal teatrino, non lasciare che gli altri ti diano inutili tormenti, mettiti tranquilla a fare da spettatrice o esci addirittura dal teatro. Qualcuno ti guarderà storto perchè te ne vai nel bel mezzo dello spettacolo ma tu non badargli, guarda davanti a te e appena sarai fuori respirerai aria pulita e ti sentirai bene.
    Forse è difficile crederci ma ti racconto questi miei pensieri con grande serenità, non è un lamentoso sfogo! ;)

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    1. Ciao Anna!
      Come sempre... ti leggo e subito mi scatta una voglia pazzesca di essere dalle tue parti. Visto che adesso sono le nove e un quarto di domenica mattina, per le mie abitudini ti avrei chiamata per un caffè e per un cornetto insieme, quattro chiacchiere e quattro passi tra sorrisi e riflessioni (semi)serie. Concordo con tutto quello che hai scritto. In linea di massima, è sempre stato anche il mio modo di vedere 'la cosa'. Dico in linea di massima perché... poi arriva quella persona che non ti aspettavi. Quella in grado di capovolgere tutti i sensi che pensavi di avere trovato e in grado di dare senso ai non-sensi con cui hai continuato a lottare per anni e anni. La sensazione è bellissima e massacrante insieme. Perché io so quanto questa persona sia importante... e quanto la parola importante possa significare davvero importante, in questo caso. Ma... è qui che blocco i miei ragionamenti e comincio a lottare contro me stessa. Se lo sa... o non gliene importa o fa finta di non importarsene. Ci sono momenti in cui per me è facile pensare di uscire di scena, allora ritrovo grinta e voglia di andare avanti. Mi sembra di tornare a respirare aria più pulita e - come per magia - tutto sembra di nuovo possibile. Ma... (ed è un terribile Ma)ci sono tante altre volte in cui mi sento cadere. No... non solo mi sento... cado proprio, solo che... me ne accorgo solo io. Cado sotto il peso della consapevolezza di ciò che vorrei poter vivere, senza troppi pensieri... cado pensando a quanto possa essere pesante continuare ad andare avanti in questo modo... e a quanto mi senta stanca di lottare contro qualcosa di tanto naturale, in fondo. Cado per la paura di continuare a vivere in questa terra di mezzo, dove non mi sento del tutto a mio agio. In un certo senso... è brutto sentire quanto un'unica persona possa essere in grado di fare il bello e il cattivo tempo. Rendermi forte e fragile insieme. Sicura e insicura di pari passo. Una speranza che non muore mai, pure se hai provato ad ucciderla mille volte.
      Per tante ragioni che non sto qui a spiegare... so che dovrei riuscire ad uscire dal teatro. Ma... c'è sempre quel piccolo, minuscolo motivo, più forte delle ragioni più ponderate in effetti, che mi fa fare marcia indietro ogni volta. Un'interminabile sequela di: e se... e se... e se... con la speranza sempre accesa di veder cambiare cose che non cambiano mai...

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    2. ...Essere convinti che i sentimenti possano essere in grado di muovere il mondo non aiuta. O forse sono io che mi rifiuto di ascoltare quell'unica, piccola voce dentro di me che - anche se flebile - non la smette mai di dire: se è questo in cui credi, non hai nulla da temere se decidi comunque di andare avanti e tagliare i fili che ti costringono nella recita della tua vita. Se c'è qualcosa... quel qualcosa di importante verrà a cercarti, quando sparirai. In questi attimi sto bene... penso che semmai dovessi riuscire ad assistere ad un miracolo del cuore, sarà solo per il potere di certe emozioni. Poi, però... provo a mettermi nei panni altrui, provo a ragionare secondo un modo che non è mio e temo che... non ci sia tutta questa consapevolezza sulla forza di questo speciale qualcosa. Temo che le sbarre della gabbia della realtà possano sembrare indistruttibili e non sono sicura che anche l'intenzione di uccidere un'emozione non possa trovare fondamento, in questo caso.
      Ecco...
      anche se farebbe male, aiuterebbe capire almeno se si è trattato di un mio modo sbagliato di leggere determinati 'nonsochè'. Magari... risvegliarsi dal torpore e accorgersi che non c'è niente da aspettare, aiuterebbe. Anche se il cuore non fa che desiderare un chiaro: anche tu sei importante per me, apprezzerei tantissimo la chiarezza di un: non lo sei. Non dico che mi massacrerei le mani a furia di applaudire, ma lo apprezzerei. Invece... sarò stupida, ma... io non l'ho capito cosa sono.
      In un altalena di 'vattelapescachecosa', non ho certezza di essere o non essere (il peggior dubbio amletico della mia vita).
      Da questo dubbio... l'orrore del timore di essere presa in giro. E... se tutti ciò che per me è servisse solo da lubrificante contro le frustrazioni date da altri? ci sono persone che cercano gratificazione, dove sanno che possono trovarla.
      In questo senso... mi accorgessi chiaramente di questo... almeno saprei di non dover più temere niente. Non ci sarebbe più niente da aspettare, non ci sarebbe più un qualcuno di speciale... rimarrebbe solo tanto dolore.
      Devo ammetterlo... sono più le volte in cui mi vedo a lottare con il dolore, che quelle in cui mi vedo a convivere con la felicità. Ma... questo qualcuno riesce a ribaltare anche i pesi della mia bilancia emotiva. Per quanti timori possano nascere, fino a che la speranza di un miracolo non mi abbandona, non ce la faccio ad andare avanti. Ho consumato il pavimento dell'atrio del teatro, a forza di fare avanti e indietro.

      Ciao Anna, spero di risentirti presto. In questo periodo sono impegnata con un lavoro (non di parole) di cui spero di poterti mostrare presto le foto... ma... spero anche di ricapitare presto con le dita sopra i tasti, magari per qualcosa di più leggero di mille pensieri incasinati. Un abbraccio grande, grande!!! :-D

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  3. I muri di silenzi sono logoranti come quelli fatti di mille parole, a me la più recente grande incomprensione è capitata con un muro di parole: più cercavo aperture (dando spiegazioni, immedesimandomi, accettando le diversità) più il muro cresceva con giustificazioni, rinfacci, cocciutaggine e nessun tentativo di accettare (nel senso di comprendere, non di fare propri, voglio convivere non impormi) il mio modo di vedere e di essere... Questo da chi, fino al giorno prima, sviolinava sdolcinatezze tipo "se non ci fossi tu come farei". Poi è bastato una svista ed è venuta alla luce l'inconsistenza del rapporto, inutile se non addirittura malsano. Meglio allontanarsi. Non credo (più per praticità che per pessimismo) che le persone possano cambiare, non più di tanto, non alla lunga, salvo rare eccezioni. Quindi quando la comunicazione diventa un muro mi arrendo. Anche se non è per nulla facile, anche io vorrei sempre aver chiarito tutto, che sia per tornare in sintonia o per dirsi addio! Ma se dall'altra parte non ci sono le stesse intenzioni è inutile. Ti dirò di più, l'altra persona avrebbe voluto continuare a frequentarci come se niente fosse ma la mia risposta è stata un deciso NO: non voglio un rapporto dove se parlo liberamente non vengo compresa, anzi fraintesa, dove sembra che va tutto bene invece si fa finta di nulla per poi rinfacciare alla prima occasione. No, grazie.

    Ma questa è un'altra storia, la mia. Tu hai la tua e ognuno ha i propri modi e i propri tempi di affrontare le differenti situazioni. In qualche modo, ad un certo punto, ogni cosa si sbroglierà anche per te! Ti auguro con un bel lieto fine, magari la tua pazienza e la tua fiducia ti premieranno lasciandoti una persona speciale in più accanto mentre io, con la mia praticità, l'ho persa...

    Peccato per il mancato caffè con cornetto, comunque già solo l'idea è stata piacevole! ^___^
    Un grande abbraccio e buona domenica!

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    1. Ciao Anna...
      in questi giorni continuo a ripetermi che arriverò presto ad una soluzione, ma... la verità è che ho paura. Meglio... ho il cuore diviso tra la speranza e la paura. Speranza... perché sento questa persona, come non ho mai sentito altre... è in grado di toccarmi il cuore, come mai nessuno c'è riuscito. Paura... perché so che potrebbe non esserci nulla da parte sua per me e mi chiedo se sia giusto continuare a sperare. E la confusione allora sale a mille... ed è brutto non possedere la chiave per far uscire il caos.
      Spero in quel bel lieto fine che mi auguri... ma la mia felicità dipende da pedine sulla scacchiera che non tocca a me muovere.

      Prima o poi sono convinta che riusciremo a goderci in pace una colazione... ti abbraccio e scusami ancora. Parlarne con te mi fa stare meglio e mi sfogo un po'.

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    2. Ho riletto tutto e trovo che questo tuo pensiero sia la chiave:

      "pensando a quanto possa essere pesante continuare ad andare avanti in questo modo e a quanto mi senta stanca di lottare contro qualcosa di tanto naturale"

      Ecco: un rapporto (d'amicizia o d'amore), se non lo si riesce a vivere con naturalezza, non è da vivere. Evidentemente non è una persona/momento adatto a condividere un pezzo di vita. La mia idea resta sempre la stessa: vai da un'altra parte, almeno per ora. Ogni lasciata è persa? Balle! il futuro è imprevedibile!

      ...magari parlo per niente perchè nel frattempo si è già Sbrogliata la matassa si "però-se-ma-boh-forse-chissà"?

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  4. Non scriverò tanto come chi ha scritto i commenti precedenti...
    Voglio solo dirti che ho letto il tuo post tutto d'un fiato e mi è piaciuto tanto !!!!!
    Mi sono ritrovata in tante tue affermazioni pur avendo 40 anni più di te!
    Se si nasce in una certa maniera non si cambia...si soffre per gli altri ma si vive!!!!

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    1. Ciao Isabella... mi fa piacere trovarti qui! Ti ringrazio anche per aver letto il post... sono in una situazione un po' complessa, ma... si va avanti. vedremo poi... Grazie ancora, a presto!

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  5. Ho sbagliato i conti.... Gli anni che ci separano sono 30 ma sono certa che tra dieci anni la pensieró ancora così ...così come tu pensi la vita nei tuoi 28 anni!

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