lunedì 6 aprile 2015

Dodici palloncini rossi

Tolse gli occhiali da sole, un attimo prima di entrare in negozio.
Aveva con sé il portafogli, il cellulare e un libro.
Non era abituato a cose del genere. Sentì il dubbio di voler fare marcia indietro.
«Buongiorno! Posso esserle utile?». Il sorriso spontaneo della ragazza dietro il bancone lo convinse a farsi coraggio.
«Buongiorno a lei! Preferirei dare un’occhiata prima, se non le dispiace». Si avviò verso lo scaffale, dritto davanti a sé. Cercò di perdersi tra ninnoli vari per le feste e pacchi interi, di stoviglie di plastica in ogni forma e colore.
Gli era bastato alzare gli occhi al soffitto, per capire di essere nel posto giusto. Fiori di palloncini erano appesi ovunque.
Si fermò un attimo, a guardare la parete riservata alle candeline. Non era lì per un compleanno.
Avvicinandosi lentamente al bancone, sorrise di nuovo. Chissà perché, quel secondo sorriso fu più stentato.
«Potrei… potrei avere un mazzo di palloncini rossi?». Chiese indicando i pacchetti colorati alle spalle della ragazza.
«Che non siano palloncini troppo grandi… vorrei somigliassero a un mazzo di rose».
La ragazza dietro il bancone sorrise di nuovo. Aveva dei bellissimi occhi azzurri, che si accesero di curiosità.
«Sono un regalo per la sua ragazza?».
Non avrebbe dovuto chiederlo. La discrezione era la prima buona regola del venditore.
Già alle prese con la scelta dei palloncini giusti, si affrettò a scusarsi: «Mi dispiace. Non volevo essere invadente».
Le era rimasta viva dentro la curiosità di sapere per chi fosse quel mazzo di palloncini rossi, ma fece finta di niente.
Gonfiati i primi quattro, si rese conto di aver bisogno di un’altra informazione.
«Quanti?». Aveva cominciato a contare gli stecchi, che sarebbero serviti per tenerli fermi tra le mani.
«Qual è il numero giusto, per chiedere a una ragazza di uscire con te?». Conosceva la mania che c’era, per le rose, di regalarle a dozzine o a mezze di esse. Chissà se… per i palloncini valeva altrettanto?
Stava torturando uno spigolo del libro con le dita, quando la voce della ragazza si decise a tranquillizzarlo: «Direi che dodici possano andare bene. Sarebbe proprio un bel mazzo!». L’ennesimo sorriso. «Fosse un regalo per me, ne sarei entusiasta!». Risero entrambi.
«Potrebbe reggere un attimo qui, per favore?». Gonfiato anche l’ultimo palloncino, serviva di trovare qualcosa per riuscire a tenerli insieme.
«Che ne pensa di un grande fiocco di raso verde?». Non era pratico di certe cose. Si limitò ad annuire.
«Posso aggiungere delle farfalle finte?». Annuì di nuovo. Si ricordò del libro che aveva con sé.


«C’è il modo di aggiungere questo? E… vorrei scrivere un biglietto, se ha una penna da prestarmi».
I cartoncini, insieme con le buste colorate, erano sistemati vicino alla cassa. Ne prese uno di un verde più leggero, rispetto al nastro di raso che la ragazza aveva scelto per il fiocco.
Trovata una penna vicino la calcolatrice, pensò un attimo a cosa scrivere.
Non era bravo con le parole. Mai stato.
Passati inutilmente cinque minuti, decise di lasciarsi ispirare da una frase del libro. L’uomo dei palloncini volanti lo avrebbe aiutato.

Vorrei essere per Te, un Principe Azzurro!

Si ritrovò a sorridere. Chi l’avrebbe detto.


Lui. Proprio lui, che era sempre stato dell’idea di non credere in certe cose.

Era bastato uno sguardo. Un sorriso. Poco di più. Per ritrovarsi ad avere a che fare, con il suo sogno più grande!

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